La Fiera delle Utopie Concrete 2006 "Scenario Sostenibilità - Il caso Autonomia Energetica Altotevere" avrà al centro il ruolo e gli spazi d'azione degli attori interessati ("stakeholders") per uno sviluppo autosostenibile.
Apriamo il dibattito con una intervista al vicesindaco di Hannover, Hans Mönninghoff, sulle sue esperienze di attuazione di politiche di sostenibiltà a livello territoriale.
Intervista realizzata da Karl-Ludwig Schibel a Hans Mönninghoff (*)
Vicesindaco e assessore all’economia e all’ambiente del Comune di Hannover
Domanda: Carugate, un piccolo comune nell’hinterland di Milano, ha introdotto nel suo regolamento edilizio l’obbligo di coprire il 50% del fabbisogno di acqua calda con collettori termosolari nei nuovi edifici e in quelli da ristrutturare. Il Comune ha fatto delle buone esperienze con questo regolamento; le case costruite con impianti termosolari hanno lo stesso prezzo di quelle nei comuni vicini costruite con impianti tradizionali. Ci sono alcuni enti locali in Italia che stanno seguendo questa buona pratica di Carugate, ma la stragrande maggioranza degli ottomila comuni in questo paese non hanno un regolamento di questo tipo e non hanno neanche l’intenzione di sperimentare una tale soluzione. Perché?
Mönninghoff: Mi vengono in mente diverse spiegazioni. La prima è che secondo la giurisdizione tedesca, fino a poco tempo fa, un tale regolamento non sarebbe stato garantito dalla legge e quindi andrebbe capito com’è la situazione in Italia. Il Comune di Carugate ha semplicemente fatto il regolamento rischiando che qualcuno gli potesse fare causa? Nel mio paese gli uffici che rilasciano permessi di solito agiscono in modo molto difensivo ed evitano a tutti i costi delle situazioni dove potrebbero correre il rischio di controversie. Per questo sono poco disponibili a fare delle innovazioni se queste non sono consentite dalla legge in modo inequivocabile. Se con un nuovo regolamento esiste il rischio di finire in tribunale si bloccano subito.
Quindi, un primo problema è che le innovazioni di questo tipo spesso si muovono in un terreno giuridicamente incerto. In Germania è solo da un anno che è esplicitamente previsto dalla leg ge di inserire clausole con obblighi di questo tipo nel regolamento edilizio. Arrivati a quel punto poi è necessaria l’intenzionalità da parte dell’ente locale di inserire queste pratiche nel proprio regolamento, il superamento dell’inerzia delle burocrazie. Esiste un’inerzia di base nelle amministrazioni e un rifiuto di imboccare nuove strade sotto il motto: «abbiamo sempre fatto così», «non abbiamo mai fatto così». Per questo è prioritario partire con la sensibilizzazione tra i collaboratori interni alla pubblica amministrazione.
Un secondo aspetto che mi sembra importante è questa ideologia che meno sono i regolamenti, meglio è. Dico che è un’affermazione illogica perché ci sono ambiti, come per esempio la protezione antincendio, dove esistono una marea di prescrizioni e a nessuno mai è venuto in mente di chiedere la loro cancellazione nel nome della “libertà di costruire”. Però, rimane il fatto che nel discorso pubblico si parla di un ritiro dello Stato , anche se fattualmente questo tipo di ragionamento non sta in piedi. Tornando all’esempio dell’obbligo di riscaldare l’acqua sanitaria con pannelli termosolari, stiamo parlando di un regolamento piuttosto semplice.
Dunque sarebbero due gli aspetti per cercare di capire un comportamento istituzionale che razionale non è: la scarsa propensione innovativa degli uffici pubblici responsabili per i permessi e un’ideologia di “libertà” di costruire.
Domanda: Chiesto in termini più generali: perché i governi locali sono così reticenti a praticare delle soluzioni di una conversione ecologica, vale a dire ad utilizzare gli spazi d’azione dei quali dispongono in modo coerente nella direzione di uno sviluppo sostenibile?
Mönninghoff: A volte ho la sensazione che sono proprio i successi di un movimento verde ambientalista che in un secondo momento diventano degli ostacoli. Molti progetti di conversione ecologica, di riduzione dell’impatto ambientale, vengono percepiti, nel mondo politico ma anche nel pubblico generale, come dei progetti “verdi” e subito si attiva un meccanismo di repulsione per “temi verdi” che vengono denunciati a priori come le proposte di quelli forse di buone intenzioni, ma purtroppo senza nessun contatto con la realtà. Da questi “ecologisti” si devono tenere le distanze e sicuramente non gli va data una piattaforma pubblica. Fa veramente impressione quanto è facile realizzare un progetto spalla a spalla con la Camera di Commercio che piuttosto di un’iniziativa che viene dalla politica.
