Sciamanismo transculturale
di Lorenza Menegoni - 05/12/2010
Fonte: airesis
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Attualmente lo sciamanismo sta suscitando un rinnovato interesse sia nel campo degli studi specialistici che in quello della cultura generale. Oggi sempre più persone, specialmente tra i giovani, chiedono di conoscere più da vicino questa antica tradizione spirituale per trarne degli insegnamenti e degli indirizzi di vita alternativi rispetto ai modelli tradizionali, considerati ormai privi di significato. Questo diffuso interesse è testimoniato non solo dalla pubblicazione di numerosi libri sull’argomento, ma anche dalla popolarità di seminari e altri eventi che offrono l’opportunità di studiare e lavorare con sciamani provenienti da varie parti del mondo.
Entro questo quadro generale di riscoperta dello sciamanismo, occupa un posto di rilievo il lavoro di ricerca e insegnamento condotto dall’antropologo americano Michael Harner, autore de La via dello sciamano (1995). Lo studioso, che si sta dedicando allo sciamanismo da oltre quarant’anni, ha contribuito, più di altri, all’attuale riscoperta di queste antiche pratiche, sviluppando un approccio basato sui principi e metodi dello sciamanismo tradizionale, ma accessibile alla moderna cultura. Il lavoro di Harner si è concentrato principalmente sullo studio pratico dei metodi sciamanici e sulla possibilità di applicarli ai problemi di vita e salute dell’uomo contemporaneo. Una discussione approfondita delle forme della guarigione sciamanica si può trovare nell’articolo “Pratiche fondamentali nel trattamento sciamanico delle malattie”, scritto da Michael Harner assieme alla moglie, Sandra Harner, e pubblicato su un numero precedente di Anthropos & Iatria (luglio-settembre 2002). Il presente articolo si concentra soprattutto sull’uso dei metodi sciamanici come pratica spirituale personale e sui benefici che le persone possono trarre da tale pratica. E’ quindi complementare rispetto all’articolo di Michael e Sandra Harner.
Con il termine core shamanism (sciamanismo transculturale), si indica la metodologia elaborata da Harner per adattare lo sciamanismo al pensiero e alla cultura moderni. Questo approccio rappresenta la reinterpretazione e sintesi dei metodi sciamanici fondamentali, che sono comuni a culture diverse (essenzialmente, il viaggio sciamanico e le varie tecniche di guarigione). Non include metodi tra loro divergenti e non comprende pratiche rituali o di guarigione che caratterizzano specifiche tradizioni sciamaniche (per esempio, la capanna del sudore o la Ruota di Medicina dei nativi americani). Si tratta inoltre di una forma pura di sciamanismo, di cui non fanno parte tecniche derivanti da altre tradizioni, come ad esempio il lavoro con i chakra o la meditazione. Si basa sulla definizione di sciamanismo data da Mircea Eliade nella sua classica opera, Lo sciamanismo e le tecniche dell’estasi (1974). Secondo questa definizione, lo sciamano è colui che compie dei viaggi in altri mondi in uno stato alterato di coscienza. Il viaggio è la tecnica sciamanica fondamentale per penetrare realtà alterne. La sua finalità è contattare varie entità nella realtà spirituale allo scopo di ottenere conoscenza, potere e guarigione.
Un aspetto centrale del core shamanism è il suo carattere pratico ed esperienziale. Sulla base del proprio studio e lavoro personale, Harner ha sempre ritenuto che la comprensione più profonda di questi metodi è quella che si ottiene praticandoli. Nello sciamanismo la conoscenza realmente significativa è ottenuta direttamente da ciascuno attraverso la comunicazione con i propri spiriti protettori. Infatti, questo tipo di apprendimento esperienziale è insostituibile anche nelle società tradizionali. Anche laddove esiste un apprendistato, più o meno lungo, con dei maestri sciamani, la conoscenza vera è acquisita dal nuovo sciamano attraverso le sue visioni e i suoi sogni, come pure attraverso varie esperienze di iniziazione come lo smembramento o certe malattie molto gravi, fisiche ed emotive. Lo sciamanismo non è un sistema di dogmi o di verità di fede, è invece un metodo per ottenere rivelazioni dirette dalle entità del mondo spirituale. In parte, per questo, è stato osteggiato e combattuto come pericoloso antagonista dalle religioni istituzionalizzate, non solo dalla religione cristiana ma anche da altre, per esempio il buddismo in Asia centrale.
