Liberazione delle facoltà (II)
di A. P. - 13/07/2006
Sviluppo del chakra del cuore
Lo sviluppo dei chakra è un argomento che fino a qualche anno fa poteva essere considerato “insolito”, ma che oggi occupa interi scaffali di librerie. Anche gli psicologi nei talk-show televisivi ne parlano quasi con la stessa naturalezza con la quale si potrebbe parlare di una cura per il raffreddore. Ma spesso l’approccio è per così dire “molle”: si vuol far credere che per l’accensione dei chakra sia sufficiente recitare qualche formula o visualizzare delle immagini; in realtà le cose stanno diversamente. Collocati in corrispondenza della colonna assiale del corpo umano, i chakra sono organi di conoscenza ancor prima che centri di energia. La loro attivazione richiede una severa disciplina della mente e l’impegno a modificare atteggiamenti di vita, tratti del carattere, abitudini inveterate.
La prima cosa da capire è che l’uomo moderno di tradizione boreale ha caratteristiche psicologiche assai diverse dall’orientale, per tale motivo lo sviluppo dei chakra deve seguire in lui percorsi peculiari. La seconda cosa è che non basta – anzi, non serve – affidarsi a giaculatorie e immagini barocche: la via che porta allo sviluppo dei centri è quella che passa attraverso la nobilitazione dell’anima.
La concentrazione del pensiero, la volontà energica, la calma di fronte a tutte le situazioni, la benevolenza e la magnanimità, l’apertura mentale sono i tratti del carattere che propiziano l’apertura del fiore del cuore, di quello che gli indo-ary chiamavano l’Anahata-Chakra. Gli esercizi di liberazione delle facoltà forniscono gli strumenti per sviluppare questi atteggiamenti sino a farli diventare parte integrante del temperamento individuale.
AP.
§. Liberazione del Sentimento.
Nel terzo mese bisogna orientare la propria vita al raggiungimento della equanimità: l’anima deve imparare a rimanere uguale di fronte al piacere e alla sofferenza, di fronte alla gioia e al dolore.
L’entusiasmo sfrenato per ciò che reca piacere, lo stracciarsi le vesti nei momenti di afflizione devono essere sostituiti da un atteggiamento più calmo dell’animo.
Nessuna gioia momentanea ci ubriachi, ma nessun dolore si trasformi in cupa tragedia, nessuna esperienza ci infiammi di ira e di inquietudine, nessuna attesa ci riempia di angoscia e di paura.
Non si tema che tale esercizio possa rendere arida e fredda la nostra personalità: l’allegria per gli aspetti gioiosi della vita, il raccoglimento nei momenti più severi dell’esistenza assumono sfumature più intense in un anima che custodisce in sé la calma sovrana.
Coltivando la virtù degli antichi e dei nobili sorge nella interiorità una regione dorata di quiete assoluta, una rocca che non può essere conquistata. L’anima pacificata comincia a irradiare una qualità luminosa: una corrente eterica che sorge dal cuore si diffonde attraverso le braccia fino alle mani, attraverso le gambe ai piedi, attraverso il collo alla testa.
L’esercizio della calma richiede attenzione continua per tutta la giornata. Fare ciò che la vita richiede con intelligenza e pazienza è ciò che più fortifica la calma interiore. Noi non abbiamo bisogno di ginnastiche del respiro o di posizioni speciali per conseguire la pace interiore: raggiungiamo la quiete dell’anima contemplando con distacco la nostra vita, vagliando con chiarezza le nostre azioni (1).
Chi a un certo punto della giornata si ferma e guarda alla propria esistenza con sguardo oggettivo, cogliendo ciò che è giusto e ciò che va migliorato, ciò che può essere cambiato e ciò che deve essere accettato, per pura virtù della mente, raggiunge la calma incrollabile (2).
Almeno una volta al giorno nel mese in cui si coltiva la calma si evochi la corrente che sorge dal cuore e si irradia in primo luogo verso le mani, poi verso i piedi, infine verso la testa.
§. Liberazione del Giudizio.
