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La donna senza eros a cui l´uomo non piace più

di Camille Paglia - 22/04/2011

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Una volta, in un saggio per Penthouse, scrissi che Elizabeth Taylor era una «donna prefemminista», e che «esercita quel potere sessuale che il femminismo non è in grado di spiegare e che ha cercato di abbattere». Così argomentavo: «Attraverso star come Liz Taylor, percepiamo l´impatto rivoluzionario per i destini del mondo di donne leggendarie come Dalila, Salomè ed Elena di Troia».
"Il femminismo - continuavo - ha cercato di liquidare il modello della femme fatale come una calunnia misogina, un trito cliché. Ma la femme fatale esprime l´antico ed eterno controllo da parte delle donne del regno della sessualità".
Per me, l´importanza di Liz Taylor come attrice stava nel fatto che rappresentava un genere di femminilità ormai assolutamente introvabile nel cinema americano o inglese, radicato nella realtà ormonale, nella vitalità della natura. Era, da sola, un rimprovero vivente al postmodernismo e al poststrutturalismo, che ritengono che il genere non sia altro che un costrutto sociale. Vi faccio un esempio. I ragazzi stanno bene, il film di Lisa Cholodenko, è bellissimo, ma Julianne Moore e Annette Bening erano drammaticamente scheletriche, viste sullo schermo. È il classico look da inedia che ormai ci proiettano le star hollywoodiane: una silhouette ossuta, anoressica, scolpita col pilates, lontana mille miglia da quello che gran parte del mondo associa al concetto di femminilità. C´è qualcosa di quasi androide nella raffigurazione della donna irradiata da Hollywood. Se Gwyneth Paltrow fosse cresciuta negli anni ´30, sarebbe stata una ragazza irrimediabilmente imbranata, di quelle che fanno tappezzeria, presa in giro per la sua magrezza. Ma oggi viene presentata alle ragazze americane come l´ideale massimo a cui tendere.
Il personaggio di Liz Taylor inizialmente costituiva una continuazione di Ava Gardner. Tutte e due avevano una lussuria e una spontaneità naturali, un magnetismo animale, anche se tutte e due, all´inizio della loro carriera, non padroneggiavano bene le tecniche recitative fondamentali, il dialogo in particolare. È questo che la gente apprezza tanto in Meryl Streep: «Oh, è così brava con le intonazioni; oh, ha una dizione perfetta». Ma Meryl Streep non vive realmente i suoi personaggi, si limita a indossarne i panni. La Streep si traveste sempre. Ma è qualcosa di terribilmente superficiale, una questione puramente di testa, non di cuore o di corpo.
In America, negli anni ´50, le bionde erano l´estremo ideale ariano. Bionde sfacciate come Doris Day, Debbie Reynolds e Sandra Dee dominavano la scena. E poi c´era la Taylor, con quel look meraviglioso, bruno, etnico. Sembrava ebrea, italiana, spagnola, perfino araba. Era autenticamente transculturale, era una resistenza radicale al predominio della confraternita di reginette e cheerleader dai capelli dorati. E poi la sua sessualità esplicita in quel periodo puritano: era qualcosa di estremamente audace. Aveva una sorta di robustezza rispetto a quegli sconquassi di vulnerabilità ed emotività che erano Marilyn Monroe e Rita Hayworth. Anche la Hayworth proiettava sullo schermo una femminilità meravigliosa e struggente, ma la Taylor era una tosta. Aveva un istinto di sopravvivenza. E un´altra sua caratteristica era che riusciva a risollevarsi da tutte le tragedie e riusciva ad attingere alle sue sofferenze per la recitazione.
L´era delle grandi regine del cinema è senz´altro finita. Sharon Stone ha avuto il suo momento di gloria con Basic Instinct. Non solo nella famosa scena dell´interrogatorio nella stazione di polizia: in tutto il film disponeva del sesso e disponeva della telecamera. Lì ebbi un fugace momento di speranza. Pensai: «Il sesso sta finalmente tornando a Hollywood?» E invece no, non sono più riusciti a trovare un ruolo tanto convincente per la Stone, e il momento magico passò.
