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Strutturare un Ego

di Salvatore Brizzi - 24/12/2012

Fonte: salvatorebrizzi


 

Negli ambienti cosiddetti “spirituali” si è diffusa da qualche decennio la perniciosa moda che porta tanti improvvisati discepoli, spesso autodidatti, a voler eliminare o in qualche modo superare il proprio Ego.

 

Una delle conseguenze dell’apertura di coscienza avvenuta a partire dal ’68 è stata la diffusione di massa di concetti spirituali/esoterici che prima erano riservati alle scuole iniziatiche o erano reperibili solo su testi piuttosto difficili. Il fatto che tali testi e scuole fossero accessibili unicamente a persone intellettualmente preparate, capaci di comprendere a fondo anche dal punto di vista mentale ciò che veniva loro richiesto nel Percorso, rendeva sicuramente l’esoterismo qualcosa di elitario, tuttavia ciò proteggeva la tradizione esoterica dalle deviazioni rispetto ai significati e alle pratiche originali e al medesimo tempo teneva alla larga i neofiti dai pericoli insiti in un percorso trasformativo che coinvolge profondamente la psiche di ciascuno.

 

Il ricercatore spirituale moderno non si rende conto che quando si lavora con le energie della psiche non si può scherzare. Non passa settimana nella quale non vengo a sapere di qualcuno che si è amaramente pentito di aver praticato esercizi miranti ad aprire il Terzo Occhio, a risvegliare la Kundalini, a fare sogni lucidi e viaggi astrali. E non sto esagerando, il numero delle persone danneggiate è altissimo; ci sono scuole che stanno letteralmente creando dei danni a tappeto sulla popolazione divulgando queste pratiche!

 

In questo periodo le persone – spesso per sfuggire alla propria quotidianità, altre volte perché sinceramente desiderose di conoscere – si affidano alle filosofie e alle pratiche di chiunque salga su un palco! Pare che con il passare del tempo la capacità selettiva del pubblico si sia assottigliata fino a scomparire. Forse il livello di disperazione personale è tale per cui qualunque insegnante e qualunque pratica “esoterica” sono meglio della piatta esistenza quotidiana.

 

Le deviazioni messe in atto dall’Ombra affinché anche chi sente la spinta verso il Viaggio Iniziatico resti intrappolato nelle spire di matrix, si possono riassumere in due linee principali:

a) esercizi e pratiche provenienti da tradizioni del passato (gnosi, tantrismo, pratiche con l’energia sessuale, ecc.) che vengono riproposte a tutti indiscriminatamente da insegnanti che non sono minimamente in grado di “vedere” cosa sta accadendo nei centri sottili nel praticante. (Abbiamo accennato prima a questo aspetto e ai pericoli che vi sono connaturati)

b) tutte le filosofie legate al superamento dell’Ego personale per identificarsi con l’Uno. Ossia filosofie derivanti da un fraintendimento del concetto di illuminazione.

 

Aggiungerò qualcosa su questo secondo aspetto.

Il “superamento dell’Ego” che, come accennavamo, va tanto di moda oggi, fa parte di un’importante deviazione da quello che è il Percorso Iniziatico tramandato nelle scuole esoteriche autentiche. Il concetto di “superamento dell’Ego” non sarebbe errato in sé, ma il problema nasce quando viene democraticamente divulgato a una massa indistinta di persone che l’Ego nemmeno ce l’ha.

 

Il termine Ego nell’esoterismo indica l’Io integrato dell’individuo, ossia un traguardo da raggiungere, non un punto di partenza.

Nella Teosofia i termini anima, Ego e Angelo Solare si equivalgono.

In Alchimia e in Magia – così come negli insegnamenti di Quarta Via – si parte dal presupposto che il neofita non abbia ancora sviluppato – o non del tutto sviluppato – il suo Ego e che debba lavorare duramente per farlo. Nella  deviazione di cui è qui questione accade invece che le persone credano di avere già un Ego e di doverlo addirittura eliminare per poter procedere oltre nel loro cammino fino a fondersi con l’Uno.

Nella mia vita ho conosciuto giusto tre o quattro individui in possesso di un Ego integrato, i quali hanno ottenuto questo traguardo dopo anni di lavoro sull’autosservazione, la Presenza, la disidentificazione, il non-giudizio, ecc. Sono persone equilibrate, con un Centro interiore ben sviluppato, che non provano più emozioni negative e capaci di amare il prossimo. E solo da queste persone posso accettare un discorso che riguarda la necessità di andare a sciogliere alchemicamente l’Ego, rivelandone un giorno l’illusorietà. In quanto loro un Ego ce l’hanno davvero. Sono cioè capaci di vera Volontà e di libero arbitrio.

 

Tutti gli altri semplicemente non hanno un Ego, – anche se, ovviamente, credono di averlo – non hanno un Centro, ossia iniziaticamente non hanno ancora sviluppato un "padrone di casa", ma invece di ammetterlo e iniziare a lavorare onestamente per ottenerlo, si riempiono la bocca di discorsi che hanno letto sui libri di neo-advaita, dove si racconta che l’illuminazione può accadere a chiunque e in qualunque momento... anche mentre si sta facendo la cacca.