Nel quarto mese si deve coltivare l’esercizio della positività. Esso consiste nel ricercare tutto ciò che c’è di buono, di bello, di apprezzabile nelle esperienze e nelle realtà che ci vengono incontro.
Il discepolo esoterico deve cercare il positivo in qualsiasi manifestazione della vita. Cogliere il lato positivo della vita, oltre ad essere un’attitudine propria dell’anima nobile, è il miglior fondamento per la gioia del cuore e per l’impulso all’azione.
Tale esercizio ha a che fare con l’astensione dalla critica. Non si tratta ovviamente di dire bianco al nero, né di vedere tutto color di rosa e di negare le differenze reali tra gli esseri, ma piuttosto si tratta di sradicare quel cancro oscuro che vive nei fondali dell’anima: la “Schadenfreude”, il gusto maligno nel notare ciò che è negativo, ciò che è disarmonico. Chi si astiene dalla critica non gode nel rilevare il male, ma piuttosto cerca il rimedio e cerca di capire qual è la catena di cause per cui un essere si comporta in maniera sbagliata, una cosa non segue il suo retto principio.
Chi persegue la positività guarda al mondo con sguardo magnanimo e si chiede: “Come avviene che un data creatura giunga ad essere e ad agire così?”. Tale atteggiamento aiuta nella ricerca delle soluzioni, mentre lascia cadere la critica fine a sé stessa che tanto compiace gli oziosi.
Se per un mese, intensamente, l’anima si compenetra di questo sentimento, essa si riempie di ammirazione (3) per le qualità positive che ogni giorno si rivelano; gradatamente il corpo sottile matura una trasformazione che si imprime nello stesso corpo fisico: è come se la pelle si aprisse, si facesse permeabile da tutte le parti e nel contempo l’anima divenisse sensibile a tanti processi occulti che silenziosamente si svolgono nell’ambiente.
Come effetto della positività cresce l’attenzione per le realtà sottili, che sfuggono ad occhi distratti. La positività si diffonde nell’anima come una specie di beatitudine: si cerchi di cogliere questo sentimento quando si manifesta e di dirigerlo mentalmente verso il cuore; da lì esso fluisce verso gli occhi per poi irradiarsi nello spazio dinanzi ed intorno (4). Quando la corrente eterica si intensifica, muta la qualità del rapporto tra l’individuo e lo spazio: una porzione di spazio diventa qualcosa che fa parte di noi, l’individuo espande la coscienza oltre i confini della propria figura.
L’esercizio è molto delicato: i suoi effetti facilmente vulnerabili. Ogni tumulto passionale rischia di distruggere questa disposizione dell’animo.
§. Liberazione della Memoria.
Nel quinto mese è fondamentale educare sé stessi a imparare da ogni esperienza di vita.
Ogni giorno la vita ci fa vedere, udire qualcosa di nuovo. In mezzo ad insane credenze e ad illusioni della mente, chi esercita la propria attenzione sempre riesce a cogliere qualcosa che aggiunge una nuova conoscenza.
Nella memoria noi portiamo le impressioni e gli insegnamenti maturati nel passato, questi però devono continuamente ampliarsi e fondersi con ciò che dalla esperienza riceviamo di nuovo. Lo stesso accade nelle scienze naturali: il loro patrimonio di leggi e di osservazioni deve sempre ampliarsi verso ciò che era ignoto, in direzione di una nuova scoperta.
Imparare da ogni piccola cosa, essere ricettivi verso le nuove esperienze: questo è l’esercizio del quinto mese (5). Chi si chiude nei limiti della propria conoscenza acquisita, smette di ampliare la propria coscienza e smette anche di vivere come uomo.
Chi nel quinto mese predispone la propria attenzione ad accogliere ciò che fino ad allora non era stato preso in considerazione avvertirà un sentimento delicato germogliare nell’anima: è come se lo spazio intorno divenisse vivente, a tratti anche vibrante. Una corrente eterica dall’ambiente, come una sottile vibrazione, fluisce verso i cinque organi di senso: attraverso gli occhi, le orecchie, e soprattutto la pelle, dal momento che in essa è riposto il senso del calore. Bisogna accogliere con silenziosa attenzione questa corrente quando diventa percepibile; o ancor prima immaginarla mentre vibra e fluisce dallo spazio ai nostri arti, per entrare dentro di noi.
