Patanjali
di Beatrice Polidori - 26/05/2006
Fonte: visionaire.org
A Patanjali si deve la codifica, o la compilazione sistematica,
dell'arte e della scienza dello Yoga nello Yoga Sutra. Il testo
illustra in sintesi il cammino Yoga volto alla Realizzazione del Se'.
La compilazione di Patanjali si può far risalire a un'epoca tra il
400 e il 200 AC, ma la tecnica illustrata sembra fosse praticata fin
dall'antichita'.
L'istruzione detta dello Yoga Regale (RajaYoga) si fonda sulla
definizione di un sapere metafisico applicato, realizzato
nell'esperienza dello yogi, come raggiungimento della stabilizzazione
della consapevolezza nell'Essere. Tale condizione si situa nel
Kaivalya, o isolamento, oltre le miserie e le sofferenze del vivere,
oltre le fugaci acquisizioni del mondo o dello spirito, come il
nucleo di pura coscienza, indipendente e assoluto.
L'esperienza di realizzazione della natura assoluta dell'Essere,
conseguita attraverso lo Yoga, non è differente dal principio
enunciato nelle Upanisad, nella Bhagavad Gita e nella tradizione
Vedanta nel suo insieme. Lo Yoga, quale "mezzo" ha il compito di
illustrare all'aspirante le condizioni coscienziali preliminari e
intermedie che sopraggiungono durante la ricerca. Secondo questo
sistema, tutti i fenomeni, ordinari e straordinari, che si affacciano
alla percezione dell'aspirante hanno come finalita' la sua
istruzione, e la purificazione dai desideri e dalle sofferenze. Il
trattato è perciò limpido e diretto nel descrivere esperienze di
natura soprasensibile e intuizioni spirituali, come altrettante
modificazioni della mente, che non intaccano il testimone cosciente,
lo sperimentatore, istruito a distaccarsi dalla forza attrattiva del
mondo materiale come di quello sottile, per conseguire la libertà
piena dell'essere. Questa condizione abbraccia e comprende ogni
altra, inferiore, nella coscienza profonda della natura reale di
tutto l'esistente, visibile e invisibile.
Le istruzioni che si susseguono nei quattro capitoli, sono di
carattere pratico, minuziose, attente a cogliere i desideri di
potenza e di conoscenza che il ricercatore puo' trovarsi ad
affrontare nel cammino. Tali desideri offrono in ogni luogo la
possibilità di comprendere il come e il perché delle forme di questo
universo e della mente, essendo i nostri impulsi la matrice di ogni
esistente. Attraverso la pratica della meditazione insegnata da
Patanjali, il ricercatore emerge dal mondo delle illusioni mentali
all'Isolamento - Liberazione, l'identità con il soggetto testimone,
coscienza e conoscenza di tutto.
Libro Primo: Samadhi
Pada del Samadhi
1. [Si illustra] ora la disciplina dello Yoga
2. Yoga e' l'arresto delle modificazioni mentali.
3. A questo punto il testimone e' stabile in se stesso.
4. Negli altri stati esiste identificazione con i mutamenti della
mente.
5. Le modificazioni della mente sono cinque. Possono essere dolorose
o non dolorose.
6. Esse sono: retta conoscenza, falso sapere, immaginazione, sonno e
memoria.
7. La retta conoscenza ha tre fonti: percezione diretta, deduzione e
testimonianza.
8. Il falso sapere e' un costrutto che non corrisponde alla realta'.
9. Immaginazione e' un'attivita' mentale evocata da parole, priva di
fondamento.
10. La modificazione della mente fondata sull'assenza di ogni
contenuto e' il sonno.
11. La memoria e' la rievocazione di precedenti esperienze.
12. L'arresto delle modificazioni della mente si raggiunge con una
pratica continua e con il distacco dalle passioni.
13. La pratica consiste nell'esercitarsi con costanza al fine di
raggiungere la quiete.
14. La pratica diventa una realta' acquisita solo dopo un esercizio
lungo, ininterrotto e compiuto con profonda dedizione.
15. Il primo stato di assenza di desiderio, o vairagya, si ottiene
allorché coscientemente non si indulge più nella ricerca dei piaceri
sensoriali.
