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La Vita e lo spazio cosmico

di Guido Dalla Casa - 04/10/2012


  Il Corriere della Sera del 3 ottobre ha pubblicato, in un articolo interno a piena pagina (Lo studio sulle origini: «La vita sulla Terra portata da meteoriti»),
la notizia che “durante il Congresso europeo di scienza planetaria, tenutosi a Madrid, un gruppo di astrofisici dell’Università di Princeton, dell’Università dell’Arizona e del Centro spagnolo di astrobiologia ha presentato una scoperta che possiamo veramente considerare rivoluzionaria. Detto in modo molto succinto, microorganismi trasportati sulla Terra da frammenti di meteoriti provenienti da altri pianeti possono essere stati il germe primigenio della vita sul nostro pianeta.”

  Ancora una volta, abbiamo conferme sul modo di procedere della scienza ufficiale e soprattutto della divulgazione scientifica:  una “scoperta” del genere viene presentata al pubblico come “nuova e rivoluzionaria” (ma naturalmente “avrà bisogno di conferme”). Ricordo perfettamente di avere letto una trentina di anni fa un libro di Fred Hoyle, noto astrofisico e cosmologo inglese, in cui era dettagliatamente spiegato che la Vita, sotto forma di microorganismi, può viaggiare negli spazi cosmici e trasferirsi da un sistema planetario ad un altro, naturalmente con la scala dei tempi astronomica, non quella umana.

  Già, ma Fred Hoyle è stato sempre considerato uno scienziato “non convenzionale”, capace di mettere in dubbio le “teorie accertate” e il “sapere consolidato”: non era convinto del Big Bang! Allora sono andato a cercare un altro articolo:   E' italiana la smentita del big bang di Pasquale Galianni (www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=5128 del 04/09/2006). Neanche qualche osservazione può scalfire queste “certezze”.

 Era meglio non parlare troppo di Hoyle: il pubblico deve considerare certo il Big Bang, che è diventato un paradigma entro cui inserire tutte le osservazioni astronomiche, forse perché è compatibile con l’idea di una “Creazione” del tipo che fa da sottofondo alle religioni abramitiche. Inoltre fa pubblicità anche all’espansione (ma sto quasi scherzando).

  In sostanza, sembra che al pubblico debba essere fornita qualche certezza, soprattutto se compatibile con il sottofondo della cultura giudaico-cristiana-islamica. 

  Certo, con la teoria della “creazione continua”, detta anche dello “stato stazionario”, cioè di un Universo che non ha inizio né fine, è più difficile pensare a un Dio esterno che “crea” e a una “fine dei tempi”. In un articolo che riportava una intervista a Fred Hoyle di circa 40 anni orsono, ho trovato questa affermazione dello scienziato inglese:

  Credo che vi sia un’Intelligenza nell’Universo. Badi, ho detto nell’Universo. L’idea giudaico-cristiana è quella di un Dio che, dal di fuori, fabbrica l’Universo come si fabbrica un oggetto in uno stabilimento. E’ un’idea che non mi attira. Io penso che l’Intelligenza sia nell’Universo. Che sia l’Universo.