Fin dall’inizio della sua ricerca tra gli sciamani dell’Amazzonia nel 1960-61, Harner ha scelto la via della sperimentazione diretta per investigare le pratiche sciamaniche dei popoli nativi. Nel suo libro egli descrive le visioni e le esperienze sciamaniche da lui avute prendendo l’ayahuasca, un potente allucinogeno nativo. Tale scelta comportava anche dei rischi, in quanto si trattava di un metodo di ricerca ancora poco accettato nell’ambito accademico, come dimostrano le controversie relative al lavoro di Carlos Castaneda con lo sciamano Yaqui Don Juan. La sperimentazione diretta, tuttavia, ha consentito ad Harner non solo di conoscere dall’interno l’universo mitico e spirituale delle culture amazzoniche, ma l’ha anche portato a scoprire che lo sciamanismo dei popoli tribali poteva essere praticato da persone proveniente da un background culturale diverso. Il lavoro successivo di Harner con gli sciamani della costa nord-occidentale dell’America del Nord rappresentò un’altra importante tappa nella sua ricerca: dimostrò che il suono ritmato del tamburo, ampiamente utilizzato da queste culture, era un mezzo altrettanto efficace per ottenere le visioni. Sulla base di questi risultati, egli decise di condividere con altri ciò che aveva appreso dagli sciamani dell’Amazzonia e del Nord America, dando avvio ad un programma di corsi per addestrare gli occidentali nelle tecniche sciamaniche fondamentali. E’ importante sottolineare che nei corsi di core shamanism, come del resto nell’apprendistato di tipo tradizionale, viene insegnata la metodologia, non la conoscenza sciamanica, che è sempre individuale e ottenuta direttamente nel viaggio. Vengono cioè forniti una serie di strumenti che ciascuno può utilizzare per trovare da sé le risposte alle proprie domande e l’aiuto di cui ha bisogno. Nel core shamanism, inoltre, si dà molta importanza al fatto che solamente la persona ha l’autorità per interpretare le proprie esperienze e capirne il significato
Da quando Harner ha iniziato il suo lavoro di insegnamento attorno al 1975, la metodologia del core shamanism ha subito un processo di sviluppo e affinamento, che l’ha resa sempre più consona e rispondente alle esigenze e ai quesiti dell’uomo contemporaneo. Grazie ad un continuo lavoro di approfondimento, questa metodologia, già ampiamente sperimentata e consolidata nei suoi aspetti fondamentali, sta ora fornendo importanti strumenti per affrontare i problemi più acuti della società moderna (per esempio, problemi di alcoolismo e dipendenza da droghe). Questa capacità di rinnovarsi ed evolvere per adattarsi allo sviluppo delle culture umane ha sempre caratterizzato lo sciamanismo. Oggi lo sciamanismo sta rinascendo in molte parti del mondo, dopo essere stato represso per lungo tempo dalle religioni dominanti e dalle autorità dello stato. Anche il core shamanism e altre forme moderne di sciamanismo testimoniano di questa rinascita in scala mondiale.
Anche gli studi teorici hanno contribuito enormemente all’attuale riscoperta dello sciamanismo. In particolare, il lavoro pionieristico di Mircea Eliade è stato fondamentale nel portare a una interpretazione più oggettiva e a una rivalutazione di questo fenomeno. Ne sono seguiti molti studi di notevole valore, sia sul piano teorico che etnografico, che hanno approfondito i vari aspetti dello sciamanismo e ne hanno fornito un quadro estremamente ricco e complesso. Nuovi campi di indagine, come lo studio degli stati alterati di coscienza, hanno gettato nuova luce sulla fenomenologia dello stato sciamanico. Nel loro insieme questi nuovi indirizzi di ricerca hanno permesso di respingere le interpretazioni ottocentesche di stampo evoluzionista che consideravano lo sciamanismo una pratica disfunzionale e aberrante, se non patologica. Oggi sussistono molti elementi per ritenere, al contrario, che lo sciamanismo abbia avuto un ruolo importante nel favorire lo sviluppo della coscienza umana, oltre che rappresentare un importante sistema di integrazione socio-culturale e una pratica terapeutica utile ed efficace.
L’esperienza del viaggio sciamanico
Il viaggio sciamanico è un’esperienza di visione, in cui la coscienza è modificata e i nostri sensi si aprono per percepire e penetrare la realtà normalmente invisibile del mondo spirituale. Generalmente lo sciamano utilizza il suono monotono del tamburo, meno frequentemente le droghe psicoattive, per modificare la propria coscienza ed entrare nello stato psico-spirituale favorevole a questa esperienza. Quale sia il mezzo utilizzato, il viaggio sciamanico implica sempre uno scarto, o una “rottura di livello” (un termine di Eliade), cioè un passaggio, generalmente rapido, dalla dimensione ordinaria a quella spirituale, concomitante alla modificazione della coscienza. Lo sciamano sperimenta questo passaggio come un vero e proprio viaggio, anche se di natura spirituale, in mondi che esistono al di fuori della consapevolezza ordinaria. Eliade ha chiamato “estasi”, nel senso originario di “uscir fuori”, questa capacità di trascendere la realtà ordinaria o fisica e penetrare in una realtà di ordine diverso. Il termine estasi, tuttavia, non deve suggerire l’idea di un’esperienza mistica di comunione ineffabile con il divino. Il viaggio sciamanico è un’esperienza lucida e prettamente attiva, in cui lo sciamano interagisce in modo autonomo e volontario con le entità del mondo spirituale. L’uso del tamburo gli conferisce un notevole controllo sulle proprie esperienze. Come egli intraprende volontariamente il suo viaggio nel mondo degli spiriti, così è metodologicamente capace di ritornare in modo sicuro e con un bagaglio di nuove conoscenze. Il suo viaggio è sempre finalizzato a uno scopo pratico come l’ottenere informazioni e aiuto nella guarigione. Anche la definizione data da Eliade di “tecnica dell’estasi” mette in luce il carattere intenzionale, consapevole e disciplinato del viaggio sciamanico. Michael Harner utilizza il termine di “stato sciamanico di coscienza” per sottolineare il fatto che si tratta di uno stato vigile e attivo – un termine preferibile a quello di “trance”, che può suggerire l’idea di un offuscamento o di una perdita della coscienza.