Angelina Jolie era fantastica in Gia, dove interpretava la parte della modella bisessuale Gia Carangi, morta di Aids. Aveva la sensualità e l´energia animale di Ava Gardner. Ma dopo essere assurta allo status di star globale, la Jolie ha deciso di diventare la grande star umanitaria. Improvvisamente si crede l´ambasciatrice delle Nazioni Unite per tutta la miseria umana del mondo. Tutto si trasforma in concetti elevati, e presto si ritrova a collezionare un serraglio multirazziale di bambini. Il risultato è un appiattimento totale della sua immagine artistica.
Da un certo punto di vista, Angelina Jolie ha il problema di essere una star nell´epoca dei paparazzi, in cui sei braccata molto più di quanto era braccata Liz Taylor. E così la Jolie è diventata difensiva e riservata, e ora c´è qualcosa di troppo calcolato e manipolatorio nel suo personaggio pubblico, e lei è diventata meno interessante di com´era. Ovviamente, non c´è nessuno che scriva grandi ruoli per lei. Le danno ruoli da film d´azione come Lara Croft in Tomb Raider, dove una donna contemporanea deve dimostrare di essere tosta e saper tenere testa fisicamente agli uomini. Ma non sono sicura che Angelina Jolie sarebbe capace di gestire alcuni dei ruoli che Liz Taylor sapeva interpretare tanto bene. C´è una rilassatezza nello stile di recitazione di Liz Taylor – e in Liz Taylor in quanto donna – che non c´è in Angelina Jolie, che trasmette sempre una sensazione di diffidenza o tensione.
Siamo in un periodo in cui tutto dev´essere tirato, nella mente e nel corpo. E in parte il motivo è che siamo nell´era del dopo-studios. La Taylor era una creazione del vecchio sistema hollywoodiano degli studios. E nello studio cinematografico si cresceva ultraprotette. Era un contesto familiare che certe persone – come Katharine Hepburn e Bette Davis – trovavano claustrofobico. Ma che invece fu molto proficuo per una persona come Liz Taylor.
La Jolie ha una vita piuttosto difficile, instabile, irrequieta. Lei è una dura, una sopravvissuta, una un po´ cinica. In Liz Taylor non si percepisce mai cinismo. Secondo tutti quelli che l´hanno conosciuta, era una donna calorosa e materna. E questa è un´altra cosa importante: tutte queste star dei giorni nostri, che accumulano figli con un esercito di tate. Nonostante tutti i suoi figli, nessuno definirebbe materna Angelina Jolie. Ma l´aspetto materno di Liz Taylor ha un ruolo fondamentale nel suo potere eterosessuale. Lei era in grado di controllare gli uomini. A lei piacevano gli uomini. E lei piaceva agli uomini. C´era una chimica fra lei e gli uomini che veniva dai suoi istinti materni.
Scrivo su questo argomento da anni, e le mie riflessioni sono state ispirate anche dalla visione di Liz Taylor sullo schermo e fuori. La donna eterosessuale felice e di successo si sente tenera e materna verso gli uomini, ma è qualcosa che è andato completamente perduto nella nostra epoca femminista. Ora le donne dicono agli uomini: tu devi essere il mio compagno, e devi essere proprio come una donna, essere il mio migliore amico e ascoltare le mie chiacchiere. In altre parole, alle donne gli uomini in realtà non piacciono più: vogliono che gli uomini siano come le donne. Liz Taylor amava gli uomini e gli uomini amavano starle intorno, perché lo percepivano. Ma lei non era una mansueta. Sapeva darle, oltre che prenderle. Erano famose le baruffe senza esclusione di colpi tra lei e Richard Burton, ed era qualcosa che lei adorava. Nessun uomo l´ha mai comandata. Nemmeno per un secondo.
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(Traduzione di Fabio Galimberti)