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Fuori tempo massimo

di Massimo Gramellini - 01/03/2011




Trenta e oltre anni fa, i liberali denunciavano in splendida solitudine il sinistrismo della scuola pubblica e l’egemonia culturale dei comunisti. Ricordo gli articoli al cianuro di Indro Montanelli contro le ricostruzioni storiche di certi libri di testo adottati nei licei, dove le purghe di Stalin venivano fatte passare per innocui lassativi. Poi il comunismo è finito e nel giro di un decennio anche il suo predominio sulla cultura e sulla scuola. Il turbo-consumismo ne ha preso il posto e si è affermato come nuova ideologia di massa, trovando nelle televisioni commerciali lo strumento di propaganda per trasformare i cittadini in consumatori. Fa quindi un effetto straniante leggere sulle prime pagine dei giornali di oggi quel che alcuni di noi cercarono invano sulle prime pagine di trenta e oltre anni fa. Come se fossimo saliti sulla macchina del tempo per riatterrare in un piccolo mondo antico che risulta incomprensibile ai ragazzi del Duemila, uno dei quali ancora la settimana scorsa mi chiedeva se i comunisti erano gli impiegati del Comune.

Secondo gli esperti di psiche umana, chi agita i fantasmi del passato manifesta il suo rifiuto di invecchiare, applicando il ferma-immagine alla propria vita. Se a quarant’anni, per esempio, era circondato da maestrini comunisti e belle ragazze, farà di tutto per continuare a circondarsene a settanta. E questo spiegherebbe il bunga bunga, ma anche Giuliano Ferrara.