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Sono veramente queste le infrastrutture di cui abbiamo bisogno?

di aspoitalia - 08/06/2006

Da ASPO-Italia, sezione italiana di ASPO internazionale, l’associazione
per lo studio del picco del petrolio.


Con questa lettera, invitiamo gli amministratori italiani a riflettere
se sia saggio e opportuno impegnare considerevoli risorse in opere
costose come la nuova ferrovia TAV Torino-Lione, il ponte sullo stretto
di Messina e altre grandi opere destinate all’incremento della velocità
e del volume dei trasporti. Sono veramente queste le infrastrutture di
cui abbiamo bisogno?

Tutte queste opere sono basate sulla previsione che il traffico di
passeggeri e di merci continuerà ad aumentare nel futuro agli stessi
ritmi di crescita che ha mantenuto nel passato. Ma trasportare cose,
passeggeri o merci, richiede energia. Il concetto stesso di "alta
velocità" ferroviaria è enormemente costoso in termini energetici, sia
in termini delle opere necessarie sia in temini dei costi vivi per far
viaggiare i mezzi. Per non parlare dei costi energetici di opere
faraoniche come il ponte sullo stretto. La domanda è, allora, da dove
arriverà tutta questa energia?

Il trasporto al giorno d’oggi è basato principalmente sul petrolio e
potrà continuare a crescere soltanto se sarà possibile incrementare la
produzione di petrolio agli stessi ritmi del passato. Ma l’analisi dei
dati disponibili eseguita, fra gli altri, dagli scienziati del gruppo
ASPO, ci dice che ci troviamo oggi in una situazione di seria
difficoltà, con gravi problemi anche soltanto a mantenere la produzione
attuale. Sono ormai oltre due decenni che il consumo di petrolio ha
superato le nuove scoperte e siamo oggi nella situazione in cui per ogni
nuovo barile di petrolio che si scopre se ne consumano quattro dai pozzi
in esercizio.

Non siamo ancora davanti alla “fine fisica” del petrolio, ma il graduale
esaurimento delle risorse esistenti è un fatto accertato del quale
dobbiamo tener conto; non solo per il petrolio ma anche per gli altri
combustibili fossili, gas naturale e carbone. A questo fattore si
aggiunge l'ingresso sul mercato mondiale di economie in crescita come la
Cina e l'India a reclamare la loro parte. La conseguenza sarà un declino
nella disponibilità di petrolio, già indicata dagli alti prezzi che
abbiamo visto negli ultimi anni. Quello che vediamo oggi è solo un
assaggio di quello che ci aspetta nel prossimo futuro; che probabilmente
vedrà un aumento dei prezzi e un declino di disponibilità di tutte le
materie prime.

Questa situazione è particolarmente distruttiva per un paese come il
nostro, che ha modestissime risorse minerali proprie e che basa la
propria prosperità sull'energia fossile importata dall'estero. La nuova
crisi petrolifera mette in discussione la stessa esistenza di un sistema
industriale in Italia. Di fronte a questa situazione, dobbiamo ripensare
se sia veramente il caso di impegnarci in costose infrastrutture come
quelle previste per la TAV. Quanto meno, dobbiamo domandarci se non sia
il caso perlomeno di ridurre le pretese di "alta velocità" a valori più
ragionevoli che hanno costi energetici molto più bassi.

Nell'ottica di una crisi energetica imminente non possiamo certamente
pianificare la gestione delle risorse in previsione di un incremento del
traffico. Viceversa, dobbiamo tener conto della necessità prioritaria di
sostituire il petrolio e gli altri combustibili con altre fonti. Il
"Paese del Sole" ha ampie possibiltà di affrancarsi dalla schiavitù
dell'importazione di combustibili mediante l'uso di energia rinnovabile.
Ma, in questo campo, ci troviamo in una situazione di gravissimo ritardo
di fronte a paesi che, come la Germania, hanno investito importanti
risorse per la diffusione delle rinnovabili. Riprendere il terreno
perduto richiederà l'investimento di una frazione importante delle
risorse nazionali. Se queste risorse le impieghiamo per grandi opere
come la TAV o il ponte sullo stretto, non saranno disponibili per le
energie rinnovabili.

La protesta popolare odierna contro la TAV Torino-Lione è il sintomo di
una generale percezione che le grandi infrastrutture dedicate al
trasporto sono diventate, oggi, una grave inversione delle priorità,
qualcosa che non genera prosperità ma che, anzi, impoverisce il paese.
L'associazione ASPO invita gli amministratori italiani a tutti i livelli
in Italia, a ripensare a certe scelte fatte nel passato in nome di una
visione dello "sviluppo" ormai anacronistica. Le scelte fatte oggi
influenzeranno profondamente il nostro futuro, occorre utilizzare
saggiamente le risorse che rimangono per garantire ai nostri figli e
nipoti la stessa prosperità che la nostra generazione ha goduto con i
combustibili fossili. Occorre utilizzarle per l'energia, non per l'alta
velocità.