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Sì al referendum su acqua e nucleare: la parola ai cittadini

di Andrea Bertaglio - 14/01/2011


Appuntamento in primavera, a meno di elezioni anticipate. Una straordinaria occasione per affermare il rifiuto di un modello basato solo sul profitto


Dichiarati ammissibili dalla Corte Costituzionale due dei quesiti referendari proposti dal Forum dei Movimenti per l'acqua contro la privatizzazione dei servizi idrici, e uno presentato dall’Idv di Antonio Di Pietro per cancellare circa 70 norme contenute in provvedimenti che, con il governo Berlusconi, prevedono il rilancio del nucleare italiano. Spetta ora al Presidente della Repubblica indire il referendum, che si terrà una domenica compresa tra il 15 aprile ed il 15 giugno. Resta da sperare che un numero sufficiente di italiani si rechi a votare per abrogare le contestate norme sul nucleare e sulla privatizzazione dell'acqua. 

A meno che non vengano indette elezioni anticipate, questa prossima primavera gli italiani si potranno esprimere sul quesito riguardante l'abrogazione del decreto Ronchi, col quale nel 2009 è stato sancito che il servizio idrico non potrà più essere gestito da società pubbliche, ma solamente affidato a società che sono o totalmente private, o possedute da privati per almeno il 40%. Il secondo quesito riguarda invece la cancellazione del “Codice dell'ambiente”, una norma che prevede una quota di profitto sulla tariffa per il servizio idrico, la cosiddetta "remunerazione del capitale investito".

 È la prima volta che in Italia viene ammesso un referendum promosso da Associazioni e Movimenti. Un successo già avviato nel corso dello scorso anno con la raccolta di l’oltre 1 milione e 400 mila firme di tutti quei cittadini che, desiderosi di mantenere l’acqua una risorsa pubblica, hanno mostrato un risveglio collettivo che fa ben sperare. E con il via libera lo scorso dicembre dalla Corte di Cassazione per i referendum per l'acqua. «Grandissima soddisfazione» all’interno del Forum, soprattutto perché, secondo Luca Faenzi del Comitato per l'acqua pubblica: «pur essendo stato bocciato uno dei tre quesiti referendari da noi proposti, è stato comunque conservato il nostro impianto politico, soprattutto con l'approvazione del terzo referendum, con cui si andrà ad eliminare il profitto dalla gestione del servizio idrico legato alla determinazione della tariffa in base al capitale investito». 

Dopo 24 anni si torna anche a scomodare la popolazione su un tema tanto delicato quanto importante, su cui in realtà si erano già tratte le dovute conclusioni: il nucleare. Si voterà infatti sulla cancellazione dei provvedimenti che hanno riaperto la strada all'atomo in Italia. Idv, il promotore del quesito, esulta, nonostante la Corte abbia bocciato il quesito proposto dal suo leader per l'abrogazione di parte del decreto Ronchi-Fitto sulle norme atte a limitare la gestione pubblica del servizio idrico. Una domanda di revoca molto criticata dal Forum dei Movimenti per l'acqua, perché con esso «si lascerebbe la porta aperta alla privatizzazione». 

Di Pietro ha presentato anche una diffida all'Agcom, per bloccare tutti gli spot a favore dell'energia nucleare su tv, giornali e siti internet «con pubblicità ingannevole», ed ha incassato un’altra importante ammissibilità: quella sul referendum per l'abrogazione totale del “legittimo impedimento”, l’ennesimo escamotage creato per tenere il premier Berlusconi lontano dalle aule di giustizia fino al prossimo ottobre.

Tornando all’acqua pubblica, si può dire che gli effetti del referendum, in caso di vittoria dei Movimenti, porterebbero al blocco di manovre come quella condotta a Roma del sindaco Alemanno, che sta cercando di mettere il servizio pubblico nelle mani di società private come l’Acqua Marcia o, peggio ancora, di multinazionali come Veolia. Al Forum dei movimenti dichiarano: «Noi ci attrezzeremo per vincere, perché pensiamo si tratti di una consultazione di portata epocale». Non solo: l’idea del Forum è di realizzare una campagna di sottoscrizione “con rimborso”. Cosa significa? Che in caso di ottenimento del quorum il finanziamento pubblico (proporzionato al numero dei votanti) che spetta ai referendum verrà ridato ai contribuenti: «Se raggiungeremo il quorum restituiremo i soldi che riceveremo dai cittadini», hanno dichiarato dal Comitato. 

Uno spirito a cui non si è più abituati, in un Paese nel quale la distanza della classe politica dalla gente comune si fa sempre più allarmante (per chi, però, resta ancora da vedere). Un senso civico che stride con l’atteggiamento autoreferenziale dei politicanti del Bel Paese, sempre più indifferenti all'opinione di milioni di italiani che, in questo caso, non vogliono il nucleare e vogliono l'acqua pubblica. Ne sono state un perfetto esempio le dichiarazioni del ministro dei Rapporti con le Regioni, Raffaele Fitto, che all’entusiasmo dei Movimenti promotori dei referendum tutto ciò che ha saputo rispondere è stato: «Quella referendaria è una battaglia di retroguardia frutto di una cultura che non ha ancora fatto i conti con la modernità». Una dichiarazione che dimostra una volta di più quanto ad avere fatto i conti con la “modernità”, in effetti, siano proprio molti cittadini. Che hanno capito una cosa importante: il futuro, o se di vuole la “post-modernità”, sicuramente non sta in tecnologie dannose, pericolose, costose ed obsolete. Né tanto meno nella privatizzazione di beni fondamentali quali l’acqua.

Che si tengano pure la “modernità”, i suoi effetti ed i suoi inganni. Perché per fortuna ci sono sempre più persone che sono già andate oltre.