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Dopo la neve

di Fulco Pratesi - 17/02/2012

Fonte: national-geographic


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Quali saranno le conseguenze sugli ambienti naturali delle eccezionali nevicate?

In linea generale, la grande massa di neve accumulata può – diversamente dalle dirompenti “bombe” d’acqua dello scorso autunno – percolare lentamente nel sottosuolo, rifornendo falde idriche e rivitalizzando sorgenti. Sempre però che il disgelo non sia troppo rapido provocando esondazioni e frane.

Per le piante e gli animali selvatici, eventi così improvvisi e pesanti, funzionano come le potature sugli alberi coltivati. Dopo un primo trauma, gli esemplari riprendono vigore e bellezza. Così, nei boschi gli alberi più gracili o vetusti, sorpresi dall’evento, vengono eliminati, lasciando spazio ai più forti e rigogliosi in vista di un futuro che, a causa dei mutamenti climatici, si preannuncia sempre più problematico.

Anche nel mondo animale, la selezione naturale, pur così crudele, assicura la sopravvivenza delle specie non legate all’uomo.

Le immagini dei cervi e degli altri ungulati uccisi dal freddo e dalle nevicate nei Parchi nazionali sono tremende. Però bisogna tener conto del fatto  che i sopravvissuti – più robusti e  temprati di quelli uccisi dalla neve – assicureranno una progenie più robusta e durevole. Ed è anche per questo che, dolorosamente, nelle aree protette non sono consentite azioni di foraggiamento.

Restando  tra gli erbivori, specie come il cinghiale, oggi considerate dannose per la loro eccessiva proliferazione, vedranno ridurre il loro numero con vantaggi per la biodiversità, oltre che per l’agricoltura.

Nel contempo, lupi, volpi, linci, aquile, avvoltoi e altri rapaci potranno alimentarsi, da qui alla primavera, sulle carcasse degli erbivori sparse nei boschi e sui monti. E anche gli orsi saranno avvantaggiati dell’insperata disponibilità di cibo quando usciranno dalla tana con i cuccioli dopo il letargo. 

La presenza di “lupi” nei centri abitati dell’Italia centrale, di cui si hanno notizie, non debbono preoccupare. In genere questi, se non si tratta di cani inselvatichiti o di ibridi, non creano problemi, dato che per loro la fornitura di cibo, come si detto,  è abbastanza assicurata.

Per i piccoli mammiferi, almeno quelli che non vanno in letargo come le marmotte, i ghiri o i moscardini, valgono sempre le regole della selezione naturale. I meno adatti lasceranno il posto agli individui più dotati e capaci di trasmettere caratteristiche favorevoli alla loro discendenza a tutto vantaggio per la continuità della specie.

Per gli uccelli – a parte quelli migratori che erano scesi a sud in autunno e ora e si stanno addirittura preparando alla risalita verso le aree di nidificazione – la coltre nevosa costituisce un forte limite alla ricerca di cibo: nelle Oasi WWF si sono trovati uccelli come luì, pispole e altri piccoli insettivori uccisi dal gelo.

Ed è per questo che, almeno nei pressi delle abitazioni, la somministrazione di briciole di biscotti, semi di girasole, grassi e mezze mele, aiuta non poco a superare le temperature più basse, anche se molti bracconieri approfittano della neve proprio per tendere tagliole, lacci e trappole agli uccellini affamati.