Mediante il viaggio, lo sciamano accede ad una realtà fuori del tempo e dello spazio, in cui incontra delle entità e dei poteri che gli trasmettono conoscenza e gli forniscono aiuto nella guarigione. Il viaggio è l’elemento centrale dello sciamanismo, un metodo per contattare le entità del mondo invisibile che lo differenzia da ogni altra pratica spirituale. Mentre in altri tipi di lavoro spirituale si chiamano gli spiriti in questa realtà, lo sciamano lavora in modo opposto. Trasportato dal suono del tamburo, egli lascia la realtà ordinaria del mondo quotidiano per viaggiare nei regni non ordinari in cui gli spiriti dimorano. Nella terminologia del core shamanism, si definisce come “realtà non ordinaria” l’universo nascosto che si rivela e si manifesta allo sciamano nel viaggio. Questo termine, originariamente coniato da Carlos Castaneda, è utile perché ci ricorda che l’accesso a quei mondi dipende dal processo e dal grado di modificazione della coscienza. Consente inoltre di evitare qualsiasi riferimento alle dicotomie occidentali di mentale/fisico, materia/spirito, dentro/fuori, categorie estranee alle modalità di pensiero delle culture sciamaniche. Per lo sciamano la realtà spirituale, o realtà non ordinaria, come la chiamiamo in un linguaggio moderno, è altrettanto reale quanto quella fisica o materiale, pur essendo di natura diversa. Perciò egli non considera le proprie visioni come proiezioni o immagini puramente interiori, ma come esperienze dirette di una realtà che esiste indipendentemente dalla mente, ma alla quale la mente fornisce l’accesso.
Lo sciamano viaggia nella realtà non ordinaria in quelli che sono chiamati il Mondo di Sotto e il Mondo di Sopra e, a volte, in parti del Mondo di Mezzo. Il Mondo di Sotto è un mondo immateriale percepito esistere sotto la superficie della Terra e si raggiunge scendendo per un Tunnel. Il Mondo di Sopra è un mondo etereo che esiste dall’altro lato del cielo, cioè oltre l’universo fisico; vi si accede passando per un varco nelle nubi o nella volta del cielo. Il Mondo di Mezzo è il mondo dell’esistenza umana, che ha pure una sua dimensione spirituale o non ordinaria. La struttura tripartita del cosmo è una concezione ampiamente diffusa nelle culture sciamaniche. Come descritto magistralmente da Eliade, i tre piani della realtà sono collegati da un asse centrale (axis mundi), variamente raffigurato come l’Albero o il Pilastro del Mondo, la Montagna Sacra, ecc. Questa concezione del cosmo non appartiene esclusivamente allo sciamano, ma è condivisa da tutti i membri della sua cultura. Per lo sciamano, tuttavia, essa non è una semplice rappresentazione o un concetto, ma un’esperienza vissuta, il percorso concreto che egli deve seguire per penetrare nel regno degli spiriti.
Questa cosmologia tradizionale è incorporata come parte integrante del core shamanism, anche se in esso si preferisce non dare indicazioni precise circa la natura dei vari mondi, ma si lascia che sia la persona a scoprirne le caratteristiche. A seconda del loro orientamento religioso, le differenti tradizioni variano nella caratterizzazione dei diversi mondi e nella preferenza per l’uno o per l’altro. Per esempio, nello sciamanismo asiatico e siberiano, fortemente influenzato da una religione “celeste”, si privilegia il Mondo di Sopra quale sede degli spiriti tutelari, sia umani che animali, mentre il Mondo di Sotto è visto come il regno dei morti e, per via di un’influenza buddista, come la dimora degli “spiriti maligni” (o spiriti delle malattie). Presso i popoli tribali in cui predominano le religioni della Terra, come nell’America del Nord e del Sud, il Mondo di Sotto non ha alcuna connotazione negativa. E’ la sorgente da cui scaturisce tutta la vita e il regno privilegiato degli spiriti animali.
Poiché è slegato da un contesto culturale specifico, il core shamanism consente ai praticanti di esplorare autonomamente i vari piani della realtà per scoprire la loro configurazione, o geografia, come pure il numero di livelli presenti in essi. Ciò nonostante, nei resoconti dei viaggi dei praticanti moderni, si trovano spesso elementi molto simili a quelli descritti dagli sciamani tradizionali. Un fatto che conferma l’universalità dei processi implicati nell’esperienza del viaggio sciamanico. Sebbene rappresenti una percezione diffusa, probabilmente legata alla natura bipede dell’uomo, la struttura tripartita del cosmo non deve suggerire l’idea di una realtà rigidamente stratificata o immutabile. Poiché è di natura spirituale, la realtà non ordinaria sfugge a qualsiasi interpretazione nei termini dello spazio fisico ordinario. La divisione in Mondo Inferiore e Superiore si riferisce soprattutto alla direzione del viaggio dello sciamano, che ha sempre come punto di partenza il Mondo di Mezzo. I termini “inferiore” e “superiore” denotano aspetti diversi di una medesima realtà, anche se noi che viviamo in una realtà limitata li chiamiamo così.