16. Lo stato supremo di assenza di desiderio si verifica quando tutti
i desideri cessano, in seguito alla scoperta della natura più intima
del Purusha, il Se Supremo.
17. Il samadhi con seme è accompagnato dal ragionamento, dalla
riflessione, dalla beatitudine e da un senso di puro essere.
18. Nel samadhi senza seme, invece, si ha un arresto di ogni lavorio
della mente, e la mente conserva solo impressioni non manifeste.
19. Il samadhi senza seme è conseguito dagli spiriti illuminati che
hanno lasciato il corpo, o Videha, e dagli esseri i cui corpi vengono
riassorbiti dalla natura, o prakriti-laya. Essi torneranno a
rinascere in quanto conservano i semi del desiderio.
20. Altri conseguono il samadhi senza seme mediante la fede, lo
sforzo, il raccoglimento, la concentrazione e la capacità di
discriminare.
21. Il successo è più vicino a quanti compiono un percorso intenso e
sincero.
22. Le possibilità di successo variano a seconda della forza della
volontà .
23. La realizzazione può essere ottenuta anche mediante la devozione
a Dio, Ishvara.
24. Dio è il sommo Se. Egli è intocco dalle pene della vita, dalle
azioni e dalle loro Conseguenze.
25. In Dio è il supremo principio di Consapevolezza e la conoscenza
suprema.
26. Essendo al di la di ogni limitazione temporale egli è altresì il
Maestro dei Maestri.
27. Egli è conosciuto in quanto AUM.( Om )
28. Si deve ripetere e meditare sull'AUM.
29. La ripetizione e la meditazione sull'AUM comportano la scomparsa
di tutti gli impedimenti e il risveglio della consapevolezza rivolta
all'interno.
30. Gli impedimenti di una mente distratta sono: malattia, apatia,
dubbio, negligenza, indolenza, sensualità , delusione, impotenza nel
conseguire uno stato di realizzazione e instabilità nell'immergersi
in essa, allorché la si raggiunga.
31. I sintomi di questi fattori di distrazione sono: angoscia,
disperazione, instabilità e irregolarità del respiro.
32. Per rimuovere questi fattori, si mediti su un unico principio, o
ekagrata.
33. La mente diviene quieta coltivando un atteggiamento di amicizia,
di compassione per i sofferenti, di equanimità verso felicità e
dolore, virtù e vizio.
34. La mente si acquieta anche con il controllo dell'ispirazione e la
successiva ritenzione dei respiro, o prana.
35. Oppure con percezioni sensoriali straordinarie, che stabilizzino
la mente su se stessa.
36. Oppure, si mediti sulla luce interiore, che è fonte serena e al
di la di ogni tristezza.
37. Oppure, si mediti su un essere che abbia conseguito il distacco
dai desideri.
38. Oppure, si mediti sulla consapevolezza che sorge durante il sonno.
39. Oppure, si mediti su qualsiasi cosa si adatti a voi naturalmente.
40. In questo modo, lo yogin acquisterà padronanza di ogni cosa,
dall'atomo infinitesimale fino alla magnificenza dell'universo.
41. Allorché l'attività della mente viene posta sotto controllo, la
mente diviene pura come un cristallo, e riflette con precisione,
senza distorsione alcuna, colui che percepisce, ciò che viene
percepito, e lo stesso ente che percepisce.
42. Savitarka samadhi, è il samadhi in cui lo yogin è ancora incapace
di discriminare tra vera conoscenza, conoscenza basata sulle parole e
conoscenza fondata sul ragionamento o le percezioni dei sensi, che
permangono nella mente in forma confusa, mescolandosi tra loro.
43. Il Nirvitarka samadhi si consegue allorche' la memoria viene
purificata e la mente è in grado di percepire la vera natura delle
cose, senza contaminazione alcuna.
44. Le spiegazioni fatte per il Savitarka samadhi e per il Nirvitarka
samadhi, chiariscono anche i livelli di samadhi più elevati, ma in
quegli stati, detti Savichara samadhi e Nirvichara samadhi, gli
oggetti di meditazione sono di gran lunga più sottili.