Domanda: Quindi possiamo dire che in una certa misura non è una questione di contenuti ma è una questione di etichettatura su un lato e di percezione sull’altro lato? Quali sono altre ragioni perché questi spazi d’azione sono sotto utilizzati?
Mönninghoff: Qui dobbiamo guardare nel dettaglio i vari campi d’azione. I problemi si presentano in modo molto diverso nel campo dell’energia, della mobilità, dei rifiuti. Se guardiamo per esempio la questione energetica oggi non esiste più nessuno che si oppone esplicitamente all’impiego delle energie rinnovabili, nessuno è contro l’energia solare, quindi non si incontrano più delle resistenze dentro la popolazione, però esiste sempre il pregiudizio che le tecnologie “alternative” costano di più e non hanno un buon rapporto costi-benefici. La lotta contro questo pregiudizio è un lavoro di sensibilizzazione e di informazione e lì si fa troppo poco.
Con il traffico si presenta in Germania una situazione completamente diversa e sicuramente anche in Italia. L’industria automobilistica è riuscita – ricordiamoci che tutte le persone in posizioni decisionali sono anche automobilisti – a presentare il guidare un’auto come espressione della propria indivi dualità, come espressione di libertà e di auto-realizzazione. Per questo c’è una scarsa disponibilità nella politica a mettersi in conflitto con la potente lobby automobilistica. Quindi è facile capire perché c’è poco coraggio di introdurre delle soluzioni radicali per quanto riguarda il traffico.
Domanda: Quindi lei sta dicendo che, in distinzione al settore energetico, in quello del traffico abbiamo dei gruppi di interesse molto potenti e che qui incontriamo dei conflitti che attraversano anche la propria persona perché a molti di noi piace ogni tanto premere sull’acceleratore ben sapendo che questo fa male sia all’ambiente che al clima?
Mönninghoff: Ad Hannover stiamo cominciando a definire delle zone del territorio comunale, che corrispondono quasi un quarto della città, che saranno chiuse a certi tipi di veicoli, in particolare quelli diesel senza filtri per i particolati. Questa è una vera limitazione che colpisce molte persone, anche ad esempio il tassista che ancora possiede il veicolo di una certa età. Incontriamo dei problemi consistenti con queste zone anche se la gente che vi abita ne approfitta direttamente e immediatamente, una forte resistenza del tipo “quelli vogliono rubarmi la libertà di spostarmi così come voglio io”.
Domanda: Hannover è una città conosciuta in Germania, ma anche in tutta l’Europa, come un comune d’avanguardia nel campo dello sviluppo sostenibile. La città è molto attiva in varie reti come l’Alleanza per il Clima e ICLEI e ci sono numerose buone pratiche per le quali è famosa, come il Klimafond, gli Acquisti Verdi e il quartiere ecologico Am Kronsberg. Quali, secondo lei, sarebbero le cause per cui il Comune è stato in grado di realizzare queste pietre miliari?
Mönninghoff: A prescindere dalla storia concreta di ognuno di questi progetti - e ci sarebbe da dire molto - se dovessimo ricondurre questi tre ed altri progetti che abbiamo realizzato negli ultimi vent’anni ad una singola causa, la risposta è semplice: una maggioranza stabile nel consiglio comunale ed una grande continuità nella politica della giunta. E’ una chiara volontà politica che sostiene la priorità ecologica. Questa maggioranza nel consiglio e nella giunta chiaramente si basa su un largo consenso nella popolazione che attribuisce grande importanza ai temi ecologici.
Domanda: Lei in passato ha fatto parte di comitati civici ed è stato impegnato in iniziative democratiche di base. Quando si trattava di definire l’ubicazione dell’impianto di incenerimento dei rifiuti ad Hannover si è ritrovato “sull’altro lato” e ha incontrato la resistenza dei cittadini nel quartiere. Qual è oggi la sua valutazione di questi gruppi auto-organizzati; come mediare i diritti delle popolazioni direttamente interessate a una buona qualità di vita e a un ambiente non ulteriormente compromesso con gli interessi generali, per esempio, per la costruzione di un impianto di incenerimento o una linea ad alta velocità?
Mönninghoff: Sono pienamente legittime tutte le azioni nonviolente da parte dei direttamente interessati per bloccare la decisione di realizzare un’opera alla quale sono sfavorevoli. Se però si è arrivati, in un processo democratico e in modo corretto, a una decisione necessaria, è altrettanto legittimo - possibilmente dopo una verifica giudiziaria – che questa procedura venga attuata. Se in una gestione integrata dei rifiuti viene fatto il tutto per evitare, ridurre e riciclare e se l’impianto corrisponde allo stato tecnologico più avanzato, non si può fare l’argomento del “not in my backyard”. La logica sarebbe quella che i rifiuti li produciamo noi ma dovranno essere smaltiti dove abitano altri. Lo stessa vale per una linea ferroviaria. Se una nuova linea è sensata come alternativa alla crescita del traffico automobilistico e se in un processo di pianificazione razionale e trasparente è stata scelta la variante con i meno effetti sull’ambiente – a quel punto vale per la decisione del percorso il motto “Bene comune prevale sugli interessi particolari” (ottimizzando naturalmente la protezione contro l’inquinamento acustico).