Lo sciamanismo è stato generalmente considerato un fenomeno magico-religioso legato ai popoli primitivi e tribali, una pratica terapeutica ricca di fascino, ma con scarsa rilevanza per noi uomini moderni. In parte questa percezione è da attribuire all’influenza di molti resoconti etnografici, specie quelli di fine Ottocento, che si sono rivolti, per lo più, a descrivere gli aspetti esteriori e più appariscenti di queste pratiche, che non a capirne il significato, contribuendo così a creare attorno alla figura dello sciamano un alone di mistero ed esotismo. Per quanto attualmente l’interesse nello sciamanismo sia enorme, molti dubitano che i metodi sciamanici possano essere applicati ai problemi della vita moderna o che siano in qualche modo praticabili da noi occidentali. Per questo il lavoro di Michael Harner è stato molto importante nel dimostrare che ciò è invece possibile. Quando egli iniziò ad insegnare le tecniche sciamaniche ad amici e studenti, scoprì subito che gli occidentali potevano facilmente imparare a compiere il viaggio nella realtà non ordinaria. Questi risultati, descritti nel suo libro La via dello sciamano (ed. orig., 1980), hanno rappresentato la base per sviluppare una pratica sciamanica a noi maggiormente consona e accessibile. Elemento centrale di tale pratica è il viaggio sciamanico, non più descritto come un misterioso “volo magico”, ma interpretato come un metodo, basato su di una capacità innata e indipendente dalla cultura, per espandere la propria coscienza e accedere a fonti non ordinarie di conoscenza e di guarigione. Le ricerche di Harner confermavano le tesi di Eliade, che aveva definito l’estasi come una facoltà originaria e costitutiva dell’essere umano e che aveva visto, nello sciamanismo, una comune eredità umana. Anche gli studi più recenti sugli aspetti psico-fisiologici dello stato sciamanico di coscienza, pur analizzando questo fenomeno da una angolatura diversa, confermano le intuizioni di Eliade e di Harner circa i processi fondamentali che sono alla base del viaggio sciamanico (si veda, per esempio, Dobkin De Rios e Winkelman 1989). Secondo Michael Harner, questi comuni fattori umani spiegano la notevole uniformità dei metodi sciamanici in culture lontane nel tempo e nello spazio e giustificano la possibilità di estrapolarli dal loro contesto originale e applicarli a quello occidentale.
La tecnica del viaggio, insegnata nel core shamanism, è un metodo che le persone possono utilizzare in ogni situazione della vita, uno strumento per ottenere consiglio e aiuto dalle entità e dalle forze che la persona incontra nella realtà parallela. Diversamente dal Mondo di Mezzo, che esiste nel tempo, la realtà non ordinaria è una realtà fuori del tempo in cui, come scrive Harner (2001), “tutto ciò che è stato conosciuto, tutto ciò che può essere conosciuto diventa accessibile… Per questo [gli sciamani] possono vedere sia il passato che il futuro. Con la disciplina, l’addestramento e l’aiuto degli spiriti, questa fonte totale di conoscenza diventa accessibile”. Come hanno sempre fatto gli sciamani, anche noi possiamo utilizzare il metodo del viaggio come un sistema per risolvere problemi e uno strumento per ottenere risposte alle nostre domande, cioè come tecnica di divinazione. E’ importante sottolineare che il viaggio sciamanico non è un metodo psicologico, ma un metodo spirituale per ottenere informazioni attraverso la comunicazione diretta con le entità del mondo invisibile. Anche nella sua formulazione moderna, questo uso dei metodi sciamanici è consistente con lo sciamanismo classico, in cui ogni persona può avere accesso al mondo spirituale.
Lo sciamano va a cercare aiuto nella realtà non ordinaria perché questa è un territorio di saggezza, compassione e amore. E’ un universo nascosto di spiriti compassionevoli, sempre disposti a trasmettere allo sciamano conoscenza e guarigione. Come nello sciamanismo tradizionale, anche nella pratica del core shamanism si utilizza principalmente il viaggio nel Mondo Inferiore e Superiore, perché questi sono mondi di trascendenza e di evoluzione. Tutti gli esseri spirituali, maestri umani e spiriti animali, che lo sciamano incontra in quella realtà, sono esseri che hanno trasceso la condizione terrena e hanno raggiunto uno stato, che li ha resi partecipi della saggezza e del potere del grande Universo.
Mentre il Mondo di Sotto e il Mondo di Sopra esistono solo nella realtà non ordinaria, il Mondo di Mezzo ha natura sia fisica che spirituale. Quando lo sciamano viaggia in questo mondo (per esempio, per comunicare con gli spiriti della natura), egli viaggia nella sua dimensione non ordinaria o spirituale. Anche nel Mondo di Mezzo c’è la possibilità di ricevere aiuto (come dagli spiriti che proteggono certi luoghi o gruppi umani), ma qui ci sono anche conflitti. Poiché è il mondo dell’esistenza umana, il Mondo di Mezzo può essere privo di saggezza e carico di sofferenza, perché preserva a livello spirituale il riflesso delle azioni ed emozioni umane. A volte vi rimangono intrappolate le anime dei morti, spiriti disincarnati che vagano alla deriva e possono interferire negativamente con la vita normale dei vivi. Alcuni casi di “possessione” possono essere attributi all’influenza di questi spiriti confusi, che “occupano” la psiche di un individuo prendendo il sopravvento e alterandone la personalità (per il trattamento sciamanico delle possessioni, si veda l’articolo di Michael e Sandra Harner). Per questi motivi gli sciamani preferiscono uscire dal Mondo di Mezzo, perché, solamente andando al di fuori del tempo, essi incontrano delle entità spirituali che posseggono grande saggezza, compassione e potere.