Nel sesto mese si possono coltivare contemporaneamente i cinque esercizi: la concentrazione del pensiero e la predeterminazione degli atti; l’esercizio della calma, della positività, della ricettività. Evocando le correnti eteriche che ogni esercizio mette in moto, si attua una rigenerazione interiore del proprio essere. L’anima acquista una armonia e una bellezza dapprima sconosciute.
Alcuni effetti pratici confermeranno la buona riuscita degli esercizi: diminuirà il senso di insoddisfazione, aumenterà al contrario un sentimento di benevolenza nei confronti della vita che sarà la base per una più energica volontà di fare. Una comprensione sottile per tanti piccoli fenomeni prima passati inosservati renderà più aperta la mente. Il modo di camminare ed i gesti muteranno sotto l’influsso di tali esercizi e quando anche la grafia avrà assunto una forma nuova, più armonica si potrà esser sicuri di aver fatto un passo in avanti nella liberazione delle facoltà.
Gli effetti occulti non sono meno importanti. I sei esercizi paralizzano l’influsso dannoso che potrebbe derivare da altre pratiche esoteriche. Essi danno la forza per il lavoro di meditazione e contemplazione. Per gli atteggiamenti di vita che essi propiziano, gli esercizi di liberazione delle facoltà potrebbero anche assumere la forma esteriore di un’etica: un’etica aristocratica fondata sulla virtù del pensiero, sulla energia nell’azione, sulla calma, la magnanimità, la mancanza di pregiudizi, la felice armonia dell’anima. Ma appunto dietro l’apparenza dell’etica si cela l’efficienza magica delle correnti eteriche, che danno forma e vita al nostro essere.
Quando le correnti eteriche cominciano a scorrere più liberamente nel corpo sottile allora le conquiste acquisite col duro lavoro diventano parte del temperamento. La corrente che scorre dal centro della fronte lungo la colonna vertebrale si lega alla padronanza del pensiero, alla capacità di ordinare i pensieri secondo una forma logica, razionale. La corrente che scorre dal capo al cuore e dal cuore si irradia agli arti si lega alla capacità di determinare con saggezza le proprie azioni e di portarle avanti.
La perseveranza, la calma e la serenità di fronte agli ostacoli della vita traggono il loro alimento dalla corrente che sorge dal cuore e si diffonde verso le braccia, verso le gambe, verso la testa.
La benevolenza nei confronti degli uomini e delle situazioni, la capacità di volgere il male in bene con spirito di positività alimentano la corrente che dal cuore sale agli occhi per poi irradiarsi nello spazio circostante.
La fiducia nei confronti della vita, la fiducia rivolta a ciò che ogni giorno possiamo imparare di nuovo si collegano alla corrente che vibra dallo spazio fluendo verso di noi.
Quando le cinque correnti agiscono simultaneamente allora l’anima trova la sua armonia e il suo equilibrio fondamentale. A questo punto possiamo evocare una corrente che compone la figura del pentagramma e rappresenta la sintesi di tutte e cinque.
Allargando le braccia e divaricando le gambe assumiamo col corpo la forma di una stella: allora dal cuore si genera la corrente che va al braccio destro fino alla mano, scende in linea retta fino al piede sinistro, da lì attraverso la gamba sinistra sale fino al punto tra le sopracciglia, per poi scendere al piede destro. Dal piede destro va alla mano sinistra e alla fine torna al cuore. Nella rapida luce del pentagramma tracciato con l’immaginazione, l’organismo si carica di forza eterica e le facoltà psichiche si liberano dagli impedimenti che la vita esteriore e gli errori del passato hanno prodotto.
