Virtù e democrazia (recensione a Costanzo Preve Il Popolo al Potere)
di Gianni Vattimo - 13/06/2006
Ormai siamo in tanti a non credere più nella democrazia, dopo che nel mondo essa fornisce la giustificazione ai bombardamenti in Iraq e, da noi, si è trasformata nel dominio di piccoli gruppi di potere che costruiscono le liste elettorali imposte dai partiti alle nostre 'scelte'. Ma accanto agli ex credenti nella democrazia occidentale, ci sono anche i delusi dalle loro aspettative nella democrazia 'popolare'. Preve, a lungo docente di filosofia nei licei, confessa di aver seguito un corso di 'comunismo scientifico' in un paese dell'Est. Il titolo di questo suo bel libro è già di per sé polemico: non parla del potere del popolo, ma del 'popolo al potere', perché la prima formula allude a una struttura statica, quella che è scritta nelle nostre costituzioni; mentre la seconda designa un processo sempre aperto. Il popolo che deve andare al potere non è l'elettorato passivizzato e manipolato dalle oligarchie mediatiche e finanziarie; ma "l'insieme plurale di comunità liberamente organizzate". Avendo in mente questo ideale di democrazia, Preve ne propone una filosofia e una storia che si rifà piuttosto ad Aristotele che ai moderni ispirati da Hobbes; dunque, pensa la democrazia come resa possibile da uomini democratici. Il che implica un atto di fiducia nella capacità della 'natura umana' di non lasciarsi opprimere e di ribellarsi con uno scatto etico. Difficile che questo accada nel nostro mondo, ma forse non impossibile.
Costanzo Preve, 'Il Popolo al Potere', Arianna Editrice, pp. 207, e 12,95
Costanzo Preve, 'Il Popolo al Potere', Arianna Editrice, pp. 207, e 12,95