Le tecniche sciamaniche, per viaggiare nella realtà non ordinaria, sono estremamente efficaci e relativamente semplici da imparare. Il loro uso non richiede particolari abilità, ma solamente la capacità di concentrarsi sulle proprie immagini interiori. L’effetto del tambureggiamento è tale che la persona si sente trasportata in un altro mondo senza alcun sforzo. Per questo gli sciamani si riferiscono al loro tamburo come a una cavalcatura o altro mezzo di trasporto. L’uso del tamburo è un aspetto chiave dello sciamanismo, sia tradizionale che moderno, perché ha la capacità di indurre rapidamente uno stato meditativo in cui possiamo trascendere in una realtà più profonda. Come alcuni studi hanno dimostrato, il suono monotono del tamburo produce delle onde cerebrali simili, ma più profonde della meditazione (vicine a theta), in cui possiamo percepire altre dimensioni (Harner 1995: 98-99). Il tamburo inoltre aiuta la persona a concentrarsi e a mantenere fermo il proprio obiettivo o lo scopo del viaggio. Il metodo è molto sicuro in quanto, quando il tamburo smette di suonare, la persona ritorna immediatamente nella realtà ordinaria. Nello stato sciamanico, una parte della coscienza rimane sottilmente collegata all’ambiente fisico in cui ci si trova, per consentirci di ritornare indietro quando il tamburo ci richiama.
Il viaggio nella realtà non ordinaria è un’esperienza positiva dalla quale la persona deriva un immediato senso di vitalità e benessere. Vari studi hanno dimostrato che, negli stati alterati di coscienza (meditazione, ipnosi, stato sciamanico, ecc.), il cervello produce delle morfine naturali, o endorfine, e questo può in parte spiegare il fatto che alla fine di un viaggio la persona si senta “ricaricata” e piena di energia (AAVV, 1982). L’aspetto più importante, comunque, quello al quale si possono attribuire gli effetti benefici dei metodi sciamanici è l’esperienza di attingere a un potere più grande del singolo individuo: questo è il potere dell’universo e della vita in tutte le sue manifestazioni. Prima attraverso il canto e la danza e poi nell’esperienza del viaggio, tutta la forza energetica che chiamiamo “potere” si muove nel corpo, riattivando la nostra propria forza. La sensazione di potenziamento e accresciuto vigore è intensificata quando, nel viaggio, la persona incontra il proprio animale guida. Nella concezione sciamanica, questo spirito guardiano è la sorgente dell’energia vitale dell’individuo. Il viaggio sciamanico non è solo un metodo per acquisire conoscenza, ma anche un metodo per ottenere il proprio potere spirituale attraverso la connessione con gli spiriti tutelari, intermediari tra noi e il potere universale. Non è insolito che nei viaggi le persone ricevano una guarigione ad opera dello spirito animale o del maestro in forma umana.
Il core shamanism è un adattamento di pratiche tradizionali all’uomo occidentale moderno. Per esempio, noi lavoriamo stesi per compiere il viaggio e utilizziamo un ritmo regolare del tamburo. Generalmente gli sciamani non lavorano allo stesso modo: essi danzano e cantano mentre viaggiano per raccontare le loro esperienze e rendere partecipe la comunità delle loro avventure nell’altro mondo. In un certo senso si può dire che lo sciamano viaggia “con il corpo”, anziché “fuori del corpo”. La dimensione corporea (canto, danza) è un aspetto fondamentale dello sciamanismo, perché è un mezzo per staccarsi dalla mente e collegarsi con tutto il proprio essere o con il “cuore”, come direbbero i Nativi Americani, con il mondo invisibile. Consente allo sciamano di raggiungere uno stato di unione, o di fusione, con i suoi spiriti protettori, per canalizzare il loro potere e manifestarlo sul piano materiale. Sensazioni corporee sono presenti anche nel viaggio (toccare, annusare, percezione del movimento) e contribuiscono a renderlo più vivido e reale.
Aree del lavoro sciamanico
La tecnica del viaggio è alla base di gran parte del lavoro sciamanico e ha un ruolo importante in tutte le diverse sfere, o specializzazioni, dell’attività sciamanica. A grandi linee, queste aree comprendono la divinazione, la comunicazione con gli spiriti della natura, il lavoro per aiutare gli spiriti dei morti e la guarigione. Quest’ultima è di gran lunga la sfera più importante del lavoro sciamanico, ma poiché l’argomento è stato trattato in modo esauriente nell’articolo citato di Michael e Sandra Harner, qui vengono indicati solamente gli aspetti principali.
