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Ho paura

di Giuliano Corà - 26/03/2011







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La catastrofe nucleare del Giappone –che, al modico costo di qualche migliaio di morti (oggi e in avvenire), ci permetterà di vincere il referendum di giugno-  ha avuto anche, come effetto collaterale, quello di riaprire il Gran Barnum di nani, ballerine e bestie varie: Entrino, entrino, siòre e siòri: più gente entra più bestie si vedono’.
Cialtroni più o meno competenti, spesso pochissimo. Idioti più o meno utili. Sicofanti prezzolati. Criminali manovratori del vapore. Tutti, tutti si sono scatenati in un’orgia di scemenze che sarebbe grottesca se non fosse assassina. Abbiamo potuto sentire ogni cosa. Che Fukushima è stata la dimostrazione della capacità giapponese di gestire in sicurezza il nucleare. Che tanto rumore per nulla: a Tokyo la radioattività è come nel centro di Roma. Che d’accordo, però bisogna lasciarsi ogni porta aperta senza precludersi niente.
Il Primo Premio, consistente in un T.P.O. (Trattamento Pensionistico Obbligatorio), spetta comunque senz’altro a Margherita Hack, che, in un’intervista al CdS ha dichiarato che in fondo per il Progresso bisogna rischiare; anche l’uomo del Paleolitico lo ha fatto quando ha imparato a controllare il fuoco, e se non lo avesse fatto saremmo ancora a quei tempi, perché anche il fuoco comportava il rischio di incendiare le foreste…
Soprattutto, ad una voce, tutti questi arroganti e saccenti sacerdoti del Progresso e dello Scientismo si sono uniti per ammonirci: attenti, non fatevi prendere dal panico, non decidete ora sull’onda della paura e dell’irrazionalità.
Ebbene, diciamo a questi Maestri Stregoni che sì, abbiamo paura. Diciamo loro che la paura è il sentimento più razionale che esista, perché ci indica, anche ‘irrazionalmente’, ciò che può farci del male, e ci induce a tenercene lontani. Sin da quando, quasi cinquecentomila anni fa, da scimmie antropomorfe quadrumani cercavamo stentatamente di evolverci verso il Sapiens Sapiens (non è che il risultato sia stato un gran che, ma questo è un altro discorso), fu la paura a farci fiutare nel buio la presenza della belva che stava per sbranarci, spingendoci di corsa a metterci in salvo tra i rami di un albero. Fu la paura a farci udire gli impercettibili scricchiolii di un lago gelato, inducendoci a tornare indietro. Fu la paura a farci spostare in fretta l’accampamento dalle rive del fiume che stava per travolgerci. Fu la paura a farci intendere gli uggiolii dei cani prima del terremoto, per non rimanere schiacciati nella caverna.
Abbiamo imparato ad aver paura, cioè abbiamo imparato –prima ‘irrazionalmente’, poi sempre più lucidamente– a riconoscere il pericolo, e a tenercene lontani. Avemmo paura, e dunque ne abbiamo adesso.
Abbiamo paura del mostro nucleare, che uccide in silenzio, e per decenni, per secoli. Abbiamo paura dei fedeli e ottusi sicofanti che per quaranta denari oggi lavorano silenziosi ed ubbidienti ad orrori di cui non sono minimamente in grado di comprendere la portata. Abbiamo paura dei Maestri Stregoni, da sempre servitori del Potere, mai al servizio dell’Umanità. Abbiamo paura dei Capi, che per arroganza, per orgoglio, per folle superomismo mettono a rischio l’esistenza di generazione dopo generazione, domani e posdomani e ancora.
Abbiamo paura. Abbiamo il diritto di aver paura, abbiamo il dovere di aver paura, se crediamo ancora che la nostra specie meriti di salvarsi.