45. La regione dei samadhi connessa con questi oggetti più sottili si
estende fino allo stadio privo di forma delle energie sottili.
46. Questi samadhi frutto della meditazione su un oggetto sono detti
samadhi con seme, e non danno libertà dal ciclo della rinascita.
47. Allorche' si consegue la purezza suprema nello stato di
Nirvichara Samadhi, si ha il sorgere di una luce spirituale.
48. In questa calma interiore, data dal Nirvichara samadhi, la
consapevolezza si colma di verità.
49. Nello stato di Nirvichara samadhi, l'oggetto viene sperimentato
nella sua dimensione reale, poiché in questo stato si consegue una
conoscenza diretta, libera dall'utilizzo dei sensi.
50. Le percezioni che si conseguono nel Nirvichara samadhi
trascendono tutte le percezioni normali sia per estensione che per
intensità.
51. Allorché questo controllo su tutte le altre forme di controllo
viene trasceso, si consegue il samadhi senza seme, e con esso si e'
liberi dalla vita e dalla morte.
Libro secondo: Sadhana
Pada del sentiero
1. Lo yoga di tipo pratico, o Kirya yoga, ha un compito introduttivo,
ed è costituito da ascesi, studio del Se' abbandono a Dio.
2. La pratica del Kriya Yoga riduce la miseria e l'afflizione (klesa)
e conduce al samadhi.
3. La miseria o infelicità è prodotta da: mancanza di consapevolezza,
o avidya, egoismo, passioni, avversioni, attaccamento alla vita e
paura della morte.
4. Sia che sussistano in forma latente, in forma attutita, alterata o
in piena attività, è grazie alla mancanza di consapevolezza, o
avidya, che le altre fonti di infelicità possono operare.
5. Mancanza di consapevolezza, o avidya, è prendere ciò che è caduco
per eterno, ciò che è impuro per puro, ciò che arreca dolore per
piacere e il non-se' per il Se'.
6. Egoismo è l'identificazione di colui che vede con la cosa vista.
7. Si ha attrazione, e per suo tramite attaccamento, verso qualsiasi
cosa arrechi piacere.
8. Si ha repulsione verso qualsiasi cosa arrechi dolore.
9. Nel fluire della vita è la paura della morte, l'attaccamento alla
vita. Esso domina tutti, perfino il saggio.
10. Le fonti delle cinque sofferenze possono essere annullate,
riconducendole alla loro fonte originaria.
11. Le manifestazioni esteriori di queste cinque fonti di sofferenza
scompaiono attraverso la meditazione.
12. Sia che si adempiano nel presente, oppure nel futuro, le
esperienze karmiche hanno le loro radici nelle cinque fonti di
sofferenza.
13. Finché la radice permane, il karma si adempie in rinascite,
tramite le classi sociali, la lunghezza della vita e il tipo di
esperienze che si vivranno.
14. La virtù porta piacere; il vizio arreca dolore.
15. La persona in grado di discriminare realizza che tutto arreca
infelicità a causa dei mutamenti, dell'ansia, delle esperienze
passate, e dei conflitti che sorgono tra i tre attributi, o guna, e
le cinque modificazioni della mente.
16. Si deve evitare la sofferenza futura.
17. Si deve spezzare il legame tra colui che vede e la cosa vista, in
quanto arreca infelicità.
18. La cosa vista, che è formata dagli elementi e dai sensi ha come
natura la stabilità, l'azione e l'inerzia, e ha come fine dare
esperienza e quindi la liberazione al veggente.
19. I tre guna - stabilità, azione e inerzia - hanno quattro stadi:
il definito, l'indefinito, il differenziato e il non manifesto
(indifferenziato).
20. Il veggente, sebbene sia pura consapevolezza, vede attraverso le
distorsioni della mente.
21. La cosa vista esiste in funzione di colui che vede.
22. Sebbene la cosa vista sia morta per colui che consegue la
liberazione, essa è viva per gli altri in quanto è elemento comune a
tutti.
23. Il veggente e la cosa vista si presentano insieme, in modo tale
che sia possibile realizzare la vera natura di ognuno di essi.
