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Rinnovarsi con l’anno nuovo

di Claudio Risé - 04/01/2012


Le difficoltà ci fanno spesso guardare da un’altra parte. Verrebbe quasi voglia di non accorgersi che è cominciato un anno nuovo, per non vedere così le sue difficoltà, le prove che ci porterà. Non sarebbe, però una buona idea. Si rischierebbe di buttar via il bambino con l’acqua sporca. Di non accorgersi insomma che tra quei residui inutilizzabili e fin troppo usati c’è un bambino. Che è l’anno nuovo, e insieme i nostri aspetti più freschi, pronti invece per questo nuovo inizio.
Il ciclo del tempo e la scansione delle stagioni dell’anno e della vita non sono solo delle convenzioni. Si tratta di aspetti della natura, che segnano il ritmo della vita, personale e collettiva. Sottovalutarle, degnarle di un’occhiata distratta, di un profilo basso, priva la nostra esistenza di ritmo, di pause, di arresti e ripartenze.
Tutto diventa così più noioso, e nella psiche si insinua il tono depresso di un paesaggio troppo piatto, una giornata troppo lunga, che impedisce all’altra di cominciare.
E’ anche per questo che tutti i popoli, ognuno secondo il proprio stile, hanno invece sottolineato i cambiamenti degli anni e delle stagioni: perché facevano spazio all’aria nuova, alle situazioni e persone attuali, ormai diverse da quelle precedenti. Tutte novità che offrono sempre inedite opportunità, assieme a qualche rischio di cui comunque è meglio essere consapevoli.
L’attenzione all’inizio dell’anno ci apre, infatti, al tema centrale della vita: il ricambio, il rinnovamento. Questioni ancora più vitali in un Paese come il nostro, ritenuto da gran parte degli osservatori troppo vecchio, e troppo fermo.
Anche in ognuno di noi, in questo periodo (come sempre) milioni di cellule stanno morendo, e milioni di nuove si sono formate, anche tra quelle del cervello, i neuroni, e stanno entrando in funzione. Sta a noi, dicono le neuroscienze, dare loro delle direzioni di attività, in un certo senso degli ordini, oppure lasciare che si indirizzino lungo le piste fino a ieri percorse da quelle che le hanno precedute. Sta a noi, insomma, fare del cambiamento biologico, comunque in atto in noi stessi, un vero rinnovamento, rigenerando per così dire il clima del nostro ambiente psichico con nuovi progetti, idee, iniziative. Oppure lasciare che tutto si ripeta, apparentemente uguale a sé stesso, ma ahimé privo dell’aria frizzante tipica della nuova stagione, del tempo nuovo.
Le stesse difficoltà della crisi, che spingono alcuni a guardare da un’altra parte senza approfondire le particolarità dell’anno che comincia, sollecitano invece molti altri a pensare cose nuove, e in modo nuovo. Mentre, ad esempio, una volta lo sviluppo economico era un fatto indiscutibile, un’icona adorata ma non approfondita, oggi il dibattito è molto più articolato.
Agli “sviluppisti” duri e puri si affiancano così quelli che lo vogliono ma “sostenibile” dal pianeta e dall’uomo; e aumentano i partigiani di una “decrescita”, magari “felice”, discutendone in movimenti e social network.
L’anno nuovo è anche questo ribollire di idee e di eventi: il Brasile che sorpassa l’Inghilterra e tra un po’ la Francia; o i nemici giurati, Cina e Giappone, che commerciano tra loro nelle rispettive monete, e non più in dollari. Tutte cose che cambieranno profondamente non solo il mondo, ma con esso la nostra vita e la nostra psiche.
Sta cominciando, insomma, un nuovo film, che non vale proprio la pena di perdersi, magari per pigrizia o scaramanzia. Ci saranno probabilmente scene inquietanti; non sono esclusi passaggi mozzafiato.
Visto che comunque ci siamo, cerchiamo di godercelo con attenzione.