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Da “Sangue sparso” ad “Atmosfere in nero”

di Marco Petrelli - 06/09/2011


Gli anni 70, decennio tra i più dolorosi dell’ Italia del XX Secolo, rappresentano oggi il filone d’oro dello show business. Romanzo Criminale è forse il caso più emblematico, ma non l’unico, di storie nere riproposte al grande pubblico, interpretate nella finzione da volti noti, affascinanti, irresisitibili.

Di pellicole un’infinità: Prima Linea, Mio fratello è figlio unico (tratto dalFasciocomunista di Antonio Pennacchi, spaccato dell’Italia degli anni ’60 e ’70), Il grande sogno, la serie Carlos, vita ed ‘opere’ di Ilich Ramírez Sánchez; ancora, il film sulla strage del 2 Agosto Bologna 2 agosto…  i giorni della collera di Daniele Santamaria, le cui riprese cominceranno a settembre, malgrado in passato l’associazione famigliari delle vittime e gli ex Nar Valerio Fioravanti e Francesca Mambro si siano opposti ad un progetto simile, avanzato nel 2006 dalla Rodeo Drive.

Filone dicevamo, sì, ma inesauribile. Opere che non puntano alla ricostruzione vera e propria degli eventi, semmai a ricreare, a trasformare personaggi reali, per quanto discutibili,  in icone destinate a rimanere in presse in menti, magliette e adesivi.

In un panorama generale di scarsa obiettività, risultano interessanti due lavori, uno su carta stampata, l’altro su celluloide.

Non c’è bisogno di uno Scamarcio o di un Kim Rossi Stuart per raccontare la tragica vicenda di Acca Larentia e il suo sviluppo giudiziario, con colpevoli latitanti e famiglie ancora addolorate.

E’ quello che deve avere pensato una giovane regista romana, Giulia Cappelletti, per il suo Sangue Sparso. Uscirà nel 2013, con la 150^ Produzioni Italiane, editrice cinematografica indipendente e attori quasi sconosciuti. Il 7 Gennaio 1978 affrontato in senza retorica e con lo scopo di ricordare vittime di una guerra assurda, come si legge sul sito dedicato ad una pellicola che, seppure ancora in gestazione, susciterà emozioni ma, anche, le immancabili polemiche.

L’editoria del libro ci regala invece cinque racconti ambientati in epoche diverse, ma tenuti insieme da un unico comun denominatore. Stiamo parlando di Atmosfere in Nero (Ed. Settimo Sigillo, 2011) di Mario Michele Merlino, docente e poeta di origine romagnola. Cinque racconti di uomini e di idee, che lo stesso autore, commentando il suo lavoro, descrive:

 

Corrispondenze di generazioni; incontro con l’altro. Storie raccolte dalla viva voce, frammenti, armonia con il narrare e la sua creatività. Atmosfere, dunque, e in nero. Nero, perché il grigio cenere, il grigio della vergogna, della dimenticanza, dell’ottuso manicheismo non ci appartiene. Meglio il rosso, se si preferisce. Il nero della camicia, il rosso del sangue. Storie di uomini che la sconfitta non ha domato. Storie di morte certo, però grido fiero e disperato. ‘Vitam pro vita exponimus’, ricordate quante volte abbiamo cantato?  Per amore dell’esistenza donata senza rimpianto e al servizio dell’Idea. Risposta a chi pensa che veniamo da luoghi mefitici e catacombali, puzzo di cadavere e culto dell’orrido.

 

Del culto della giovinezza, giovinezza lanciata spesso in situazioni e vicende difficili, che mettono a dura prova l’animo umano, Merlino è forse, nell’ambiente ‘non conforme’, uno dei principali esponenti. Tra libri su Valle Giulia e rappresentazioni teatrali dedicate alla Decima MAS (quel corpo già celebrato da un ex marò, Piero Vivarelli, comunista e amico di Castro, nel libro Più buio che a mezzanotte non viene) , il concetto di Idea, intesa in termini valoriali, come contenitori colmo di esperienze e saggezza accumulate nel corso della vita, torna dando una coerenza, una continuità a opere che, se sapute affrontare senza pregiudizio, narrano vicende di uomini poco conosciute, restituendo loro la dignità di scelte poco condivise, talvolta consegnate alla Storia come atti di fanatismo.

Sangue sparso e Atmosfere in nero non faranno certo impazzire il grande pubblico, abituato a volti e immagini forti, piene di effetti speciali ed improbabili relazioni sentimentali. Certo è che il loro ruolo non può non essere importante, rappresentando la voce attraverso la quale i vinti e i dimenticati possono finalmente raccontare i proprio trascorsi, di passioni, emozioni e purtroppo morte.