24. La causa di questa unione è ignoranza, o avidya.
25. La dissociazione di colui che vede e della cosa vista prodotta
dell'ignoranza è il rimedio che arreca liberazione.
26. La pratica costante dei discernimento tra ciò che è reale e ciò
che è irreale, è il mezzo per la soluzione dell'ignoranza.
27. Lo stadio più elevato dell'illuminazione si consegue in sette
passi.
28. Praticando il tirocinio dello yoga per distruggere l'impurità, si
consegue l' illuminazione spirituale che conduce nella consapevolezza
del reale.
29. Gli otto mezzi dello yoga sono: yama (autocontrollo), niyama
(osservanze), asana (posizione), pranayama (controllo del respiro),
pratyahara (astrazione), dharana (concentrazione), dhyana
(meditazione), samadhi (contemplazione).
30. Autocontrollo, o yama, è il primo passo dello yoga, e si compone
dei cinque voti seguenti: non violenza (ahimsa), veridicità (satya),
onestà (asteya), continenza (brahmacharya), e non possessività
(aparigraha).
31. Questi cinque voti, che formano il grande voto, si estendono a
tutti e sette gli stadi dell'illuminazione senza riguardo alla
classe, al luogo, al tempo o alle circostanze.
32. Purezza, appagamento, austerità, studio, e abbandono a Dio sono
le cinque leggi, o niyama, da osservare.
33. Quando la mente è disturbata da pensieri nocivi, medita sui loro
opposti.
34. I pensieri nocivi sono la violenza e le altre cause di dolore.
Possono essere praticati direttamente, imposti a parole o approvati
mentalmente; provengono da sentimenti di cupidigia, ira e altre
condizioni di annebbiamento; possono essere moderati, medi o intensi
e portano inevitabilmente a dolore e ignoranza. Perciò è necessario
coltivare le opposte inclinazioni.
35. Allorchè lo yogin è fermamente stabile nella non violenza, coloro
che sono in sua presenza abbandonano ogni ostilità.
36. Allorchè lo yogin è fermamente stabile nella verità egli consegue
i frutti dell'azione senza agire.
37. Allorché lo yogin è fermamente stabile nell'onestà, le ricchezze
interiori si presentano a lui da sole.
38. Allorché lo yogin è fermamente stabile nella continenza sessuale,
acquista energia.
39. Allorchè lo yogin è fermamente stabile nella non possessività,
sorge la conoscenza dei "come" e "perché dell'esistenza.
40. Allorché si consegue la purezza sorge nello yogin un disgusto dei
proprio corpo e si evita il contatto fisico con gli altri.
41. Dalla purezza mentale sorge allegria, potere di concentrazione,
controllo dei sensi, e capacità di realizzare il Se'.
42. Appagati della conoscenza si raggiunge la felicità suprema.
43. L'austerità distrugge le impurità, e con l'insorgere della
perfezione nel corpo e nei sensi, si risvegliano i poteri fisici e
mentali.
44. L'unione con il divino avviene attraverso lo studio del Se'.
45. E' possibile realizzare l'illuminazione totale, arrendendosi a
Dio.
46. Le posture (asana) devo essere stabili e comode.
47. Si ha padronanza sulle asana rilassandosi dallo sforzo e
meditando su ciò che è illimitato.
48. Allorché si ha padronanza sulle asana, si ha un arresto dei
disturbi prodotti dalle dualità.
49. Il passo successivo, dopo la perfezione delle asana, è il
controllo dei respiro, che consiste nel trattenere il respiro
inalando e esalando, oppure arrestando il respiro d'acchito.
50. Esso è interno, esterno o stabile. La durata e la frequenza dei
respiri controllati sono condizionate dal tempo e dal luogo, e
diventano sempre più prolungate e sottili.
51. Esiste una quarta sfera nel controllo dei respiro, che va oltre
le altre tre.
52. A questo punto avviene il riassorbimento dello schermo di luce.
53. Quindi la mente non ostacola la concentrazione.
54. Il quinto componente dello yoga, o pratyahara - il ritorno alla
fonte - è il ristabilire l'abilità della mente di controllare i
sensi, rinunciando alle distrazioni degli oggetti esteriori.
