I Banchieri della FED vogliono le Borse Europee
di etleboro - 17/06/2006
I Banchieri della FED vogliono le Borse Europee L'accordo concluso tra il New York Stock Change (Nyse) e Euronext ha sollevato non poche polemiche tra i governatori della zona euro, che avevano puntato molto sulla costituzione di una borsa paneuropea, proprio perché rappresenta un ulteriore passo verso l'integrazione comunitaria. Allo stato attuale l'accordo tra la federazione delle Borse di Parigi,Lisbona, Amsterdam e Bruxelles, e il Nyse è una vera e propria scalata cd. amichevole con la quale i Banchieri della Federal Reserve prendono il controllo dei capitali delle imprese quotate in Europa. Allo stesso tempo gli Stati nazionali perdono un organo quale la Borsa valori, il cui controllo potrebbe anche andare al di là delle stesse istituzioni europee. La Deutsche Börse intanto continua a fare pressioni su Euronext perché abbandoni l'idea del Nyse proponendo invece una fusione, per evitare la scalata e ritornare al vecchio progetto della borsa paneuropea prima del rilancio del Nyse. I commissionari Europei, così come i capi di Stato nulla posso decidere in un accordo la cui decisione spetta a dalle società private, nonostante incida sulla vita economica pubblica europea. Il contesto congiunturale in cui avviene quest'accordo deve far comunque riflettere sulle probabili e reali motivazioni alla sua base. L'impotenza dell'America al US al Consiglio di sicurezza sull'Iran, si è alternata invece con il decollo politico della BCE, il crollo della credibilità dei capi occidentali, e infine l'abbandono del progetto costituzionale europeo.Dopo la fine della pubblicazione dei dati m3, sono stati colpiti dalla crisi monetaria l'Islanda, il Brasile, la Nuova Zelanda e la Turchia, si è avuto un ribasso del 10% del dollaro in soli 2 mesi, un barile di petrolio è giunto ad un livello storico di più di 70$, così come l'oro a più di 600$/oncia. Le Borse Europee, Wall Street e quelle asiatiche continuano a registrare i minimi storici di contrattazione, dopo aver subito due grandi shock che hanno spazzato miliardi di euro in pochi attimi, come quella del 10 maggio, subito dopo che Bernanke annunciò che la stretta monetaria non era ancora terminata, e il 22 maggio in cui 200 milioni di euro sono finiti in fumo. Il rialzo dei tassi di interesse in America pare che non finirà, e il rialzo del 28 e 29 giugno non sarà l'ultimo, dopo 16 rettifiche in aumento consecutive. Gli investitori tuttavia cominciano a tremare, perché quella che si atteggia a lotta all'inflazione può essere molto pericolosa perché esaspera la volatilità dei mercati. Il deficit commerciale, che solo verso la Cina è di 17 miliardi di dollari, ha ripreso ad aumentare ed è ora il 7% del Pil, e mentre il debito del settore finanziario diminuisce, aumenta il debito al consumo mentre i tassi interbancari sono al 5,7%. La guerra dei tassi della Fed e della BCE hanno spinto anche le altre banche centrali ad aumentare i tassi, temendo una fuga dei capitali o delle operazioni di arbitraggio, ossia la contrazione di prestiti a basso costo per fare invece grossi investimenti. Il risultato è che questo continuo rialzo dei tassi renderà il mercato azionario sempre più incerto,in cui gli shock saranno sempre più frequenti. Il sistema insomma non sta funzionando più bene, ha delle falle e pare che abbia il suo grande punto debole proprio nel mercato borsistico che è fallito sostanzialmente perché non ha più una funzione di finanziamento. Oggi, le imprese quotate, sotto la costrizione dei grandi fondi di investimento che promettono ai loro azionisti alti rendimenti, si indebitano per aumentare il valore dell'azione: solo con i prestiti obbligazionari, che permettono infatti le OPA, si convince i potenziali investitori a comperare le loro azioni. Così le borse privano le imprese della loro liquidità, perché ancora un volta si tratta di renderle indifese dinanzi ai tentativi di scalata. Dopodichè riacquistano le loro azioni per diminuire i numero degli azionisti e far salire il loro prezzo: avviene una continua compravendita senza un reale aumento della produttività grazie a queste vendite. La borsa dà dunque agli investitori una visione distorta del mercato perché il corso delle azioni sono senza collegamento con il valore reale delle imprese, dato che le OPA spesso non hanno una motivazione strategica, è un riacquisto di azioni, una contabilità fraudolenta, per i soli interessi di chi, in questo caso, indebita e compra. Il sistema ha creato un ciclo di bolle e di shock, e chi controlla i Fondi, ossia le fondazioni, incamera profitti enormi e impedisce il normale meccanismo dell'offerta e della domanda. Le azioni le si può comperare ovunque e facilmente, non conferiscono alcun diritto di voto, sono strumenti finanziari che servono solo a fare una grande scorta di capitali tra i risparmi, mentre i veri proprietari delle imprese, sono gli investitori a lungo termine. Il mercato borsistico, dunque per motivi di fondo e di congiuntura sta registrando solo perdite a non finire, e allo stato attuale un primo scossone brucerà altri miliardi. In tutto questo, i Banchieri della Federal Reserve vogliono le Borse europee, perché il mercato soffre, e occorre già cominciare a costruire l'infrastruttura che permetterà di innestare un sistema globale e un controllo delle transazioni centralizzato, un grande occhio sui movimenti del mercato dei capitali, come una vera e propria enorme matrice. Fonte: http://etleboro.blogspot.com/ |