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Il deserto mangia la Cina

di Simone Pieranni - 07/01/2011

 
Il Regno di Mezzo è di nuovo in allarme, nonostante la Grande Muraglia Verde - il progetto nato nel 1978 con l'idea di creare boschi e foreste per circa 4mila chilometri in 70 anni. «Abbiamo fatto progressi, ma ci troviamo di fronte a una sfida scoraggiante. La desertificazione è il problema ecologico più grave del paese», ha affermato Liu Tuo, capo dell'ufficio cinese per il controllo della desertificazione delle terre. Secondo stime ufficiali ci vorranno circa 300 anni per recuperare il terreno perduto. Il suo collega e vice Zhu Lieke, sulle colonne del Quotidiano del Popolo, ha specificato problematiche e soluzioni: «Per accelerare il processo di miglioramento la spesa anti-desertificazione è stata innalzata a 200 miliardi di yuan nel prossimo decennio». Tra le cause della progressiva desertificazione le autorità citano il cambiamento climatico, insieme a negligenze dei funzionari locali e calamità metereologiche: «In alcune zone», ha aggiunto Zhu, «come ad esempio nella catena montuosa nord-occidentale del Sichuan, i deserti continuano a espandersi perché i funzionari locali ignorano le restrizioni alla bonifica del terreno e l'uso dell'acqua». 

Secondo le stime del governo cinese, oltre 2 milioni di chilometri quadrati del paese sono considerati desertici, mentre un 18% del territorio è soggetto a erosione da parte delle sabbie. Secondo i piani di Pechino, ci vorranno 300 anni per recuperare solo un quinto delle terre desertificate. Le zone più delicate - oltre a tutto il nord del paese - sarebbero quelle poste tra il Qinghai e il Tibet: «Non possiamo essere ottimisti circa la situazione sull'altopiano Qinghai-Tibet», ha detto Zhu: «Di tutte le sfide che sta affrontando il Tibet, la più grande è il cambiamento climatico». Alcune misure applicate nell'area hanno creato polemiche tra gli ambientalisti locali. Uno di loro Wang Yongchen, perlando con il Guardian ha espresso dubbi circa i rimedi proposti dal governo, pur sottolineando la difficoltà degli interventi: «Il nostro governo sta producendo molti sforzi in questa direzione, ma le soluzioni artificiali possono poco contro il cambiamento climatico». Già nel luglio del 2010 il problema della desertificazione era stato trattato dai media locali, con riferimento alla Mongolia Interna: nel nord della Cina uno dei problemi principali è la mancanza di acqua. Per questo nel novembre del 2010 era stato presentato un progetto chiamato Moving Seawater West- Bringing Bohai to Xinjiang in cui si organizzava una sorta di via dell'acqua partendo dal nord est del paese, fino ad arrivare allo Xinjiang. Lo Xinjiang Daily aveva specificato i punti più rilevanti del progetto: «Dalla riva nord-ovest di Bohai, si tratterebbe di prendere l'acqua, passarla alla regione autonoma della Mongolia, superare la catena montuosa del Mazong e arrivare nello Xinjiang. Il tentativo è quello di creare laghi di acqua salata e bacini con grandi quantità di acqua di mare per formare fiumi e piccoli laghi artificali, in grado di fermare la desertificazione. Allo stesso tempo, una grande quantità di acqua di mare naturalmente evaporarerà sotto il sole abbondante del nord-ovest, diventando aria utile a umidificare il clima del nord e fornire pioggia». Un progetto controverso, che dovrebbe essere sviluppato nei prossimi sei anni, con un ingente investimento. Secondo Zhang Li, giornalista del Ming Pao di Hong Kong, «ci vorranno in realtà almeno 40 anni, ma il progetto cambierà il volto del paese».