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Riletture: Pitirim A. Sorokin (1889-1968)

di Carlo Gambescia - 25/05/2006

 

La biografia di Pitirim A. Sorokin (1889-1968), sociologo russo-americano, meriterebbe una fiction televisiva. Infatti, oltre a rappresentare uno straordinario caso di mobilità professionale, Sorokin ha per tutta la sua vita suscitato intorno a sé un groviglio leggendario di polemiche e passioni politiche, teoriche, metodologiche... Probabilmente perché la sua opera costituiva, e costiuisce ancora oggi, il primo e insuperato tentativo di costruire una sociologia "totale", capace di coniugare approcci differenti se non opposti (filosofia della storia , teoria della cultura, metodi statistici), e perciò di attirare le critiche dei cosiddetti specialisti.
Sorokin nasce nella Russia Settentrionale (1889), nella regione Komi del Vologda. Orfano di madre, figlio di un doratore itinerante di icone, subito si distingue per la sua intelligenza. Compie i primi studi presso un istituto religioso ( 1903), che abbandona per dedicarsi alla politica come militante socialrivoluzionario (1905-1906). Ma viene arrestato. Uscito di prigione, si reca a Pietroburgo per riprendere gli studi (1907). Nel frattempo svolge i mestieri più diversi. Si iscrive alla Facoltà di Legge (1910), ma non abbandona la sua attività politica, e viene di nuovo arrestato altre due volte. Rimesso in libertà, si laurea (1914). La rivoluzione lo trova schierato sempre dalla parte socialrivoluzionari. Viene imprigionato più volte dai comunisti, rischia la fucilazione, per le sue "attività sovversive", all'interno dell'Università di Pietroburgo, dove insegna e ricopre l'incarico di preside dell'istituendo dipartimento di sociologia. Nel 1922 viene espulso e nel 1923 approda negli Sati Uniti. Insegna sociologia all'Università del Minnesota (1924-1930), per poi passare all'Università di Harvard (1930), dove gli viene affidato l'incarico di organizzare il Dipartimento di Sociologia. E dove resterà sino alla fine della carriera accademica (1959). Nel 1949 fonda l'Harvard Research Center in Creative Altruism. Nel 1963 viene nominato, e con grande ritardo, presidente dell'Associazione Americana di Sociologia (ASA). Muore di cancro nel 1968.
La fama di Sorokin, autore di una trentina di libri in russo e americano, è soprattutto legata a Social and Cultural Dynamics (1937-1941, 4 volumi, circa tremilacinquecento pagine, trad. it. dell'edizione ridotta, Utet, Torino 1975 - www.utet.it). Un libro che rappresenta la più sistematica critica all'idea di progresso, mai tentata, nell' intera storia della sociologia. Sorokin ricostruisce la storia della cultura occidentale, sulla base di alcune personalissime tipologie di mentalità socioculturale, come periodico alternarsi di ideazionalismo (il pensiero religioso), sensismo (il pensiero materialistico) e idealismo (una sintesi delle forme precedenti). In buona sostanza, per Sorokin, il pensiero umano fluttua tra la celebrazione dello spirito e il culto della materia. Nella storia, malgrado le apparenze, non è dato progresso, ma solo fluttuazione di forme di pensiero (e dunque di società storiche, che ne riverberano "istituzionalmente" le idee) caratterizzate dalla "propensione" verso i beni ultraterreni o terreni. Come nel caso del XX secolo, epoca sensista per eccellenza, e soprattutto, secondo Sorokin, sull'orlo del precipizio storico.
Le sue tesi corroborate da una massa spaventosa di dati statistici, gli provocarono attacchi da tutte le parti, da sinistra come da destra. Il suoi studi sull'altruismo, da lui visto come forza sociologica positiva, e dunque in grado di aiutare il trapasso - per Sorokin più che certo - dalla società sensistica del XX secolo a quella altruistica e idealistica dei secoli successivi, furono ridicolizzati... E negli anni Cinquanta il suo ostentato pacifismo, attirò l'interesse della Polizia Federale (FBI).
Dopo essere stato perseguitato in Russia, Sorokin, rischiò perciò di essere perseguitato in America. Le indagini federali tuttavia non ebbero seguito, perché, tra l'altro, Sorokin era anche inviso ai pochi comunisti americani. Ma negli anni Quaranta e Cinquanta fu comunque emarginato dalla comunità sociologica americana, che aveva scelto Parsons come proprio mentore.
Troppo lungo sarebbe qui ricordare tutte le sue pubblicazioni. Si consiglia perciò la lettura di Pitirim A. Sorokin, La crisi del nostro tempo (1941), Arianna Editrice, Casalecchio (BO) 2000, pp. 288 - arianed@tin.it - commerciale@macroedizioni.it, un testo dove il grande sociologo, in meno di trecento pagine, riassume mirabilmente il suo pensiero e le sue previsioni. E dove è possibile trovare, nell'ampia introduzione del curatore, le necessarie indicazioni biobibliografiche.