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Il mistero del male nella rivelazione di Jakob Lorber

di Francesco Lamendola - 29/01/2011


Jakob Lorber: chi era costui?

Una figura quasi dimenticata, nota solo a pochi adepti e cultori di esoterismo: peccato; una figura che meriterebbe di essere conosciuta da un pubblico più vasto.

D’altra parte, come sempre in questi casi, vale l’aurea massima che chi è veramente alla ricerca della consapevolezza spirituale, certi incontri finisce per farli in ogni modo, prima o dopo; mentre chi si accontenta della merce per i palati grossi, non ne trarrebbe alcun giovamento, anche se dovesse andarci a sbattere addirittura.

Quando noi siamo maturi per i maestri, sono i maestri che ci vengono a cercare: non è il caso che ci ha spinto a fare quel determinato incontro, ad acquistare e a leggere quel determinato libro, ma Qualcosa più grande di noi.

Ciò premesso, diremo due parole di presentazione su questo mistico che visse una esistenza estremamente appartata e modesta, quasi in sordina; per poi proporre un brano della sua prosa e commentarlo brevemente, senza alcuna pretesa di completezza: tanto per sollecitare chi fosse interessato a misurarsi con i suoi scritti originali.

Jakob Lorber nasce nella borgata di Kanisce, presso Marburg (oggi Maribor, in Slovenia), il 22 luglio del 1800 e muore a Graz, il 24 agosto del 1864. Suo padre è un piccolo proprietario terriero che coltiva la terra con le proprie mani, ma possiede anche uno spiccato talento musicale e sa suonare parecchi strumenti musicali, tanto da insegnare al figlio, con eccellenti risultati, il violino, il pianoforte e l’organo.

Diplomatosi maestro elementare, Jakob non riesce a trovare un posto da insegnante e decide di dedicarsi interamente alla musica; giungerà anche a conoscere Paganini e ad esibirsi in concerto a Vienna. Nel 1840, ancora alla ricerca di una sistemazione fissa - vive, infatti, dando lezioni private di musica - riceve una offerta allettante da Trieste: quella di secondo maestro di cappella, che gli darebbe, finalmente, all’età di quarant’anni, la sospirata scurezza economica.

È un uomo mite, bonario, socievole, dagli ampi interessi culturali (oltre alla musica, l’astronomia) e, soprattutto, assai pio: prega molto e con fervore, legge continuamente la Bibbia e, oltre ad essa, anche gli scritti di grandi mistici, come Emanuel Swedenborg e Jakob Bohme, nonché quelli di Justinus Kerner, il medico e poeta che aveva conosciuto e studiato di persona il celebre caso di Friederike Hauffe, la cosiddetta Veggente di Prevorst (cfr. il nostro precedente articolo: «Leggere con lo stomaco, vedere gli spiriti: il caso della veggente di Prevorst» (apparso sul sito di Arianna Editrice in data 07/07/2008).

Mentre si sta preparando alla partenza per la città adriatica, un giorno, dopo le preghiere del mattino, ode una voce che gli dice di alzarsi, prendere il quaderno e scrivere: e lui obbedisce. Incomincia, così, a ascrivere, sotto dettatura della voce interiore; e continuerà a farlo per tutto il resto della sua vita, compilando qualcosa come 14.000 pagine, che saranno poi pubblicate in ben trentasei volumi.

Vive in una solo stanza, a Graz, visitato regolarmente da pochi amici, fra i quali il suo futuro biografo, Karl Gottfried Ritter von Leitner, i quali lo osservano stupiti come scrive pagine e pagine, senza ripensamenti, senza cancellature, come se qualcuno gli stesse dettando. Per due sole volte interrompe la sua opera monumentale (che egli non ha mai considerato sua, ma opera di Dio): quando raggiunge i due fratelli minori, in Carinzia, per lavorare insieme a loro nel commercio del legname; e quando si assenta per una tournée musicale di pochi mesi: ed entrambe le pause sono di breve durata.

La sua esistenza è tranquilla e ritiratissima, Lorber non cerca alcun tipo di pubblicità; si considera solo, umilmente, lo scrivano di Dio. Quando la sua salute peggiora, dopo i sessant’anni, continua la sua opera dettando agli amici. Fra i suoi scritti - i quali, complessivamente, prenderanno il nome di «Nuova Rivelazione» -, il più ampio e articolato è «Il grande Vangelo di Giovanni», che, da solo, riempie ben dieci volumi.

Muore nel suo letto, per uno sbocco di sangue, dopo aver predetto la propria fine, due giorni prima che avvenisse.

Dagli scritti di Jaokb Lorber emerge una visione del reale grandiosa, cosmica, per molti aspetti straordinariamente in anticipo sulle conoscenze  scientifiche del suo tempo: si sospettò che il veggente le traesse da qualche pubblicazione, ma nulla fu mai trovato in casa sua e, inoltre, come già detto, furono in molti a osservarlo mentre lavorava allo scrittoio e unanimemente testimoniarono che egli non si serviva mai di libri, né di appunti.

