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E in Russia il Corso fu sbalzato di sella

di Ernesto Ferrero - 14/01/2011

 
Lo storico francese Dominic Lieven analizza la sconfitta dell’esercito napoleonico nella campagna di Russia del 1812.
Nell’analizzare il collasso delle milizie francesi, l’autore si concentra non solo sugli errori e le debolezze di queste ultime, ma anche sui punti di forza dei russi, come ad esempio le grandi capacità organizzative, noché sulla superiorità in alcuni aspetti tecnici e militari. Il libro di Lieven offre una sintesi esauriente di quegli eventi, visti da entrambe le prospettive, quella dei vincitori e quella degli sconfitti. Inoltre unisce all’analisi del quadro politico e istituzionale un’attenzione minuziosa agli aspetti bellici e tecnologici, anch’essi determinanti per le sorti del conflitto.


Il titolo italiano di questa ricerca storiografica, insieme poderosa e affabile, La tragedia di Napoleone in Russia, andrebbe opportunamente rovesciato. Vi si racconta soprattutto la tragedia della Russia che, aggredita da Napoleone nel giugno del 1812, prima si difende a mente fredda, poi contrattacca con l’aiuto dell’inverno, giustamente non si ferma alla Beresina e nel marzo 1814 arriva trionfalmente a Parigi. Una prova di forza morale e coesione patriottica, ma anche di imprevedibili capacità organizzative. Nell’immane cimento trova se stessa e ne esce come grande nazione. Non bastano eroi e strateghi a vincere le guerre: ci vuole una buona logistica, lo sforzo produttivo dell’industria, la fluidità degli approvvigionamenti, l’efficacia dei collegamenti interni. Ottimo organizzatore, Napoleone trovò in Russia degli avversari degni di lui.
Che il volume adotti un’ottica russa (finalmente: è cosa rarissima) lo si deve anche a un dato biografico: l’autore, Dominic Lieven, docente di Storia russa alla London School of Economics, discende dal più giovane dei generali dell’entourage dello zar Alessandro, e capo della sua segreteria militare. […] Spira dunque sul volume l’aria del dissimulato orgoglio di chi può rivendicare alla patria degli avi meriti a lungo misconosciuti. La spina dorsale dell’impero, l’aristocrazia, diede buona prova di sé e si spese con generosità; lo zar Alessandro, dipinto spesso come un bamboccione innamorato di sé, irresoluto e un po’ femmineo, fu capace di sostenere ed attuare il piano elaborato con largo anticipo con Barclay, grazie anche ai suoi servizi segreti: logorare Napoleone con una campagna difensiva in Russia, poi inseguirlo oltre il confine, riunendo Prussia e Austria contro di lui. Riuscì a persuadere tutti che una pace durevole non poteva essere firmata che arrivando a Parigi, come poi di fatto avvenne, anche se la vittoria fu costosissima (l’inverno del 1812 fu tremendo anche per i russi, e quasi metà dell’esercito andò perduta nella lunga campagna successiva in Germania e Francia). […]
Lieven rimette le cose a posto, adottando il doppio approccio della visuale a largo raggio («il punto di vista di Dio») e l’attenzione al dettaglio rivelatore («il punto di vista del verme»), come la scadente qualità delle cartucce che rendeva poco affidabili i moschetti russi. Per questo può arrivare a dire che la vera differenza tra i due contendenti la fecero i cavalli: fondamentale arma d’assalto, inseguimento, ricognizione, trasporto, mobilità. I russi ne trovavano in abbondanza nelle steppe e potevano contare su 250 allevamenti privati; persi i suoi durante la ritirata, Napoleone pagò duramente quell’inferiorità.
Anche se da buon storico militare Lieven si infervora soprattutto nelle battaglie, la buona leggibilità del libro si deve anche all’efficacia con cui delinea rapidamente i caratteri dei molti personaggi che affollano la vicenda. Con il loro ricco campionario di virtù e difetti, dovrebbero insegnarci molte cose ma, si sa, se la Storia è una buona maestra, gli uomini sono dei pessimi allievi (lo stesso Napoleone, che pure era un lettore forte, e poi Hitler). E tuttavia ci converrà leggere con attenzione questa storia di duecento anni fa, perché ci racconta della Russia cose che possono tornare buone anche oggi.

Dominic Lieven, La tragedia di Napoleone in Russia, Mondadori, pp. 658, € 30.