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Luci ed ombre del governo Prodi

di movisol - 23/05/2006

 
Il nuovo governo Prodi si presenta in una luce contraddittoria. Nel discorso programmatico pronunciato il 19 maggio al Senato, Prodi ha presentato una svolta negli indirizzi di politica estera, sostenuta da una forte critica alla guerra in Iraq e alla “guerra al terrorismo”, anche se, verosimilmente, sulle modalità e i tempi del ritiro delle truppe cambierà poco rispetto a quanto era già stato deciso. Nella parte economica, ha presentato un programma all’insegna della globalizzazione. Nella nomina dei ministri egli ha fatto notevoli concessioni ai poteri extra-nazionali. La seconda fila però, vede una consistente presenza di sottosegretari che hanno appoggiato le iniziative e le proposte di Lyndon LaRouche.

Il ministro dell’Economia, Tommaso Padoa Schioppa, ex direttore della Banca d’Italia ed ex membro del board della Banca Centrale Europea, è un sostenitore del “cancro finanziario” inventato da Greenspan, cioè i derivati, fin dai primi anni Novanta. Inoltre egli condivide l’idea delle “nazioni fallite” teorizzata da Robert Cooper, consigliere di Toni Blair e sostenitore dell’Impero come miglior sistema politico nell’era della globalizzazione. Prima del voto, Padoa Schioppa aveva contribuito a stilare un promemoria per conto dell’Istituto Affari Internazionali, affiliato allo Institute for International Affairs di Londra, che dettava il programma di governo per chiunque avesse vinto le elezioni del 10 aprile. Il primo dei 15 punti del documento comanda “il consolidamento della partecipazione dell’Italia all’Euro”, chiedendo di “smetterla di lamentarsi sulla nostra partecipazione all’Euro o addirittura di paventare un’uscita”. Invece, l’Italia dovrebbe adattare il suo modello economico alla “competizione nel mercato unico e nell’economia globalizzata”. Gli altri punti sono dei corollari di questo postulato. Ad esempio, il punto 2 chiede una “rigorosa applicazione del Patto di Stabilità”, il punto 3 “il completamento del mercato unico nei settori dei servizi e delle utilities” (cioè le liberalizzazioni alla Bolkestein) e via dicendo.

I padrini di Padoa Schioppa avranno un puntello anche nel “partito del no”, rappresentato dal ritorno di Alfonso Pecoraro Scanio al ministero dell’Ambiente.

Sul lato positivo, numerosi sostenitori della proposta larouchiana della Nuova Bretton Woods (NBW) sono stati nominati sottosegretari. Nei dicasteri economici, abbiamo Mario Lettieri, che presentò la risoluzione approvata alla Camera il 6 aprile 2005, e Alfiero Grandi e Alfonso Gianni, che parteciparono attivamente al dibattito. Anche Paolo Giaretta e Ugo Intini, quest’ultimo agli Esteri, hanno sostenuto pubblicamente la Nuova Bretton Woods. Elena Montecchi, al ministero della Cultura, incontrò Amelia Robinson, stretta collaboratrice di LaRouche, lo scorso novembre. Sarebbe stato molto meglio se queste personalità fossero comparse in prima fila.


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