Domanda: Nella distribuzione delle deleghe, sia nei governi nazionali che territoriali e locali, l’ambiente, insieme alle pari opportunità, non gode di molto prestigio. Lei rappresenta il caso raro di un assessore all’ambiente di una grande città che guida anche l’assessorato all’economia e ricopre la funzione di vice sindaco. Che cosa ha imparato dalla responsabilità per questi due assessorati su come superare la marginalità della questione ambiente e sull’orientamento verso uno sviluppo sostenibile nei governi locali e territoriali?
Mönninghoff: Dobbiamo costatare che i temi ambientali non sono diventati temi “mainstream” e che la loro importanza è diminuita nella popolazione generale visto che abbiamo raggiunto un certo standard. Ovviamente fin quando le condizioni sono catastrofiche, con un forte inquinamento atmosferico per esempio, la situazione potrebbe essere diversa, ma visto che la situazione ambientale è migliorata considerevolmente negli ultimi venti anni, il tema è meno sentito nella popolazione. Piuttosto c’è la preoccupazione per i posti di lavoro, per l’immigrazione, per la sicurezza nei centri urbani. Il tema della sostenibilità, pur con le tre colonne della dimensione economica, sociale ed ecologica non è veramente entrato nella coscienza generale, è rimasto un dibattito tra esperti. Il tema della sostenibilità appare come un tema da nominare obbligatoriamente nei grandi discorsi programmatici, ma non fa parte di una coscienza diffusa e presente nella prassi quoti diana. Quindi non sono una prova per questo argomento dell’ambiente che sa entrare negli altri campi d’azione, semmai la prova dell’opposto. Oggi porto avanti molte questioni ambientali attraverso argomenti e meccanismi economici, rafforzando la città di Hannover come luogo di produzione di beni e servizi.
Nelle trattative con le imprese che cercano un luogo di produzione, la buona qualità ambientale e la buona qualità di vita di Hannover sono argomenti a nostro favore, mentre verso l’interno posso dimostrare che l’economia dell’ambiente crea posti di lavoro. Sono due argomenti con i quali posso portare avanti anche progetti di sostenibilità.
Quindi temi come quello delle energie rinnovabili sono più facili da affrontare dal lato economico che non dalla questione ecologica e qui ci ritroviamo con la situazione paradossale che poi all’“ambiente”, sia a livello nazionale che territoriale, rimangono tutti questi temi spiacevoli come la protezione contro l’inquinamento atmosferic o e acustico, con delle associazioni prevalentemente negative e dove è difficile avere dei successi. Per questo poi si spiega perché il mondo politico e gli stessi politici non hanno tanta voglia di prendere più sul serio la delega per l’ambiente e affrontare i temi collegati. A questa bassa stima per le questioni ambientali corrisponde tra gli stessi ambientalisti una sottovalutazione o una percezione sbagliata su dove sono i campi importanti d’intervento a livello locale e territoriale. Mi riferisco alla pianificazione territoriale, all’urbanistica, alla questione delle aree edificabili che sono competenze originariamente dei governi locali e che sono di una stragrande importanza per gli usi dell’energia e della mobilità di domani. Quindi nella politica a livello comunale e territoriale dobbiamo puntare con grande creatività sugli aspetti infrastrutturali, le aree verdi, ecc… Questi sono i temi dove si può influire in modo significativo su uno sviluppo capace di futuro.
(*) Hans Mönninghoff
Hans Mönninghoff, che ricopre l’incarico di assessore con deleghe all’economia e all’ambiente, è in Germania una delle figure eccellenti per una politica urbana sostenibile. Al suo terzo mandato come assessore all’ambiente e al primo come assessore all’economia, dal 1988 ha attuato nel suo comune, con grande competenza e tenacia, una politica ambientale d’avanguardia.
Il Comune di Hannover ha assunto una reputazione di rilievo, a livello nazionale e internazionale, con la costruzione del quartiere ecologico Am Kronsberg nell’ambito dell’Expo 2000, con una politica comprensiva di acquisti verdi che oggi si estende a tutti i beni e i servizi dell’ente, con una complessiva valutazione dell’impatto ambientale di tutte le attività del comune e con una politica avanzata di gestione integrata dei rifiuti.