Le cinque correnti eteriche tendono verso il centro o nascono dal centro della nostra figura: il cuore. Gli esercizi di liberazione delle facoltà illuminano, fanno ruotare i petali del chakra del cuore. Vi sono anche altri metodi per risvegliare la luce di questo centro, tuttavia quando in altri modi viene evocata la potenza del cuore talune capacità acquisite possono volgersi al male anziché al bene. L’uomo può diventare intollerante, ostile all’ambiente che lo circonda; può percepire taluni influssi negativi che emanano dall’ambiente e diventare per conseguenza pauroso. Il discepolo esoterico che è giunto a captare i sentimenti del prossimo può incominciare ad odiarlo. Come effetto di uno sviluppo accelerato del centro del cuore una freddezza animica rischia di invadere la regione del torace.
Per evitare ciò è importante realizzare la purificazione del pensiero, della volontà, del sentimento, del giudizio, della memoria che gli esercizi di liberazione propiziano.
La ruota del cuore ha dodici raggi.
Sei di questi raggi già splendono alla nascita: il retaggio Tradizione, l’influsso plasmatore dello spirito che regge la nostra Civiltà (6) fanno sì che alla nascita sei dei dodici raggi del cuore già siano pronti a illuminarsi e a irraggiare.
Gli altri sei raggi devono essere illuminati dall’uomo attraverso una severa disciplina. Una volta attivato, il centro del cuore aggiunge un ulteriore potere di conoscenza all’essere umano.
Il chakra della laringe sviluppa la capacità di comprendere le figure che ci circondano. Lo sguardo posandosi sulla forma di una pianta, sulla fisionomia di un animale, sulla espressione di un uomo riesce a comprendere con sicurezza ciò che si cela dietro quelle figure, gli impulsi profondi che regolano i comportamenti di tali esseri.
Per mezzo del chakra del cuore si riesce invece a cogliere il calore animico, la freddezza animica. Determinati esseri, in virtù delle proprie intenzioni, delle proprie azioni, emanano un calore sottile; altri invece si avvolgono di freddo. Tutto ciò che cresce e si evolve emana calore animico; tutto ciò che si blocca, decade, si corrompe trasmette una freddezza animica (7). Quando il discepolo comincia a presentire il freddo e il calore provenienti non solo dal mondo materiale, ma anche da quello sottile allora la sua comprensione dei processi della natura e della storia umana acquista in ampiezza e in profondità.
NOTE
1) Questo è un punto molto importante: l’uomo moderno di tradizione boreale non ha bisogno di far ricorso a pratiche di Yoga o di Prana-Yama per conseguire calma, rilassamento, lucidità mentale. Tali sistemi di ascesi furono concepiti nella civiltà indo-arya in vista di un tipo umano molto diverso nella sua costituzione psico-spirituale e appartengono dunque alle esperienze pregresse di chi si è incarnato nella civiltà europea moderna. Ciò non toglie che alcune personalità speciali possano trarre profitto dalla assunzione cosciente di alcune parti dell’antico Yoga; ma, per quanto concerne la norma, rifletta il lettore sul fatto che al giorno d’oggi le pratiche di Yoga, spesso riprodotte in maniera assai spuria, affascinano soprattutto personalità effeminate, dai nervi scossi; mentre al contrario i caratteri più virili e solari conseguono la calma senza bisogno di esercizi di respiro un po’ coatti. Coloro che nelle palestre new age si affannano in contorsioni e respirazioni cronometrate e che con grande disappunto vedono aumentare il loro nervosismo davanti alle elementari difficoltà della vita dovrebbero capire che la direzione spirituale del nostro tempo non contempla imitazioni dello Yoga antico. Se non lo capiscono, per loro rimane utile il valium.
2) Cfr. “Esercizi di Formazione”, La calma.
3) Cfr. “Esercizi di Formazione”, La Venerazione.
4) Il fascino degli occhi luminosi è spesso manifestazione sensibile della corrente eterica qui descritta.
5) Cfr. “Esercizi di formazione”, Suoni animati e inanimati, Ascoltare e Attenzione.
6) Il ciclo di civiltà è qui concepito come un organismo spirituale retto da una divinità: quella divinità che in forme logiche fu intuita da Hegel e che i sapienti ellenistici chiamavano Aion, Eone.
7) Cfr. “Esercizi di Formazione”, Vita fiorente e Vita che appassisce.