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Si tinge di giallo l'eminenza grigia: la scomparsa di un banchiere d'affari

di redazione - 15/07/2006

 
 




Il banchiere d'affari è stato uno dei protagonisti della comunità finanziaria e della finanza cattolica

E' così riservato che la notizia della sua scomparsa lo infastidirà sicuramente. Stiamo parlando di Gianmario Roveraro, eminenza grigia della finanza cattolica, membro dell'ortodossia dell'opus dei, regista di grandi operazioni finanziarie negli anni '80 e '90 tra cui il collocamento della Parmalat nel 1990.Roveraro è di quella generazione di finanzieri che assomiglia di più a Enrico Cuccia che non a i moderni raider della finanza. Pur avendo operato negli anni '80, anni in cui si celebrava la finanza d'assalto e lo yuppismo modello Usa, l'esponente della comunità finanziaria milanese aveva il mito della discrezione e raramente si concedeva alla stampa.
Nato ad Albenga, ha fondato nel 1987 la sua macchina da guerra, la finanziaria Akros, poi passata nel 1998 assieme alla controllata Banca Akros al gruppo Bipop. E' lo stesso anno in cui la banca finisce sotto la Popolare di Milano cui fa tutt'ora capo. Laureato in economia, cattolico rigoroso, padre di tre figli, il manager ha iniziato l'attività professionale nel 1961 presso La Centrale,una vera fucina dei soloni del denaro, la società che ha modellato tutte le menti finanziarie italiane e che per decenni è stato lo snodo dell'ingegneria degli affari in Italia.
Dopo la Centrale il giovane finanziere passa allo studio di agenti di cambio Foglia-Albertini, e quindi a Roma alla Italfinanziaria. Anche in questo caso, dunque, Roveraro ha la fortuna di lavorare con Isidoro Albertini, uno dei più importanti agenti di cambio dell'epoca. Nel 1972 il finanziere rientra a Milano con la Sade, ma la svolta professionale arriva due anni dopo con la nomina ad amministratore delegato della Sige, Società italiana per imprese e gestione, braccio operativo dell'Imi. I più giovani non si ricorderanno più della Sige ma a quei tempi la società dell'Imi veniva considerata il contraltare di Mediobanca, una delle poche finanziarie che sperava di poter competere con la banca dell'allora via Filodrammatici, la postazione della finanza cattolica che sfidava la finanza laica di Enrico Cuccia.
E' proprio in Sige che Roveraro, mantenendo alta la cortina di discrezione e riservatezza fino a farne un ossessione, tesse alcune delle trame più significative dell'alta finanza di quegli anni. E' ad esempio la Sige la banca d'affari che sarà utilizzata nel 1986 da Raul Gardini e dal gruppo Ferruzzi per scalare Montedison. Una scelta che verrà considerata ua vera sfida da Enrico Cuccia. Pochi anni dopo rivediamo Gianmario Roveraro e la sua Akros in un altra operazione importante: la quotazione in Borsa della Parmalat di Calisto Tanzi con una complessa operazione che, stando alle ultime ricostruzioni processuali, finì per salvare una prima volta le sorti del gruppo di Collecchio.
Roveraro, non è, come si potrebbe credere, soltanto un finanziere tutto ufficio e chiesa. Tolti i panni dell'uomo d'affari è un atleta di grande livello, come campione e primatista italiano nel salto in alto, primo tra gli italiani a superare i due metri, e atleta olimpico a Melbourne nel 1956.
Già presidente alla fine degli anni '90 della Fondazione Rui, istituzione che gestisce collegi universitari affidando la formazione religiosa degli studenti alla Prelatura dell'Opus Dei, Roveraro è stato anche tra i fondatori nei primi anni '70 della Faes, Associazione famiglia e scuola.
Si tratta di una costellazione di istituti scolastici a tempo pieno, dalle elementari alle medie superiori, in cui l' assistenza spirituale è - ancora una volta - affidata ai sacerdoti della Prelatura dell'Opus Dei, istituzione della Chiesa Cattolica. Prima di entrare nel mondo della finanza, Roveraro era stato uno dei migliori saltatori in alto della sua epoca, caratterizzata dal «ventrale».
Negli ultimi anni il suo ruolo nella finanza italiana si era un po' occultato, nessuna operazione importante, a parte Parmalat, è passata nelle sue mani. E' come se fosse tramontata una generazione di finanziari che avevano tirato le fila delle trasformazioni della comunità degli affari della fine del secolo scorso.