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Il Vampiro sarà anche un seduttore, ma dalla sessualità a dir poco incerta

di Francesco Lamendola - 14/12/2011





Che il Vampiro sia un individuo sessualmente eccitante; che sia un maschio dalle innegabili facoltà seduttive - parliamo della tradizione occidentale moderna - diverso è il caso dell’antichità greco-romana e anche delle culture orientali, dove il vampiro può essere benissimo una donna -, questo è un dato di fatto universalmente riconosciuto.
Il più celebre di tutti, il conte transilvano Dracula, concepito dalla mente dello scrittore Bram Stoker e dilagato poi nell’immaginario europeo, specialmente per merito di una quantità di prodotti cinematografici più o meno raffinati, più o meno kitsch, ha imposto la propria immagine come quella del Vampiro per antonomasia; e, con l’aiuto del trucco scenico, tale archetipo è risultato quasi perfettamente sovrapponibile al volto e all’aspetto fisico generale dell’attore Christopher Lee, specializzato in film del terrore (spesso in coppia con l’attore Peter Cushing, ed entrambi per conto della casa cinematografica Hammer, esperta nel ramo).
A dire il vero, il primo Vampiro della letteratura gotica moderna è quello creato da William Polidori e costruito sul prototipo fisico dell’amico George Byron, famoso come irresistibile “tombeur de femmes” e leggendario bel tenebroso del Romanticismo anglosassone, metà “dandy” e metà poeta maledetto “avant la lettre”; un uomo dall’immenso egoismo e dal narcisismo ancora più debordante, capace di spezzare il cuore delle sue innamorate, di umiliarle, di gettarle via come stracci vecchi quando se n’era stufato, il tutto senza fare una piega, né mostrare la benché minima ombra di rimorso o di rimpianto.
Di fatto, nel 1816 Byron era stato costretto a lasciare per sempre l’Inghilterra in seguito allo scandalo della sua relazione incestuosa con la sorellastra Augusta Leigh, che aveva provocato anche l’allontanamento definitivo della moglie con la loro figlia; ma esistono fondate ragioni per pensare che lo scandalo sia stato volutamente gonfiato dallo stesso Byron, per coprire l’accusa, tutt’altro che peregrina, di intrattenere delle relazione ben più imbarazzanti, perché di natura omosessuale, con ragazzi e giovani uomini.
L’aspetto fisico di Byron, in verità, non era particolarmente virile, anzi si può dire - come per molti altri celebri Dongiovanni - che fosse alquanto femmineo, e tale appariva anche il Lord Ruthven di Polidori; Stoker apportò una sostanziale correzione a questa immagine, facendo del contee Dracula un uomo ben piantato e già maturo, dalla forza selvaggia e dall’espressione del viso assai volitiva, conservando però alcuni tratti dello stereotipo precedente, a cominciare dalle mani ben curate e straordinariamente affusolate, con le lunghe dita da pianista.
Figura fisica a parte, ci sono tuttavia diversi motivi per sospettare che la fama di gran seduttore di donne del Vampiro si sia basata, proprio come quella di Byron, su di un madornale equivoco: senza bisogno di far nomi - e ne potremmo citare parecchi, nel bel mondo del jet-set internazionale - si sa che una cosa è piacere alle donne, e un’altra cosa è possedere una virilità realmente orientata nel senso che esse desiderano, cioè eterosessuale.
Tra questi motivi, il più vistoso è il comportamento, diciamo così, amatorio del vampiro stesso: come ha osservato, in tono scherzoso ma non gratuito, lo scrittore di romanzi dell’orrore Stephen King, Dracula nei rapporti con le donne non si spinge mai fino alla penetrazione; tutta la sua libido è di tipo orale - certo di una oralità alquanto particolare, visto che consiste nel succhiare il sangue della vittima. In ogni caso, non è un rapporto sessuale “normale”, perché il Conte non profonde il suo liquido seminale, ma preleva il liquido ematico della partner.
Ha osservato Riccardo Reim nella «Introduzione» a «Dracula» di Bram Stoker (Newton Compton, Roma, 1993, p VII-VIII):