La guarigione è la finalità precipua dello sciamanismo e per effettuarla lo sciamano ricorre alle entità e ai poteri del mondo invisibile, in quanto la malattia è vista come una condizione spirituale oltre che fisica. Per lo sciamano, alla base della malattia c’è una perdita o una diminuzione del potere personale e un’armonia disturbata. La guarigione sciamanica mira a restituire all’individuo il proprio potere spirituale e a ristabilire armonia là dove c’era separazione e squilibrio. Essa non è mai diretta alla persona considerata come entità separata, ma si rivolge all’individuo visto nella sua interrelazione con il mondo. La guarigione sciamanica ha due aspetti fondamentali: reintegrare alla persona ciò che le manca o è stato perduto, estrarre da essa ciò che non fa parte del suo corpo. Della prima forma di guarigione, reintegrare ciò che è stato perduto, fanno parte il recupero dell’animale guida e il recupero dell’anima. Come accennato in precedenza, nella concezione sciamanica, ogni persona deriva la propria forza vitale da una connessione con uno spirito guardiano in forma animale (animale guida o animale di potere). Poiché l’animale guida è la fonte dell’energia vitale, la sua perdita espone la persona alla malattia, alla depressione e a problemi di vario tipo. Per recuperare uno spirito guardiano lo sciamano compie un viaggio nel Mondo di Sotto, ritrova l’animale e lo restituisce al paziente soffiandolo dentro la fontanella e il torace. Il recupero dell’animale guida viene fatto per energizzare la persona, favorirne la guarigione e accrescere la sua resistenza alle malattie.
In altri casi la persona ha perduto parti della propria “anima”, essenza spirituale indispensabile alla vita, ma che a volte può frammentarsi e separarsi da noi. Le forme più gravi di perdita dell’anima si riferiscono a quelle situazioni in cui la vita stessa della persona è in pericolo (coma, rianimazione). Esistono poi delle forme meno gravi, ma più frequenti, di perdita parziale dell’anima, quando parti del sé si separano a causa di esperienze dolorose o traumatiche come morti o divorzi, violenze fisiche o psicologiche. Per lo sciamano questi frammenti perduti dell’anima continuano ad esistere nella realtà non ordinaria e possono essere riportati indietro alla persona, rendendola nuovamente integra e completa. Questa antica tecnica è stata sviluppata e adattata alle necessità odierne dalla psicologa americana Sandra Ingerman, collaboratrice di Michael Harner e autrice di un testo fondamentale intitolato Il recupero dell’anima (2002). Nel suo libro Ingerman mostra come, anche al giorno d’oggi, questa tecnica possa essere utilizzata, a volte congiuntamente alla psicoterapia tradizionale, per guarire i traumi e le ferite psichiche dell’uomo moderno e per restituire vitalità e completezza alle persone.
Il secondo metodo di guarigione, o estrazione, viene utilizzato per malattie localizzate, solitamente di natura organica. Nello sciamanismo questo tipo di malattia è attribuito all’influenza di energie estranee, che si sono introdotte nel corpo, facendolo ammalare. Nello stato sciamanico di coscienza, le intrusioni spirituali appaiono tipicamente come entità minuscole (insetti e altre creature), che lo sciamano “vede” ed “estrae” dal corpo con il succhiamento o con le mani. Tutto questo viene fatto nella realtà non ordinaria, cioè a livello spirituale, e non deve quindi essere interpretato come un’azione svolta sul piano materiale. Poiché si occupa dell’aspetto spirituale della malattia, la guarigione sciamanica non è un’alternativa e non contrasta con altre forme di medicina dirette a curare la malattia sul piano fisico, né con le terapie psicologiche. I suoi metodi tuttavia sono olistici, mirano cioè a curare la mente e il corpo in modo unitario, riportando armonia là dove c’era squilibrio e ristabilendo il legame spirituale tra l’individuo e il cosmo.
Il lavoro dello sciamano non si rivolge esclusivamente a curare i vivi, ma anche ad aiutare i morenti e le anime dei morti ancora sofferenti. Nella visione sciamanica la morte non è la fine di tutto, ma un cambiamento di stato e un passaggio a un livello di esistenza puramente spirituale. Con la morte le anime dei trapassati entrano nel regno dello Spirito, nella realtà non ordinaria, un luogo di trasformazione e di rapida evoluzione. A volte, tuttavia, esse non riescono a staccarsi completamente dal mondo dell’esistenza terrena o incontrano delle difficoltà nel trovare il loro cammino verso l’aldilà. Allora lo sciamano, nel suo ruolo di psicopompo (conduttore delle anime), aiuta queste anime confuse e ancora legate al Mondo di Mezzo ad oltrepassare la soglia ed incamminarsi verso il loro destino finale. Egli è in grado di accompagnarle perché, attraverso i suoi viaggi di esplorazione, è giunto a scoprire la geografia dell’aldilà, a conoscere i sentieri che le anime devono percorrere e gli ostacoli che possono incontrare. Questo tipo di lavoro sciamanico, che forse a qualcuno può apparire arcaico e superato, continua ad avere un ruolo cruciale per noi che viviamo in un’epoca in cui le morti violente e le stragi, nei paesi ricchi come nei paesi poveri, hanno raggiunto un livello mai raggiunto prima. Sanare a livello spirituale le conseguenze di questa violenza richiede l’impegno di molte persone addestrate a fare questo lavoro, un lavoro urgente che Michael Harner sta promuovendo in America e altrove attraverso la sua Fondazione.
