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Iraq: senza nome, uccisi senza ragione

di Naoki Tomasini - 08/06/2006

Sono oltre seimila i civili uccisi nelle violenze settarie degli ultimi cinque mesi
Sono oltre seimila i corpi di iracheni uccisi recuperati negli ultimi cinque mesi. L’annuncio non viene dal ministero dell’Interno iracheno o dalle forze della Coalizione –che per inciso non conta i morti iracheni -, ma dall’istituto che coordina gli obitori iracheni. Una carneficina che è figlia dell’impasse politica e minaccia di estendersi a tutto il Paese. Ormai non fa nemmeno più notizia, corpi senza vita vengono scoperti ogni mattina in diverse zone attorno a Baghdad e nel sud del Paese. Corpi di civili iracheni torturati e giustiziati con un colpo alla testa, quando non decapitati. Ma chi sono e cosa vogliono gli autori di queste stragi? E soprattutto, chi sono le vittime?
 
Polizia compromessa. Lunedì un commando di uomini armati in uniformi della polizia è giunto nel centro di Baghdad e ha sequestrato cinquanta persone che si trovavano in alcune agenzie di viaggi. “Prendevano gente a caso” ha dichiarato un testimone, “Se avessero agito per conto del governo avrebbero almeno chiesto i nomi delle persone che stavano portando via ” ha aggiunto un altro. Invece di quelle 50 persone si sono perse le tracce. Rashid Fulayah, comandante delle forze di sicurezza a Baghdad, sostiene che il ministero dell’Interno non ha nulla a che fare con questi arresti. Sempre lunedì, a sud di Baghdad, un autobus con undici studenti a bordo è stato fermato da uomini armati che l’hanno crivellato di colpi, uccidendo gli occupanti. Sono ormai migliaia le vicende di questo tipo che, a stento, trovano spazio sulle cronache. Alle volte le persone vengono sequestrate per chiedere un riscatto, ma nella maggioranza dei casi vengono torturate, giustiziate e i loro corpi gettati in qualche anfratto, nelle fogne, nelle fondamenta di case distrutte o nelle acque del Tigri. I loro familiari non tentano nemmeno di chiedere aiuto alla polizia: la sola cosa che possono fare le migliaia di iracheni che hanno perduto un parente, un amico, un figlio o una moglie, è recarsi all’obitorio e aspettare. Il problema delle squadre della morte infiltrate nella polizia irachena è noto da mesi. Elementi delle milizie islamiche sciite si sono infiltrati nei corpi della Guardia Nazionale grazie alla complicità dei politici sciiti al governo, e oggi, le autorità non sono più in grado di gestire il fenomeno. La polizia è nominalmente sotto il controllo del ministero dell’Interno, ma spesso, agisce per conto di Moqtada Sadr e dell’Iran.
 
Commando della polizia irachenaStallo politico e ritorsioni. Il nuovo premier Al Maliki, uno sciita, ha tentato di fermare questa compromissione tra polizia e gangs rimuovendo il ministro dell’Interno del precedente governo, Bayan Jabr, uomo legato alle milizie sciite filoiraniane del Badr. Ma non è stato in grado di trovare un nome che potesse sostituirlo, qualcuno che desse garanzie alla minoranza sunnita e ai curdi. Al Maliki aveva promesso che domenica avrebbe annunciato i nomi dei ministri di Interno e Difesa, due dicasteri chiave, non a caso rimasti scoperti, ma l’accordo sperato non si è trovato e l’assemblea che avrebbe dovuto votarli non è stata nemmeno riunita. Ora il rischio è che il fallimento politico porti a una recrudescenza delle violenze tra iracheni, in particolare da parte dei gruppi sunniti, sempre più marginali nella politica del Paese. Lunedì mattina la polizia irachena ha scoperto i corpi di undici persone, nei dintorni di Baghdad e nel Tigri. Uno di loro apparteneva a un alto esponente delle brigate sciite del Badr. E sabato scorso, nei pressi di Baquba, uomini armati hanno allestito un finto check point, hanno fermato due minibus e hanno ucciso tutti i 24 occupanti, ad eccezione di quattro, che si sono dichiarati sunniti e sono stati rilasciati. Questi due episodi sono chiaramente opera di milizie sunnite, una conferma del fatto che il metodo delle squadre della morte, anziché ridimensionarsi, ha fatto proseliti. I civili, particolarmente nelle aree miste, sono sempre più in mezzo a questa spirale di violenze settarie e vendette. Dopo l’episodio del finto check point a Baquba, nella stessa zona otto teste mozzate sono state scoperte in una cassetta della frutta nel mercato di Hadid. Sette appartenevano a cugini dell’imam sunnita locale. E martedì l’episodio si è ripetuto con le stesse modalità, ma con una testa in più.
 
Vittime della Coalizione. Venerdì, nella stessa zona attorno a Baquba, a nord della capitale, tre civili sono morti anche per mano statunitense. Lo ha comunicato il comando della coalizione, specificando che si è trattato di un errore. Il vice presidente Tariq al Hashemi, forse per evitare lo scomodo argomento dei massacri tra iracheni, ha puntato il dito contro le forze statunitensi e britanniche. Al Hashemi ha dichiarato che sono almeno ventinove i civili uccisi dai militari Usa a maggio e a chiesto indagini imparziali per appurare la verità sui fatti di Haditha, Ishaqi e Samarra. Anche i britannici sono accusati di avere ucciso civili in diverse occasioni: recentemente tre di loro sono stati assolti (perché mal preparati ) dall'accusa di avere fatto affogare in un canale di Bassora un ragazzino iracheno di 15 anni. E almeno in due occasioni i militari della regina hanno sparato sulla folla disarmata uccidendo numerosi civili. “Tutto questo è soltanto la punta dell’iceberg” diceva al Hashemi.