«[William Polidori, il medico personale e amici intimo di Byron, ha creato, ispirandosi anche a “Glenarvon” di Caroline Lamb,  nel romanzo “Il Vampiro”] il personaggio di Lord Ruthven, il cui none durante quasi tutto l’Ottocento sarà sinonimo di vampiro, come oggi Dracula), largamente plasmato, soprattutto nel fisico, proprio sul modello del poeta inglese. È dunque Byron, con la sua femminea torbida bellezza, a dare per primo un corpo al vampiro, un corpo da eroe romantico che rende ancora più efferati - e quanto erotici! - i suoi crimini. Anche il conte Dracula di Bram Stoker è “pallido come il chiarore lunare” e ha “un sorriso affascinante”, ma la descrizione che nel romanzo ce ne fornisce Jonathan Harker attraverso il suo diario si distacca notevolmente dal modello di Polidori: “Il volto aquilino - decisamente aquilino; il naso sottile con una gobba pronunciata e narici stranamente arcuate;  la fronte nobile e spaziosa, i capelli radi sulle tempie, ma abbondanti sulla testa. Le folte sopracciglia quasi si congiungevano sul naso, i ciuffi parevamo arricciarsi tanto erano abbondanti. La bocca, per quel che si scorgeva sotto i folti baffi, era rigida, e con un profilo quasi crudele. I denti, bianchi e stranamente aguzzi, sporgevano dalle labbra il cui colore acceso rivelava una vitalità  stupefacente per un uomo dei suoi anni. Le orecchie erano pallide, appuntite; il mento ampio e forte, le guance sode anche se cavate. Tutto il volto era soffuso d’un incredibile pallore”. Ma non basta, la descrizione prosegue: “Alla luce della fiamma, avevo già osservato il dorso delle mani poggiate sulle ginocchia, e mi erano sembrate piuttosto bianche, esili; ma vedendole ora più da vicino, non ho potuto fare a meno di notare che erano mani piuttosto rozze - larghe, con le dita a spatola. Strano a dirsi, c’erano peli al centro del palmo”.
Cosa è avvenuto? All’inquietante Lord Ruthven (che nel frattempo, nella sua ambiguità, aveva generato sia il  “Varney” di Thomas Pecket che la “Carmilla” di Le Fanu, viene ora a sovrapporsi una specie di uomo-lupo, creando un personaggio ancor più sottilmente perverso, con un forte sospetto di virilità deviata. Creatura diabolica, come tutti i “servi di Satana” il vampiro è un seduttore: a questo proposito Francesco Saba Sardi nota che nei trattati di fisiognomica  del XIX secolo si trovano descrizioni di “temperamenti erotici” che s’attagliano perfettamente al vampiro: viso affilato,  denti aguzzi e splendenti, molti e folti capelli,  aspetto ed espressione particolari”.»

Riassumendo.
Un uomo che sia realmente attratto dalle donne sul piano sessuale, tende a concretizzare il proprio desiderio attraverso un rapporto completo, culminante nella penetrazione vaginale, a meno che vi siano delle ragioni estrinseche tali da scoraggiarlo (ad esempio, il timore di provocare una gravidanza indesiderata).
Se, invece, un uomo cerca insistentemente le donne, ma poi non accenna neppure a consumare un vero rapporto sessuale, ma concentra tutto il suo desiderio erotico nel bacio, sorge più che legittimo l’interrogativo su quali fattori costituiscano, per lui, un freno o un impedimento al naturale esplicarsi di una sessualità completa.
Fra parentesi, è stato notato che la fascia dell’adolescenza rappresenta, probabilmente, il più ricco serbatoio di lettori di quel classico ormai affermato che è il romanzo di Bram Stoker; ed è stata avanzata la spiegazione, non irragionevolmente, che ciò abbia a che fare appunto con la mancata realizzazione di un rapporto sessuale completo fra il Vampiro e le “sue “ donne, ossia le sue amanti-vittime.
In altre parole, il Vampiro affascina per la sua aria da seduttore tenebroso, ma, al tempo stesso, rassicura i ragazzi che si identificano in lui, perché egli non spinge mai il rapporto con l’altro sesso oltre la soglia dell’oralità, dunque non si pone nella condizione di dover dare alcuna dimostrazione della propria potenza virile.
Inoltre, trattando le donne come vittime predestinate, ma senza abusarne sessualmente, il Vampiro lascia intravedere un timore nei loro confronti che potrebbe anche essere, tutto sommato, una ripugnanza per la loro sessualità; cosa che può non dispiacere a quanti condividano tali timori.
È vero che la letteratura moderna può vantare anche un Vampiro femmina - la celebre Carmilla creata da Joseph Sheridan Le Fanu; ma ella non ha mai occupato, nell’immaginario collettivo, una posizione notevole come quella del suo omologo maschile: forse anche perché Le Fanu è scrittore tanto più colto e raffinato di Stoker e, quindi, meno adatto al palato grosso del pubblico; mentre i registi che si sono impossessati del suo testo hanno brillato per la loro pochezza e volgarità.
Particolare non secondario, Carmilla è lesbica e ama le donne: le ama alla sua maniera, ovviamente, cioè desiderando ardentemente di “baciarle” sulla gola; si direbbe, comunque, che tali propensioni della bella vampira non facciano che confermare l’identità sessuale a dir poco incerta di questa particolare categoria di eroi negativi.
Tornando al conte Dracula, comunque, c’è almeno un episodio, nel romanzo, che lascia intuire abbastanza chiaramente di qual natura siano i suoi rapporti con il sesso muliebre e che permette anche di sospettare, in una certa misura, la sua segreta attrazione omofila.
Nel diario di Jonathan Harker, dopo che questi ha scoperto l’orribile verità circa la natura del suo ospite e medita invano di fuggire dal castello nei Carpazi, vi è una pagina in cui si descrive uno strano episodio: egli racconta di essersi addormentato e al suo risveglio, nella luce argentea della luna, di aver visto accanto a sé tre belle e giovani dame, che discutevano fra loro di lui e che si apprestavano a morderlo sul collo per succhiargli il sangue.
Cosa strana, egli non riusciva a svegliarsi dal suo sonno innaturale e, invece di provare orrore e paura, si sentiva inspiegabilmente desideroso di essere baciato dalle tre ragazze, pur rendendosi perfettamente conto di qual genere di baci si sarebbe trattato.

