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Perché Nietzsche resta il nostro maestro

di Maurizio Bruni - 15/04/2011

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Friedrich Nietzsche laicista, materialista e ultimo erede dell'illuminismo? Non proprio. La posizione filosofica di Nietzsche, lo stesso suo relativismo, che meglio sarebbe chiamare "prospettivismo", viene adesso rivalutata da ambienti cattolici. Con un articolo a firma di padre George Sans, professore nella facoltà di Filosofia della Pontificia Università Gregoriana, l'autorevole rivista Civiltà Cattolica cerca infatti di chiarire molti luoghi comuni che si sono sedimentati sul pensiero e l'opera del filosofo tedesco autore di Così parlò Zarathustra, e lo fa a partire dalla rilettura della traduzione italiana delle opere nietzschiane approntata da Mazzino Montinari assieme al suo maestro Giorgio Colli per Adelphi, trovando «qualcosa di giusto» nella teoria della «natura prospettica».
Nietzsche, sottolinea peraltro padre Sans, «non è soltanto uno dei "maestri del sospetto", ma è anche uno dei filosofi più sospettati...». Inizia dall'essere ateo e teorizzatore della "morte di Dio" e risente, almeno all'inizio, di materialismo e darwinismo, ma poi si pone oltre. «Spesso le accuse nei suoi confronti si fondano su una lettura imprecisa o volutamente deformante dei suoi testi», argomenta la rivista della Compagnia di Gesù. «Come mostra l'esempio di Nietzsche, è sbagliato ritenere che il relativista debba contestare ogni forma di verità... Il suo discorso sulla conoscenza prospettica ricorda il fatto che siamo esseri sociali. E la sua affermazione che, se si usano molti occhi si ottiene un'idea più completa della realtà, significa fra l'altro che la verità si riconosce nel dialogo. Viceversa sarebbe una caricatura della ragione autentica volerla trovare nella testa di un solo pensatore». Del resto, ne avevano già scritto due pensatori cattolici come Gustave Thibon e Giorgio Penzo: la via dionisiaca di Nietzsche può essere il "ponte" verso una visione postilluministica, aperta al sovrarazionale e al Sacro.