Nella capitale maliana Bamako c'è un mercato di quartiere che combina al meglio la tradizione e la moderna tecnologia sostenibile. Igienico, perché pavimentato anziché di terra battuta, è stato costruito con materiali locali e si caratterizza per la presenza di due zone: una in ombra, per la protezione degli alimenti esposti e delle persone, l'altra picchiata dal sole d'Africa, che viene catturato e utilizzato al meglio grazie a cucine solari e pannelli. L'artefice del progetto, l'ex ministra della Cultura del Mali Aminata Traoré, è stata fra i relatori e testimoni riunitisi due settimane fa a Dakar (Senegal) per un convegno organizzato dall'associazione italo-senegalese Cosa (Centro di Orientamento e Studi Africano), nata anni fa a Milano dal rapporto fra un gruppo di migranti e la Cgil (ne è presidente Baye Ndiaye). L'evento, con la partecipazione di istituzioni e movimenti, si tiene annualmente da tre anni e ha l'obiettivo di diffondere la cultura africana e far crescere la leadership di quei paesi. Il tema del 2006 è stato la saggezza. E gli organizzatori hanno voluto comprendervi il passaggio dalle energie fossili alle rinnovabili nel mondo e in Africa. Cosa di più saggio, in effetti, che operare per la sopravvivenza del pianeta e dei suoi abitanti? Fra gli invitati, anche attivisti italiani del Contratto mondiale per l'energia e il clima, un'idea nata nel mondo occidentale ma che si sta facendo strada nel contesto africano. Il «Contratto», già firmato anche da 15 organizzazioni senegalesi la più conosciuta delle quali è Enda-Tiers Monde, pone al centro la democrazia energetica. Di meno (grazie al risparmio energetico dove c'è spreco), pulita, per tutti, decentrata.
Intellettuali e attivisti, associazioni e istituzioni a Dakar si sono confrontati con un approccio all'energia che mette al centro i bisogni fondamentali: acqua, cibo, igiene, sostituzione della fatica; e le fonti più pulite e democraticamente disponibili: il sole. Fuori, il traffico tremendo e inquinantissimo di Dakar (come di ogni altra metropoli del Sud del mondo) suggeriva un rapporto con l'energia tutt'altro che saggio, con al centro le fonti fossili in un contesto di penuria e vetustà tecnologica che le rende ancora più devastanti. Il solare, invece, è guardato come una grande possibilità di approvvigionamento energetico decentrato e democratico (svincolato anche dagli intermediari ex colonizzatori come le grandi multinazionali), perfettamente integrabile nel territorio e controllabile dalla comunità. L'esperienza tradizionale dei cicli chiusi ha fatto emergere l'idea che l'energia è un principio ordinatore, avendo a che fare con il pensiero, la saggezza, la memoria.
Ecco la via africana alle energie rinnovabili e pulite, per un benessere parco che valorizzi i modi di vivere delle comunità. Quel continente deve sviluppare l'energia solare nelle sue varie forme, dal fotovoltaico alle eliocucine, per rispondere a bisogni primari. Come l'igiene: senza energia non circola l'acqua, non la si estrae; l'anno scorso in Senegal è scoppiata un'epidemia di colera. Come le attività domestiche: è molto importante arrivare a cucinare cibi e bollire l'acqua senza dover ricorrere alla legna da ardere, di cui c'è penuria e che comporta grandi fatiche e perdita di tempo per centinaia di milioni di donne e bambine, principalmente in Africa: nel mondo due miliardi di esseri umani conoscono la legna come unica fonte di energia. Come i servizi essenziali di quartiere, anch'essi legati strettamente al cibo e all'acqua: pompare dai pozzi, cucinare nei mercati, usare refrigeratori, essiccare frutti deperibili, che freschi sono abbondanti solo per un breve periodo. Ma non solo: con cabine a energia solare e batterie si può portare internet nei villaggi senza bisogno di costruire costose e onerose infrastrutture; ovvero, allacciare i villaggi al mondo senza bisogno di una spina e di quel che le sta dietro.
All'incontro senegalese hanno partecipato Mario Agostinelli e Giuseppe Civati, consiglieri regionali della Lombardia, membri della commissione ambiente. Agostinelli - il quale ci ha raccontato dell'evento - è capogruppo del Prc in regione oltre che promotore del Contratto mondiale energia e clima in Italia. I consiglieri hanno verificato le possibilità di cooperazione nel campo delle energie rinnovabili. Perché i problemi non mancano: il sole è una risorsa formidabile per l'Africa e il Senegal (e nel sud di questo paese c'è a anche molto vento) ma spesso gli impianti si fermano dopo pochi anni. Da qui, come ha sottolineato il ministro degli Esteri Diago, la necessità di promuovere la formazione tecnologica locale. Intanto la Camera di commercio italo-senegalese intende sviluppare impianti solari chiavi in mano.
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