55. Quindi si ha la completa padronanza su tutti i sensi.
Libro Terzo: Vibhuti
Pada dei Poteri
1. Dharana, o concentrazione, è il fissarsi della mente sull'oggetto
su cui si medita.
2. Dhyana è l'ininterrotta fissità della mente sull'oggetto.
3. Samadhi si ha allorché la mente si unisce all'oggetto.
4. Questi tre, applicati insieme - dharana, dhyana e samadhi -
formano samyama, o equilibrio, che si consegue allorché scompaiono
soggetto e oggetto.
5. Padroneggiando tutto questo, [emerge] la luce della somma
consapevolezza.
6. Samyama deve essere applicata nei vari stadi.
7. Questi tre - dharana, dhyana e samadhi - sono interni se
paragonati ai cinque che li precedono.
8. Tuttavia questi tre sono esterni, se paragonati al samadhi senza
seme.
9. Nirodha padnam è la trasformazione della mente allorché essa viene
permeata dallo stato di nirodha (o attimo di non mente), stato che
interviene per un attimo tra la scomparsa di una impressione e
l'avvento di un'impressione successiva.
10.Questo diviene stabile prolungandone e ripetendone l'esperienza
con l'esercizio.
11. Samadhi padnam, o trasformazione interiore, è l'assestarsi
graduale delle distrazioni e il graduale e simultaneo sorgere della
concentrazione in un punto.
12. Ekagrata padnam, o concentrazione in un punto, é la condizione
della mente in cui l'oggetto mentale quiescente e quello successivo
sono identici.
13. Da ciò che è stato detto negli ultimi quattro sutra, si spiegano
anche le proprietà, il carattere e le condizioni di trasformazione
negli elementi e nei sensi.
14. Siano essi latenti, attivi o non manifesti, tutte le proprietà
sono correlate alla sostanza che ne risulta.
15. La variazione nella trasformazione è prodotta dalla varietà dei
processi cui soggiace.
16. Praticando il samyama -nirodh, samadhi e ekagrata - sui tre tipi
di trasformazione si perviene alla conoscenza dei passato e dei
futuro.
17. Il suono si percepisce confuso e sovrapposto al suo significato e
all'idea. Praticando samyama sul suono lo si separa e sorge
comprensione dei significati dei suoni prodotti da qualsiasi essere
vivente.
18. Osservando le impressioni del passato si ottiene la conoscenza
sulle nascite precedenti.
19. Grazie a samyama si può conoscere l'immagine presente nella mente
altrui.
20. La percezione che si ottiene tramite samyama non porta a
conoscere i fattori mentali che sostengono l'immagine nella mente
altrui, in quanto quello non è l'oggetto dei samyama.
21. Applicando samyama alla forma dei corpo in modo da interrompere
il potere di ricezione, si spezza il contatto tra l'occhio di un
osservatore e la luce prodotta dal corpo, e pertanto il corpo diventa
invisibile.
22. Questo principio spiega altresì la scomparsa del suono.
23. Praticando samyama sui due tipi di karma, attivo o assopito,
oppure sui certi segni, si può predire l'esatto momento della morte.
24. Praticando samyama sull'amicizia, o su qualsiasi altra qualità,
si ottengono grandi poteri su quella data qualità.
25. Praticando samyama sulla forza di un elefante, si ottiene la
forza di un elefante.
26. Dirigendo la luce sulla facoltà supersensoriale, si consegue la
conoscenza dei sottile, dell'occulto e di ciò che è distante.
27. Praticando samyama sul sole si consegue la conoscenza dei mondi.
28. Praticando samyama sulla luna, si consegue la conoscenza della
posizione delle stelle.
29. Praticando samyama sulla stella polare, si consegue la conoscenza
dei movimento delle stelle.
30. Praticando samyama sull'ombelico, si consegue la conoscenza sulla
costituzione dei corpo.
31. Praticando samyama sulla gola, si ottiene l'arresto delle
sensazioni di fame e di sete.
32. Praticando samyama sul nervo chiamato kurma-nadhi, lo yogin
realizza l'assoluta immobilità.
