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Into The Wild. La vera storia di Christopher McCandless

di Andrea Cerio - 12/06/2012

Fonte: lintellettualedissidente

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“Due anni lui gira per il mondo: niente telefono, niente piscina, niente cani e gatti, niente sigarette. Libertà estrema, un estremista, un viaggiatore esteta che ha per casa la strada. Così ora, dopo due anni di cammino arriva l’ultima e più grande avventura. L’apogeo della battaglia per uccidere il falso essere interiore, suggella vittoriosamente la rivoluzione spirituale. Per non essere più avvelenato dalla civiltà lui fugge, cammina solo sulla terra per perdersi nella natura selvaggia.”

Cosi Christopher McCandless descrisse il suo ultimo viaggio verso le terre sconfinate dell’Alaska, dopo due anni di cammino fra le terre selvagge dell’America. Chris era un giovane statunitense che dopo essersi laureato nel 1990 donò tutti i suoi risparmi abbandonando la propria casa, la propria famiglia e i propri amici, per fare delle esperienze i suoi unici possedimenti, della natura incontaminata la propria casa, del prossimo la propria famiglia e i propri amici.
La vera storia di Christopher McCandless alias Alexander Supertramp (pseudonimo che utilizzò durante i suoi viaggi) ha scosso il mondo intero attraverso il film “Into the Wild,” uscito nel 2007, diretto da Sean Penn, interpretato da Emile Hirsch e basato sul romanzo di Jon Krakauer, “Nelle terre estreme”.

La pellicola è di grande impatto. La maestosità degli ambienti esterni, le dure prove alle quali il protagonista appena ventenne fu sottoposto per poter rendere giusta memoria delle grandi difficoltà che Chris dovette affrontare nel suo percorso, la perfetta sintonia fra la sequenza narrativa e la filosofia che ha ispirato il viaggio di Chris, sono coronate dalla struggente colonna sonora scritta e interpretata da Eddie Vedder, leader dei Pearl Jam, che immerge lo spettatore in un mondo fatto di passione e di umiltà, un mondo in cui le gioie della vita sono frutto delle cose semplici e frugali.

“Into the Wild” è molto più della storia di un ragazzo arrabbiato e ribelle, il cui coraggio lo spinse a sfidare fino all’estremo i crismi della società occidentale, che trova ancora oggi le sue fondamenta nello spreco, nel conformismo e nell’ipocrisia. E’ la storia di un disagio trasversale che da sempre colpisce i giovani di ogni generazione, un disagio scatenato dai motivi più disparati, ma che solo pochi accolgono e abbracciano compiendo l’ardua scelta di combattere, piuttosto che di uniformarsi alla massa e al naturale fluire degli eventi e del mondo. Ciò che lo muove è la convinzione che “per l’animo avventuroso di un uomo non esiste nulla di più devastante di un futuro certo“.

Il cammino di Chris si consuma sotto tramonti infuocati, in corsa a piedi nudi su sconfinate praterie fra le belve selvagge della terra, con il vento fra i capelli, l’odore dirompente della terra incontaminata sempre attorno, il sapore della cacciagione alla brace a scandire intense giornate passate a viaggiare, a contemplare le meraviglie del mondo, a vivere nel modo più intenso e totalizzante possibile.

Il viaggio solitario di Chris è poesia.
Romanticismo allo stato puro.

Ma ben presto la sensazione è quella che il vero cammino non sia tracciato di fronte ai piedi del prontagonista, ma nel profondo del suo animo. Il viaggio fisico si trasforma in un’esperienza quasi mistica che porterà Chris a scavare nelle profondità remote della sua coscienza, un luogo dove gli istinti primordiali sono persino più selvaggi della natura crudele. Approdando in quei luoghi dove si percepisce che le forze dominanti del mondo sono apertamente ostili nei confronti dell’uomo, Chris si accorge che la felicità, persino quella più vera che si nasconde nelle piccole cose, è reale solo se condivisa con qualcuno.

Il cammino di Chris si interromperà proprio in Alaska il 18 Agosto 1992, probabilmente a causa dell’ingestione di bacche e radici tossiche. Nel luogo che fu la sua ultima casa vi è ancora una targa in sua memoria, lasciata li dalla sua famiglia. Sulla targa è riportato uno degli ultimi messaggi di Chris, ormai consapevole di essere prossimo alla morte: “I have had a happy life and thank the Lord. Goodbye and may God bless all.” Quella targa riporta i suoi ultimi pensieri, e la naturale voglia di provare compassione verso chi non c’è più lascia posto alla sensazione di aver ricevuto un’importante lezione.

Chris ha vissuto la sua vita nel modo più intenso e felice possibile grazie al coraggio delle sue scelte.
La sua storia impone ai giovani di tutto il mondo una riflessione.

Bisogna combattere con coraggio per difendere i propri sogni. Sempre.

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