Per Lorber, la materia, propriamente parlando, non esiste: tutto è energia, cioè Spirito divino. L’atomo è un universo vivente e ogni cosa che esiste è un pensiero di Dio, Spirito infinito, fondamento del mondo. Prima di creare la natura materiale e l’uomo stesso, Dio ha creato le essenze angeliche; ma, dopo che alcune di esse, dotate di libero arbitrio, scelsero di separarsi da Dio, ebbe luogo un processo di addensamento della loro volontà e, perciò, di materializzazione. A questo punto, per offrire loro una possibilità di redenzione, Dio trasse da quella prima materia la sostanza del mondo fisico che noi conosciamo e che altro non è se non la via per la quale le creature angeliche perdute potranno riunirsi al Creatore.

Il regno minerale, quello vegetale e quello animale sono il risultato di un processo graduale di purificazione e di redenzione della “materia” luciferina la quale, mano a mano che viene guidata a liberarsi del proprio egoismo, si perfeziona e si spiritualizza. L’uomo è la meta finale di tale sviluppo: in lui, tramite il libero arbitrio, si svolge quella che, in un certo senso, è la rivincita dell’egoismo su se stesso, la redenzione della volontà che, per orgoglio,  si era separata da Dio. L’incarnazione di Gesù Cristo, Spirito divino che si fa carne per la redenzione del mondo, si colloca nella fase cruciale di questo processo di autoconsapevolezza.

In quest’ultima fase storica, l’uomo può scegliere di far prevalere in sé lo Spirito divino, divenendo una cosa sola con Lui: puro amore e opere buone sono il mezzo per raggiungere ciò, lungi da ogni esteriorità superstiziosa. Il piano di redenzione divina prosegue poi nella dimensione dell’Aldilà, poiché molte anime lasciano il corpo ancora impreparate e hanno bisogno di ulteriori occasioni di perfezionamento, sotto la guida di presenze angeliche. Le anime ancora troppo imperfette, invece, dovranno ritornare ad incarnarsi su altri pianeti o sulla Terra stessa, fino a quando anch’esse non saranno pronte per divenire una cosa sola con Dio Padre.

Scrive, dunque, Jakob Lorber nella sua opera «Il grande Vangelo di Giovanni» (riportato in: Paola Giovetti, «I grandi iniziati del nostro tempo», Milano, Rizzoli, 1993, pp. 60-64):

 

«Quando la Divinità, attraverso processi che per voi rimarranno sempre misteriosi, ebbe individuato e riconosciuto in sé lo spirito creativo di tutto, sentì sorgere in Sé una tensione possente, ed Essa parlò così a se stessa. “Io voglio emanare da Me le Mie idee, affinché in esse Io possa vedere di quali cose sono capaci le Mie forze.!”. Infatti finché non c’è attività, la Divinità può conoscere Se stessa solo n misura limitata. Soltanto nelle opere Essa può conoscere sempre più la propria potenza e se ne rallegra, proprio come ogni artista capisce soltanto dalle proprie creazioni ciò che è dentro di lui e ne trae gran gioia.

La Divinità volle dunque creare e disse ancora a se stessa: “In Me riposa tutta la forza dell’Eternità; creiamo dunque un essere che sia provvisto di ogni forza come Me, in modo tale che porti in Sé quelle proprietà nelle quali Io possa riconoscere Me stesso!”. Fu allora creato uno spirito il quale fu corredato di ogni forza, al fine di mostrare serenamente alla Divinità le forze che in Essa riposavano. E se ora vi divo che quel primo spirito creato si chiamava Lucifero (cioè: colui che porta la luce), capirete perché si chiamasse così e in nessun altro modo che così. Egli portava in sé la luce della conoscenza..

Provvisto della Mia piena potenza, egli chiamò in vita altri esseri, in tutto simili a lui; essi furono parimenti autocratici e provvisti di tutta la forza del Mio spirito.

Lucifero, ben sapendo di dover rappresentare in sé il polo opposto di Dio, credette di essere in grado di assorbire in sé la Divinità. Il finito però non potrà mai comprendere l’infinito; ciò nonostante Lucifero credette nella sua follia di poter tenere prigioniera la Divinità. In questo modo perse la sua posizione corretta, si allontanò dal centro del Mio cuore e fu preso sempre più dal desiderio di riunire intorno a sé le creature sorte d Me per opera sua.»

Sorse così un conflitto, cioè la separazione delle parti, che infine fece sì che il potere da Me conferito a Lucifero fosse ritirato, ed egli rimase coi suoi seguaci privo di potenza e forza creativa.