33. Praticando samyama sulla luce sotto la corona dei capo, si
acquista la capacità di entrare in contatto con tutti gli esseri
perfetti.
34. Oppure dal potere di pratibha, l'intuizione, [si perviene a] la
conoscenza di ogni cosa.
35. Praticando samyama sul cuore, si ottiene la consapevolezza della
natura della mente.
36. L'esperienza è il risultato della incapacità di differenziare il
purusha, o pura consapevolezza, dal sattva, o pura intelligenza,
sebbene essi siano perfettamente distinti tra loro.
37. Da qui sopravvengono udito, tatto, vista, gusto e olfatto verso
fenomeni sottili e la capacità d'intuizione.
38. Questi sono utili allorché la mente è rivolta verso l'esterno, ma
sono ostacoli sul cammino dei samadhi.
39. Abbandonando le cause che delimitano e conoscendo i passaggi, è
possibile entrare nel corpo di un altro essere.
40. Soggiogando il soffio vitale, o udana, lo yogin è in grado di
levitare e di passare senza contatto sull'acqua, il fango, le spine,
eccetera.
41. Soggiogando il soffio equilibrante, o samana, lo yogin è in grado
di provocare il fulgore luminoso.
42. Praticando samyama sulla relazione che esiste tra l'organo
dell'udito e l'etere, diviene possibile un udito soprannaturale.
43. Praticando samyama sulla relazione che esiste tra il corpo e
l'etere, e al tempo stesso identificandosi con oggetti leggeri,come
fiocchii di cotone, lo yogin è in grado di attraversare lo spazio.
44. Il potere di entrare in contatto con lo stato di consapevolezza
esistente all'esterno dei corpo mentale, e che pertanto è
inconcepibile, è chiamato mahavideha. Tramite questo potere si
distrugge lo schermo luminoso.
45. Praticando samyama sopra la grossezza, la natura costante, la
sottigliezza, l'immanenza e la finalità, si ottiene la padronanza sui
panchabhuta, o cinque elementi.
46. Da qui conseguono le altre perfezioni, quali la perfezione del
corpo e la rimozione di tutti gli ostacoli.
47. Bellezza, grazia, forza, compattezza adamantina, formano il corpo
perfetto.
48. Praticando samyama sul loro potere di percezione degli organi di
senso, sulla loro vera natura, sull'egoismo, sull'immanenza e sulle
funzioni si ottiene la padronanza sui sensi.
49. Da qui consegue una percezione istantanea, senza l'utilizzo dei
corpo, e una completa padronanza sul pradhana, o mondo materiale.
50. Solo dopo aver acquisito la consapevolezza sulla distinzione che
sussiste tra sattva e purusha sorge la supremazia universale e
l'onniscienza.
51. Quando poi si è liberi da attaccamento rispetto a tutti questi
poteri, si distrugge il seme che imprigiona. A quel punto segue
kaivaiya, o liberazione.
52. Si dovrebbero evitare qualsiasi attaccamento o orgoglio nei
confronti del potere delle entità divine che governano i vari livelli
esistenziali, poiché questo porterebbe con se' la possibilità di
risveglio del male.
53. Praticando samyama sul momento presente, sul momento passato e
sul momento che verrà, si ottiene la conoscenza nata dalla
consapevolezza.
54. Da qui nasce la capacità di distinguere tra oggetti simili che
non possono essere indicati da specie, carattere o posizione.
55. La conoscenza superiore nata da tale consapevolezza include la
cognizione di tutti gli oggetti, simultaneamente, e opera in
qualsiasi direzione, nel passato, nel presente e nel futuro.
56. Si consegue la liberazione allorché esiste una eguale purezza tra
il purusha e sattva.
Libro quarto:Kaivalya
Pada dell'isolamento o Liberazione
1. I poteri vengono rivelati alla nascita, oppure sono conseguiti
tramite l'uso di droghe, la ripetizione di parole sacre, l'ascesi o
il samadhi.
2. La trasformazione da una classe, specie, o tipo di essere in un
altro, avviene tramite lo straripare delle tendenze naturali o
l'evoluzione delle proprie potenzialità.