«Ma in quell’istante un’altra sensazione mi ha attraversato veloce come un lampo. Ero consapevole della presenza del Conte, della sua persona avvolta in una tempesta di furia. Mentre gli occhi mi si aprivano involontariamente, ho visto la sua forte mano afferrare  l’esile collo della donna bionda, e con la forza d’un gigante  tirarla indietro, gli occhi azzurri trasfigurati dalla furia, i denti bianchi che battevano per la rabbia, le guance pallide infocate dalla passione. E il conte! Non avrei mai immaginato tanta furiosa ira, neanche nei demoni dell’inferno. Gli occhi lanciavano fiamme. La luce rossa che vi ardeva livida, come se il fuoco degli inferi vi bruciasse dentro.  Il volto era mortalmente pallido, e le rughe lo segnavano profonde come fili di ferro; le spesse sopracciglia che si congiungevano sul naso ora parevano gonfiarsi come una sbarra di metallo incandescente. Con uno strattone possente del braccio, ha scagliato la donna lontano da sé, muovendosi verso le altre come se volesse ricacciarle indietro. Era lo stesso gesto imperioso che avevo visto usare con i lupi. Bassa, quasi un sussurro che fendesse l’aria, è risuonata la sua esclamazione:
“Come osate toccarlo, voi? Come osate posare gli occhi su di lui quando vi era stato proibito? Indietro, ho detto! Quest’uomo mi appartiene! Attente a non avvicinarlo, o dovrete vedervela con me”. La fanciulla bionda, con una risata di ribalda cattiveria, ha replicato:
“Tu non hai mai amato! Tu non sei capace di mare!”. A lei si sono unite le altre, e la loro risata priva di gioia,, aspra, senz’anima, è risuonata per la stanza, e quasi son venuto meno all’udirla. Pareva una sfida di demoni. Poi il conte si è voltato, e osservando attentamente il mio volto, ha detto con un tenue sussurro:
“Sì; anch’io posso amare; e se riandate al passato lo ricorderete. Non è vero? Vi prometto che quando avrò finito con lui, potrete baciarlo quanto vorrete. Ma ora andate! Via! Devo svegliarlo, perché c’è del lavoro da fare”.»

È un passo notevole per quello che lascia intravedere, pur senza dirlo esplicitamente: dal contegno e dalle parole del Conte, nonché dalle frasi delle tre donne vampiro, è quasi impossibile sottrarsi all’impressione che un’attrazione perversa lo leghi alla sua vittima di sesso maschile; qualcosa che va al di là dell’interesse pratico (Harker gli serviva per preparare il proprio trasferimento in Inghilterra) e del quale le ragazze sono perfettamente a conoscenza.
Che fiera delusione per tutte quelle lettrici che si sono un po’ immedesimate nel personaggio di Lucy Westenra, sognando i baci appassionati e deliziosamente proibiti del misterioso Conte!...