Si presentò naturalmente il problema: che accadrà ora di questo esercito di caduti, che sono come morti, cioè inattivi? C’erano due vie. La prima era questa: annientare Lucifero col suo seguito, per crearne poi un secondo, che però probabilmente avrebbe compiuto il medesimo errore. Non era una difficoltà creare delle macchine in grado di eseguire i Miei ordini senza volontà propria, ma non era questo lo scopo: per ottenere la luce dell’autocoscienza la via seguita fino ad allora, cioè quella della libertà, era l’unica.

In che modo però Lucifero, la cui caduta era avvenuta solo a causa di un errore, si sarebbe in seguito conquistata la possibilità di rimediare a questo errore? E dove sarebbe la Mia saggezza se Io non avessi conosciuto e previsto la possibilità di una caduta? E soprattutto: dove sarebbe il Mio amore, se esso non avesse rinunciato  alla distruzione, trovando anzi nella saggezza  un mezzo per ricondurre gli esseri perduti alla luce della conoscenza?  Non rimaneva dunque che la seconda via, quella che vedete realizzata nella creazione materiale. […]

Per questo fu creato il mondo materiale, l’intero universo, l’uomo. In lui , a seconda del grado della loro malvagità, gli spiriti furono rivestiti di materia, esposti a lotte, tentazioni e dolori; in primo luogo per portarli gradualmente, attraverso queste condizioni di vita, alla comprensione dei loro errori, e n secondo luogo per dare inizio in questo modo anche al loro VOLONTARIO ritorno; ovunque infatti, PER PRIMA COSA, vale il principio di LIBERTÀ, e il principio di perfezionamento viene come secondo. […]

Tutta la creazione visibile consiste soltanto di particole del grande spirito di Lucifero e del suo seguito caduto  e bandito nella materia… Vedete dunque che cosa Io faccio a causa di un unico angelo superbo? Io vi dico che non sarebbe mai stata creata la terra, né il sole, né nessun’altra cosa materiale se quest’unico fosse rimasto sottomesso... Nella crescita dei Miei innumerevoli imperfetti figli, nella loro crescente capacità di conoscenza, nel loro perfezionamento e nella loro sempre più elevata attività, è insita la Mia più alta beatitudine. La vostra gioia per una più perfetta capacità conquistata con fatica è anche la Mia gioia! […]

Nel nome di “Lucifero” è contenuto tutto il complesso del figlio perduto.. Pensate che praticamente tutta l’umanità non è costituita da altro  che da membra di quest’unico “figlio perduto”, e più esattamente da uomini derivanti dalla sventurata  discendenza di Adamo. Con il figlio perduto” si intende dunque ogni singolo uomo in sé, e in ogni uomo che vive secondo la Mia parola e viene nuovamente generato attraverso la parola e la redenzione, Io ritrovo il figlio perduto (cioè una parte essenziale di lui), che ritorna alla grande casa paterna… […]

Per amore di un solo figlio Io sono pronto a sacrificare miliardi di soldi e di mondi di ogni genere, se egli non potesse in altro modo ritornare di nuovo a Me. Se però le cose fossero giunte al punto che un figlio potesse essere salvato soltanto se Io offrissi per lui questa Mia unica eterna vita, allora Io preferirei privarmene piuttosto che perdere uno solo dei Miei figli. Comprendi tu questo amore? [...]

[Verrà il momento] ij cui nessun sole materiale nessuna terra materiale  ruoterà più nello spazio infinito, ma una magnifica nuova creazione spirituale con esseri beati e liberi riempirà ovunque lo spazio infinito, ed Io sarò di eternità in eternità eternamente Dio e Padre di tutte le creature. E questa beatissima condizione n avrà mai fine. Ci saranno UN SOLO gregge, UN SOLO ovile, UN SOLO pastore. […]

Adesso voi siete soltanto come embrioni nel grembo materno. PERÒ ERAVATE SPIRITO  E DIVERRETE NUOVAMENTE SPIRITO! […]

Con le sofferenze Io rendo miti i popoli.  Li strappo alla follia di credere che i desideri mondani tesi solo al piacere  siano la prima cosa che l’uomo deve cercare.  Io insegno loro - purtroppo attraverso esperienze dolorose - la caducità dell’umana presunzione, della fama mondana  e dei beni mondani, e mostro loro l‘eterna durata  dei valori spirituali. Così avviene al singolo, ai popoli, ai dominatori, ai sacerdoti. A tutti mostro che sopra di loro che qualcuno che lascia sì fare loro quello che vogliono, ma che tiene LUI SOLO nelle mani le fila dei concatenamenti e dei rapporti  e che sa volgere al bene dell’umanità, e anche del singolo, ogni cosa - anche la più cattiva - che l’uomo compie…»

 

Nei confronti di Jakob Lorber vale la stessa riserva che si applica a tutte le “rivelazioni” cristiane da parte di veggenti i quali affermano di aver ricevuto direttamente da Dio il compito di integrare, in qualche modo, o  di chiarire, o di perfezionane, la dottrina esposta nei Vangeli. Infatti, se esse non fanno altro che parafrasare questi ultimi, non aggiungono nulla di sostanziale alla Rivelazione; se pretendono di fornire un punto di vita più elevato, si pongono oggettivamente in una prospettiva ereticale, ma, in genere, non espongono verità talmente evidenti, da potersi sostituire a una tradizione antica di duemila anni.