Un’altra sfera dell’intervento sciamanico di grande attualità e rilevanza per la situazione moderna è il lavoro con gli spiriti del mondo naturale. Nell’antica visione sciamanica, l’intera natura è viva e animata. Lo sciamano vive in sintonia con le forze spirituali, che animano la natura e il cosmo, e da esse trae i suoi poteri. Suo compito è armonizzare la vita umana con quella del mondo naturale e con i cicli della Terra. Gli sciamani trattano la natura con grande rispetto, perché riconoscono che tutte le cose create sono dotate di coscienza e vita, hanno cioè spirito. Nei loro viaggi essi hanno incontrato nelle piante, negli alberi e nelle pietre degli spiriti, che possiedono grande saggezza e grandi poteri di guarigione e li hanno utilizzati per curare. Attraverso i riti e le offerte, lo sciamano si rivolge agli spiriti del mondo naturale per esprimere gratitudine e per invocare la loro benevolenza, perché da questa dipende il benessere della comunità. Il rispetto e la salvaguardia dell’ambiente nelle società tribali non derivano soltanto dall’impatto limitato che queste esercitano su di esso, ma anche dalla consapevolezza dei legami profondi e dai rapporti di collaborazione che hanno saputo stabilire con gli spiriti dei luoghi. Lo sciamanismo è un’ecologia spirituale perché vede la Terra come un’entità viva e cosciente, in cui tutto è interrelato e armonicamente connesso. Da un punto di vista sciamanico, la distruzione dell’ambiente non avviene solo sul piano materiale, ma ferisce la natura anche nei suoi aspetti spirituali: un ambiente degradato o inquinato è anche un ambiente che ha perso il proprio “spirito”, la forza spirituale che lo anima e lo vivifica. Poiché ci insegna a comunicare con gli spiriti del mondo naturale e a ritrovare la connessione sacra con la natura, lo sciamanismo può essere una pratica che può intensificare la nostra coscienza ecologica e orientare la nostra azione a difesa dell’ambiente.
Ricerca e sperimentazione alla Foundation for Shamanic Studies
La Foundation for Shamanic Studies (FSS) è l’istituzione creata da Michael Harner per studiare, preservare e promuovere lo sciamanismo in tutto il mondo. Attualmente rappresenta il maggior centro di insegnamento, ricerca e sperimentazione nel campo dello sciamanismo contemporaneo. Uno degli obiettivi principali della Foundation è addestrare gli occidentali nelle tecniche sciamaniche di base e avanzate, secondo la metodologia del core shamanism sviluppata da Harner. Nata all’inizio degli anni settanta come Center for Shamanic Studies (con sede a Norwalk nel Connecticut), la Foundation ha assunto la sua forma attuale nel 1985. Creando la Foundation e dotandola di un corpo docente internazionale (International Faculty) che lo affiancasse nell’insegnamento, Michael Harner ha dato un impulso notevole alla rinascita dello sciamanismo nel mondo contemporaneo. Da vari anni la Foundation, che dal 1992 ha sede centrale a Mill Valley in California, è attiva anche nei paesi europei attraverso la FSS-Europa e le sue varie sezioni (Austria, Svizzera, Italia, Francia, ecc.). L’insegnamento fornito nei corsi copre l’intero campo dello sciamanismo, dai metodi di base fino alle tecniche più avanzate di guarigione. Ogni anno migliaia di persone, in America e in Europa, partecipano a questi corsi di addestramento.
La Foundation for Shamanic Studies è un’istituzione indipendente, non collegata con le istituzioni accademiche. Nel corso della sua carriera, Michael Harner, Ph.D., ha insegnato all’Università di Berkeley in California e, successivamente, alla New School for Social Research di New York, dove è stato anche preside (chairman) del Dipartimento di Antropologia. Nel 1987 si è ritirato dall’insegnamento per dedicarsi totalmente allo sciamanismo e allo sviluppo della Foundation. Questa scelta è stata motivata in parte dal desiderio di poter condurre autonomamente le proprie ricerche, secondo un approccio innovativo che privilegia lo studio diretto, pratico o esperienziale, dello sciamanismo. Sebbene l’interesse principale sia di tipo pratico, gli studi teorici e la ricerca sul campo rivestono grande importanza per la Foundation. A questo scopo, la FSS si avvale del lavoro di un folto gruppo di research associates, etnografi e antropologi, che stanno studiando lo sciamanismo in varie parti del mondo. La rivista semestrale della Foundation, Shamanism, pubblica periodicamente i risultati di queste ricerche.