3. La causa secondaria non risveglia all'azione le tendenze naturali;
si limita a rimuovere gli ostacoli - assomiglia all'irrigazione di un
campo: il contadino rimuove gli ostacoli e l'acqua scorre liberamente
per suo conto.
4. Le menti individuali discendono unicamente dall'egoismo.
5. Un'unica intelligenza originale dirige le differenti intelligenze.
6. Solo con la meditazione si raggiunge l'intelligenza libera dai
desideri.
7. L'azione, o karma, dello yogin non è pura ne' impura, mentre
quella di tutti gli altri è di tre tipi: pura, impura e mista.
8. I tre tipi di karma si manifestano allorché le circostanze si
rivelano favorevoli alla loro realizzazione.
9. Poiché i ricordi e le impressioni si conservano nel tempo, la
relazione di causa - effetto permane, perfino allorché è separata da
classe, spazio e tempo.
10. E questo processo non ha inizio, in quanto il desiderio di vivere
è eterno.
11. Essendo i semi karmici legati insieme, in quanto causa e effetto,
gli effetti svaniscono allorchè scompaiono le cause.
12. Passato e futuro esistono nel presente, tuttavia non sono
sperimentati nel presente in quanto sussistono su piani diversi.
13. Siano essi manifesti o non manifesti, il passato, il presente e
il futuro partecipano della natura dei guna: sono stabili, attivi o
inerti.
14. La qualitè di ogni oggetto è data dalla unicità delle proporzioni
dei tre guna.
15. Lo stesso oggetto è visto in modi diversi da menti diverse.
16. Un oggetto non dipende affatto da un'unica mente.
17. Un oggetto è noto oppure è ignoto a seconda che la mente
sia "colorata" da esso, oppure no.
18. Le modificazioni della mente vengono sempre conosciute dal loro
signore, il Purusa, o pura consapevolezza che non muta.
19. La mente non brilla di luce propria, dal momento che è essa
stessa percepibile.
20. E' impossibile per la mente conoscere simultaneamente il
percipiente e il percepito.
21. Se si desse per assunto che una seconda mente illumini la prima,
si dovrebbe anche assumere una cognizione della cognizione,
all'infinito, e una confusione dei ricordi.
22. La conoscenza della propria natura, tramite l'autocoscienza, si
consegue allorchè la consapevolezza assume quella stabilità per cui
non passa più da uno stato all'altro.
23. Allorché la mente è colorata da colui che conosce e dalla cosa
conosciuta, essa comprende tutto.
24. La mente, benché variegata da innumerevoli desideri, agisce per
lo scopo di un altro, in quanto agisce per associazione.
25. Allorché si è vista questa distinzione, si ha un arresto dei
desideri riflessi nell'atma, o Se'.
26. A questo punto, la mente propende per la discriminazione e
gravita verso la liberazione.
27. A intermittenza, sorgono altri pratyaya, o concetti, grazie alla
forza delle impressioni precedenti. Anche queste vanno rimosse così
come si è fatto con le altre cause di sofferenza.
28. Chi è in grado di conservare uno stato di assenza di desiderio
costante, perfino nei confronti degli stati di illuminazione più
esaltanti, ed è in grado di esercitare la forma di discriminazione
più elevata, entra nello stato noto come 'la nube di virtù.
29 A questo punto segue la liberazione da ogni sofferenza e da ogni
karma.
30. Ciò che può essere conosciuto attraverso la mente è
infinitesimale se paragonato con l'infinita conoscenza che si ottiene
nell'illuminazione, allorché vengono rimossi tutti i veli, tutte le
distorsioni e tutte le impurità.
31. Avendo adempiuto i loro scopi, il processo di mutamento nei tre
guna giunge alla fine.
32. Kramaha, o il processo, è la successione dei cambiamenti che si
verificano di momento in momento e che divengono percepibili allorché
finiscono le trasformazioni dei tre guna.
33. Kaivalya è lo stato che segue il rifondersi dei tre guna, dovuto
al loro divenire privi di scopo per il Purusa.
34. Kaivalya è quando il Purusa è stabile nella sua vera natura, che
è pura consapevolezza.