Eresia a parte - e Lorber non fu avaro, nei suoi scritti, di critiche alla Chiesa cattolica, sostenendo, ad esempio, che Dio non gradiva la costruzione di chiese sontuose, ma che avrebbe preferito vedere innalzati asili e ospedali per il sollievo dei dolori umani -, ci si domanda per quale ragione si dovrebbe riporre una assoluta fiducia nella veridicità del messaggio portato agli uomini dal musicista sloveno, al punto da considerarlo più attendibile e più definitivo di quello che è stato messo per iscritto pochi decenni dopo la morte di Gesù Cristo, da persone che lo avevano direttamente conosciuto o che avevano frequentato personalmente la cerchia dei suoi discepoli più intimi.

La storia del Cristianesimo è piena di mistici e di veggenti, ma sono relativamente rari quelli che hanno inteso diffondere un messaggio diverso e, a loro dire, più esauriente e approfondito, di quello tramandato dalle Scritture. D’altra parte, i seguaci di Lorber - ve ne sono diversi, oggi, nel mondo, e specialmente nell’Europa settentrionale - fanno notare che alcune delle sue profezie sarebbero state confermate dai successivi avvenimenti di Fatima e di Medjugorje, in particolare quella relativa al fenomeno della rotazione del Sole, avvenuta nel 1917.

Fatta questa premessa, passiamo al contenuto teologico della rivelazione” di Jakob Lorber e specialmente all’aspetto di essa che ci sembra più originale.

Si tratta della concezione secondo cui il Diavolo non è, semplicemente, una creatura angelica ribellatasi a Dio, ma, in un certo senso, la causa e l’origine del mondo materiale: non già come demiurgo malvagio, alla maniera dei manichei, bensì, al contrario, come protagonista di un processo di redenzione che, per ritrovare le strade dell’unione con il Divino, deve prendere coscienza di se stesso, cosa che sarebbe stata possibile solo riscattando la materia originatasi da quell’atto originario di disobbedienza e di rifiuto.

Gli elementi di originalità, in questa concezione, ci sembrano essere due.

Il primo è che la creazione materiale non è negativa in se stessa, ma nemmeno positiva (vedi la dottrina cattolica della resurrezione dei corpi); ciò ricorda, semmai, la filosofia di Schelling riguardo alla natura come “spirito pietrificato” e implica che la realtà fisica costituisca una tappa sul cammino del ritorno di tutte le cose a Dio.

Il secondo è che il Diavolo non rimarrà eternamente separato da Dio, ma che, alla fine dei tempi, anche lui riuscirà a riscattarsi dal male e a ritrovare la strada per ricongiungersi con il Divino: opinione che, sia pure timidamente, alcuni teologi contemporanei hanno ripreso, ritenendo incompatibile con l’Amore divino e con la perfezione del suo progetto universale  l’idea che il Male continuerà ad esistere, senza mai riscatto né remissione; ma che, alla metà del XIX secolo,  non trovava alcuno spazio nell’ambito del pensiero cristiano.

Che altro dire?

Il grado di verità oggettiva del messaggio di un veggente o di un mistico è sempre difficile, per non dire impossibile, da determinarsi: valga per tutti il caso emblematico del processo a Giovanna d’Arco, le cui “voci” potevano essere interpretate sia come provenienti dal basso, ossia dal Diavolo, che dall’alto, ossia da Dio: bruciata sul rogo come strega ed eretica - anche per ragioni politiche, è vero -, ella è stata poi riabilitata e proclamata santa dalla Chiesa cattolica (cfr. anche il nostro scritto «Il gretto spirito di casta dei professori universitari ha acceso il rogo di Giovanna d’Arco», apparso sul sito di Arianna Editrice in data 02/03/2009).

Aggiungiamo solo che anche in Italia esiste una Associazione Jakob Lorber, con sede a Milano, la quale ha curato la pubblicazione integrale della sua monumentale opera in oltre trenta volumi (il triestino Salvatore Piacentini aveva tradotto quasi l’intero corpus già nel decennio 1924-34). I primi trentuno sono stati pubblicati da una apposita casa editrice a Mirano, in provincia di Venezia; gli altri saranno curati da una casa editrice di Sant’Omobono Terme, in provincia di Bergamo. Ulteriori notizie sono facilmente reperibili in rete.