Oltre ad insegnare e diffondere lo sciamanismo nei paesi occidentali, la Foundation for Shamanic Studies promuove attivamente la collaborazione e l’interscambio con gli sciamani tradizionali. Questa collaborazione è essenziale, per sostenere gli sciamani tradizionali nel complesso lavoro di preservare l’antica conoscenza di cui sono depositari e custodi. Nel corso degli anni è stato stabilito uno stretto rapporto di collaborazione con gli sciamani di Tuva nell’Asia centrale, dove la Foundation ha già organizzato varie spedizioni. Oltre alle visite periodiche e agli incontri di studio in diversi paesi della Siberia, la Foundation co-sponsorizza un importante convegno internazionale di sciamanismo, che si svolge ogni due anni a Mosca. L’impegno della FSS a favore degli sciamani tradizionali si concretizza anche attraverso due specifici programmi. Il programma di “Assistenza Tribale Urgente” è rivolto ad aiutare individui e gruppi tribali (finora soprattutto nativo americani) a rivitalizzare le loro tradizioni sciamaniche perdute. Attraverso un programma chiamato “Tesori Viventi dello Sciamanismo”, ogni anno viene conferito un vitalizio a due sciamani tradizionali, che si sono particolarmente distinti nel servizio alle loro comunità.
Un’altra direttrice importante nelle attività della Foundation è la ricerca sull’efficacia dei metodi sciamanici di guarigione. Il programma “Sciamanismo e Salute”, diretto da Sandra Harner, psicologa, Ph.D., si propone di dimostrare sperimentalmente, attraverso una serie di studi controllati, gli effetti terapeutici dei metodi sciamanici. Per il momento, queste ricerche si sono concentrate su di una serie di esperimenti volti a studiare gli effetti del tambureggiamento e del viaggio sciamanico sullo stato emotivo e sulla risposta immunitaria dei soggetti. I risultati fin qui ottenuti concordano nel dimostrare gli effetti benefici dei metodi sciamanici nei termini di un accresciuto senso di benessere e potenziamento della risposta immunitaria. Questi risultati forniscono un supporto scientifico alle affermazioni dei praticanti, che riferiscono di provare un senso di tranquillità e stabilità emotiva ed una maggior vitalità a seguito del viaggio sciamanico.
Un altro programma importante della Foundation è la cosiddetta “Mappatura della Realtà Non Ordinaria” (progetto MONOR o Mapping of NonOrdinary Reality). Scopo di questo programma è la creazione di una mappa della realtà non ordinaria, il cosmo spirituale dello sciamano, attraverso lo studio comparato delle testimonianze e dei resoconti sul viaggio sciamanico, sia degli sciamani tradizionali, che dei praticanti occidentali. La Foundation possiede già un vasto archivio dei resoconti sul viaggio sciamanico, forniti da studenti e praticanti ad essa associati. Questi resoconti devono essere analizzati, codificati ed elaborati per permettere di confrontarli con le narrative sciamaniche tradizionali, in modo da enucleare temi ricorrenti o simili e, su questa base, delineare una cosmologia o topografia dell’altra realtà. È un progetto lungo e complesso, che richiede inoltre considerevoli risorse economiche, che la Foundation non possiede in proprio, ma deriva da fondi e donazioni di altri istituti, gruppi o singoli individui.
L’interesse principale di Harner nel rendere lo sciamanismo accessibile anche agli occidentali era di convalidare i metodi sciamanici applicandoli ai problemi della vita contemporanea. L’articolo di Michael e Sandra Harner, citato sopra, presenta in modo sintetico, ma esauriente, i principi e i metodi della guarigione sciamanica e mostra come questi metodi possano rappresentare un complemento, non un’alternativa, alle terapie convenzionali. In questo rispetto, negli Stati Uniti si sono realizzate numerose esperienze per cercare i possibili modi per integrare l’approccio sciamanico con quello medico convenzionale, come pure con le cosiddette medicine olistiche. Già si stanno creando le condizioni che permetteranno una valutazione complessiva di queste esperienze. Nel giugno del 2002 si è tenuto a Santa Fe, nel New Mexico, il primo convegno di medici e altri professionisti della salute, addestrati nel core shamanism, che si sono incontrati per scambiare le proprie esperienze e discutere come meglio integrare i metodi sciamanici nella loro pratica medica. Un secondo convegno si è svolto nel giugno del 2003, sempre a Santa Fe, allo scopo di garantire una continuità a questo tipo di confronto di esperienze.
Il core shamanism ha contribuito ad aprire nuove prospettive anche nel trattamento dei problemi più strettamente psicologici. Ad esempio, la tecnica sciamanica del recupero dell’anima è diventata un complemento frequente della psicoterapia, secondo le linee indicate da Sandra Ingerman nel suo testo pionieristico Il recupero dell’anima (ed. orig., 1991). Per quanto riguarda gli sviluppi più recenti, la tendenza attuale è di non restringere il lavoro sciamanico al trattamento dei problemi individuali, fisici o emotivi, ma di estenderlo anche alla sfera della vita collettiva e ai problemi sociali, una preoccupazione che ha sempre caratterizzato l’attività dello sciamano. Alcuni praticanti associati alla Foundation hanno lavorato nelle carceri e con le gang di adolescenti, altri si sono concentrati sui problemi dell’ambiente e sulla crisi ecologica del nostro tempo. Ovunque si sta cercando di recuperare l’antica saggezza sciamanica per proteggere la vita del pianeta e delle comunità umane, riportare equilibrio e armonia là dove ci sono squilibri e conflitti.
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
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Ingerman, Sandra, Il recupero dell’anima, ed. Crisal