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Bioregionalismo: una vita felice, incontro con Etain Addey

di Annalisa Melis - 07/12/2010


Tornare in campagna e vivere semplicemente, prendendo dalla natura soltanto ciò che serve. Etain Addey, esponente del bioregionalismo, è l'esempio che una vita diversa e felice è possibile. Siamo andati a trovarla nella sua casa di legno a Pratale, in Umbria, immersa nei colori autunnali del bosco.


etain addey
Etain Addey, autrice di 'Una gioia silenziosa' e 'Acque Profonde', vive a Pratale, in Umbria

Dopo aver letto il libro di Etain Addey, Una gioia silenziosa, è molto facile avere voglia di andare a trovarla nel suo bell’angolo di serenità e bellezza in Umbria. Arrivando a Pratale sembra quasi di conoscere già tutto, di aver preso già confidenza con gli animali, i luoghi e le persone descritte da lei.

Una volta mi disse, a proposito del nuovo libro che stava scrivendo, Acque profonde, che si sentiva di scrivere la sua esperienza per poter, così come avevano fatto a loro tempo un altro gruppo di scrittori (come Gary Snyder o Gary Lawless), infondere nelle nuove generazioni la speranza e l’esempio che una vita diversa e felice si può fare. La sua famiglia ne è la prova vivente.

Da un bel po’ di tempo, dopo lo sviluppo industriale e la nascita della nostra società 'avanzata', le scelte di tornare in campagna e vivere semplicemente prendendo dalla natura solo quello che ti serve, senza abusare della sua generosità né distruggere quello che è l’habitat non solo nostro ma anche di tutta una serie di esseri viventi, hanno qualcosa di rivoluzionario.

Ma come, i nostri nonni o bisnonni sono fuggiti da quella vita per accedere a tutte le comodità e al progresso della città, chi è tanto pazzo da volerci tornare? Soprattutto, perché?

VIDEO A CURA DI CINTHYA COSTA

Eppure in ogni epoca e soprattutto in questi ultimi anni, ci sono delle persone che a un certo punto dicono basta ad un’esistenza che sentono troppo piena di contraddizioni e in qualche modo falsata, incompleta, innaturale e seguendo un impulso, una vaga visione e non un progetto definito, lasciano una città, un’azienda, e vanno a cercare una vita più semplice in campagna, in montagna, fuori dalla confusione che è diventata per la maggior parte degli esseri umani la convivenza in piccoli spazi ristretti, inquinati, chiassosi.

Ecco, i libri di Etain, la sua esperienza, svolgono davvero il ruolo che si prefiggevano: a chi pensa che non sia possibile tornare indietro (o andare avanti, se vogliamo!), cambiare modo di vivere, danno una speranza.

Scegliere, a un certo punto, di seguire un’inclinazione più profonda, un moto dell’anima, piuttosto che appiattirsi in una vita che non ci appartiene; prendersi la responsabilità di questa scelta, senza cercare facili scappatoie ma costruendo giorno per giorno un esistere più sereno, più appagante, anche se a volte faticoso. Le sue mani avevano bisogno di toccare la terra e i suoi frutti, scrive.

Ci avviciniamo a Pratale già inebriati dalla bellezza del luogo, dai colori autunnali del bosco appenninico che fa da sfondo alla loro casa di legno.

Nicolò fa riprese a non finire, subito viene catturato dal posto e dalla personalità ricca e pacifica dei nostri ospiti; apprezza in particolare la merenda a base di pane e marmellata fatti in casa, e lui che non ha dimestichezza come me e Cinthya di tutti questi temi legati alla Decrescita Felice, in cui sguazziamo da qualche anno, sembra comunque in sintonia completa con tutto il contesto.

Etain ci mostra la sua libreria, ben fornita, e ci regala la rivista bioregionalista Lato selvatico , per cui scrive, e un libro, di Gary Snyder.

lato selvatico
Etain Addey scrive per la rivista bioregionalista 'Lato selvatico'

Lei è un’esponente del bioregionalismo, una corrente di pensiero che viene dagli Stati Uniti e afferma che tutti i luoghi e gli esseri viventi, noi compresi, fanno parte di una bio-regione (una valle, il bacino di un fiume, ecc.) che vive nell’equilibrio di tutti i suoi componenti, in barba ai confini politici e alle frontiere regionali o nazionali che gli animali e le piante non possono comprendere.

Ri-abitare un territorio, in questo senso, significa intessere delle relazioni equilibrate e di profondo rispetto con il resto della comunità vegetale e animale che lo compone.

Una giornata piena e bella, con semplicità. Ce ne andiamo al buio, risalendo la stradina per arrivare alla macchina, e un silenzio complice e sereno ci accompagna.

Si può fare una vita altrettanto piena e rispettosa in città?

Si può avere una cucina economica a legna o un orto, l’abitudine di prodursi da soli alcuni cibi e oggetti per sé e la propria famiglia, girare in bicicletta, o smettere di produrre così tanti di quei cosiddetti rifiuti? È quello che cerchiamo di diffondere noi del circolo della Decrescita Felice di Roma da un po’, anche con i corsi dell’Università del Saper Fare. Ma non è solo questo.

È soprattutto riconoscere di nuovo alla vita il suo carattere sacro e meraviglioso, cercando di avere rispetto per tutte le sue forme, trovare il nostro necessario percorso individuale che ci permetta di vivere in sintonia, come se fossimo un tutt’uno, con il resto del mondo, compresa la parte 'selvatica' di esso e di noi, che ci appartiene profondamente.

Questo è l’insegnamento che più mi piace di Etain.