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L'arte? Riparte dal legno degli spiriti domestici, i cosiddetti «Domovoj»

di Marco Bussagli - 11/07/2006

 

Accanto alle statue lignee di San Nicola o della martire Parasceve, ancora nel XIII secolo sopravvivono le figure degli spiriti domestici, i cosiddetti «Domovoj»

 

Nel suo celebre libro La metà del mondo vista da una automobile, da Pechino a Parigi in sessanta giorni, Luigi Barzini senior, uno dei più grandi giornalisti italiani, che nel 1907 aveva accompagnato, a bordo della mitica "Itala", il principe Scipione Borghese in quel viaggio straordinario, racconta un singolare episodio. Guidando attraverso la campagna russa, fra strade tortuose e veri e propri tratturi, ad un certo punto si ruppe l'ultima ruota di legno della loro automobile, l'Itala appunto. Non sapendo più come fare, Barzini si risolse a scendere dalla vettura per avventurarsi a chiedere aiuto. Così facendo, il giornalista s'imbatté in un vecchio contadino che, capito il problema, non si perse d'animo e, tagliato un tronco d'albero di dimensioni adeguate, gli ricostruì una nuova ruota di legno scolpendola con la sola ascia. Devo dire che è questo il primo pensiero che mi è affiorato alla mente, quando sono andato a visitare la splendida esposizione dedicata all'arte lignea nelle terre di Russia, dall'antichità fino al XIX secolo a Roma.
L'abilità di questi eccezionali artigiani è infatti l'aspetto che sorprende per primo il visitatore che entra nelle sale dell'ultimo piano dei Musei Capitolini. La capacità di lavorare il legno, secondo una tradizione antichissima, documentata in mostra dal II millennio a.C., da parte di questi veri e propri artisti trova riscontro nella capacità tecnica del vecchio contadino che cavò dai guai Luigi Barzini, bloccato ai margini della steppa con l'allora avveniristica Itala. Naturalmente quello della manualità è l'aspetto più superficiale e appariscente che ci comunicano questi straordinari oggetti, perché, in realtà, dietro le loro forme ed i loro colori si nasconde un universo culturale che lascia affiorare commistioni fra il fondo delle credenze pagane e la tradizione popolare cristiana che di tale immenso serbatoio si avvantaggia. Si capirà allora perché accanto alle statue lignee di San Nicola o della ma rtire Parasceve, possano, ancora nel XIII secolo della nostra era, sopravvivere le malinconiche figurette degli spiriti domestici, i Domovoj che aprono proprio la rassegna espositiva.
Allo stesso modo si spiega bene come queste affascinanti contaminazioni perdurino fino al XIX secolo con la produzione d'idoletti, statue lignee dalla fattura rozza e semplificata che rappresentano lo spirito del legno e dei boschi. Anzi, la ricerca di una forma che non fosse troppo sofisticata, doveva servire a porsi al riparo dal rischio eventuale di uccidere lo spirito dei boschi che si celava dentro quel pezzo di legno che, invece, l'anonimo artista doveva riuscire a fare emergere. Questi oggetti, perciò, squadernano davanti ai nostri occhi un mondo in gran parte inaspettato che lega la cultura cristiana a tradizioni ancestrali. Lo dimostrano oggetti quali lo splendido albero maestro di un'imbarcazione fluviale del XVIII secolo proveniente dalla regione del Volga, che termina con la ruota del sole i cui raggi sono formati da figurette umane stilizzate con le braccia in alto. Gli omini orientati verso l'alto, simboleggiano il sorgere del sole, mentre quelli orientati collocati verso il basso alludono al tramonto.
Questo sentimento pànico si mescola con quello cristiano sicché il sole, poi, diventa l'occhio di Dio o la finestra attraverso cui il Padre Eterno guarda la terra. Un altro straordinario oggetto è costituito da due sportelli di kazënka, la cassetta-ripostiglio delle imbarcazioni fluviali (XIX secolo), sui quali sono intagliati una rusalka e un faraonka, due protettori delle acque. La prima è un'ondina, una sorta di ninfa dalla coda di pesce, ma il secondo, e questo è straordinario, è lo spirito dei soldati del Faraone che si trasformarono in mezzi pesci quando le acque del Mar Rosso si richiusero su di loro al passaggio degli Ebrei. Così, i legami fra la dimensione pagana e quella cristiana divengono inestricabili e allora si capisce perché con la stessa devozione gli stessi artigiani, per soddisfare le esigenze spirituali e religiose del loro popolo, realizzarono croci processionali dalle sagome inusitate, come quelle del XVIII secolo provenienti dal Museo Storico di Mosca, oppure croci devozionali, come quella databile al 1665 proveniente dalla Galleria Tret'jakov di Mosca. Questo tipo di croci, nate per la meditazione, intagliate e colorate, dovevano dimostrare il governo del mondo grazie alla Provvidenza.
La spiritualità russa era tale che gli artigiani realizzavano quelle che venivano chiamate "Chiese da viaggio", ossia oggetti lignei di varia dimensione che avevano tutti gli elementi per poter pregare in ogni momento. Curata da Carlo Pirovano, con la collaborazione di Anna V. Ryndina e Giuliana V. Sidorenko, corredata da un elegante catalogo edito da Electa, la mostra affascina per la bellezza degli oggetti, che vanno dalle statue lignee quasi a grandezza naturale del Cristo incatenato ai coperchi di sarcofagi come quello che forse rappresenta il santo metropolita di Mosca, fino alle "Porte regali", ossia i battenti lignei che chiudevano l'entrata e l'uscita all'iconostasi delle chiese di rito ortodosso.


Roma, Musei Capitolini
Scultura lignea
dalle terre russe
Dall'antichità al XIX secolo
Fino al 27 agosto