 

Attraverso queste nuove filosofie new-age, che fanno un sincretismo di concetti raccolti a destra e a manca, si portano le persone a credere di possedere sul piano psicologico qualcosa che invece non hanno e addirittura li si invita a distruggerlo per ottenere una fantomatica illuminazione. Ma non si può distruggere, o anche solo “superare”, qualcosa che non si ha, e attualmente le persone sono solo un’accozzaglia di pensieri ed emozioni senza un Centro psicologico coordinatore.

 

“Il tuo Ego non esiste, per cui non puoi distruggerlo, devi solo realizzare che c’è stato sempre solo l’Uno.” Affermano i seguaci del neo-advaita. Siamo tutti d’accordo sul fatto che questo Ego non esista (lo diceva anche Gurdjieff), ma mentre in un Percorso Iniziatico regolare ti viene insegnato come costruirlo, in questa filosofia che va per la maggiore oggi non ti si permette di costruirlo, anzi, questa viene considerata un’eresia che rischia di allontanarti per sempre dall’Uno (ma non era già tutto Uno?).

 

Ma allora che genere di realizzazione hanno ottenuto questi personaggi neo-advaita che raccontano di essersi illuminati mentre facevano la cacca? Essi riportano tutti concetti simili: non esiste l’Ego, non esiste l’anima, non c’è nulla dopo la morte, esiste solo l’Uno e una volta che ci si fonde con l’Uno, si scompare. E tutto questo per loro è effettivamente vero. Per il semplice motivo che loro sono fulminati e non illuminati.

E qui veniamo al punto. Mi spiego meglio: loro hanno ottenuto quel genere di illuminazione che consiste nel regredire allo stadio di Uno primevo senza aver completato la formazione psicologica dell’Ego, del vero individuo. La conseguenza di tale evento è che loro non “cavalcano la tigre”, non entrano nell’Uno in piena consapevolezza, ma vi si perdono dentro annullandosi in esso.

 

In un autentico Percorso Iniziatico magico/alchemico il discepolo deve costruire un Ego perché questo gli consentirà un giorno di identificarsi con l’Uno, non di perdersi in esso.

 

E qui sta l’abissale differenza fra l’essere un fulminato o un illuminato. Dal momento che, come si afferma giustamente anche nell’Advaita, l’essere umano non ha un Ego di partenza, ma crede solo di averlo, il Percorso prevede la sua costruzione, al fine di diventare “consapevole di sé”.

 

Una volta divenuto un essere consapevole, un vero Io, allora l’individuo compie il grande “sacrificio di sé” (ma adesso ha qualcosa da sacrificare) e abbandona questo Io individuale per entrare nella Consapevolezza assoluta dell’Uno.

 

Il risultato finale del percorso magico è sempre stato e sarà sempre il Mago, ossia l’Io Assoluto, l’Uomo/Dio. La goccia non si perde nell’oceano, bensì diviene consapevole di essere l’oceano stesso. Una differenza piuttosto importante... quando la goccia sei tu.

 

In un Percorso regolare, che prevede sforzi e prove, nulla va perso di ciò che l’uomo ha compiuto incarnazione dopo incarnazione, infatti si parla d’immortalità e di tappe iniziatiche. Nella filosofia Advaita – che era adatta all’essere umano più antico, il quale non era ancora in grado di divenire consapevole di sé – tutto va perso, nel senso che l’individuo fa marcia indietro, scompare per sempre, non si reincarna e perde la coscienza di sé, la coscienza di essere mai vissuto come entità separata dal Tutto.

 

Spero di aver portato chiarezza su un punto quantomai importante e tuttavia trascurato più o meno da tutti.

 

Nell’evoluzione della coscienza esiste un paradosso fondamentale: noi impieghiamo milioni di anni per strutturare un Ego, un vero “Io”, e poi, una volta strutturato questo benedetto Io, dobbiamo gettarlo via.

Dietro questo gioco paradossale si nasconde però il significato della nostra vita e del nostro “sentirci vivi nel mondo”, perché il senso dell'Io definisce la nostra esistenza autonoma rispetto all’Uno primordiale.

 

Come ho già spiegato nei due post precedenti, l’Ego non solo non è qualcosa di negativo, come invece si tende a credere oggi, ma è qualcosa di fondamentale in funzione di uno sviluppo psicologicamente sano dell’individuo. I nostri problemi non nascono dal fatto che “siamo schiavi del nostro Ego”, come si afferma in certe filosofie dell’ultima ora, ma, al contrario, dal fatto che non siamo ancora riusciti a strutturare un Io sano.

 

Un Io “centrato” è fondamentale.

Senza la consapevolezza dell’Io – ossia, senza la consapevolezza di essere separati dall’Uno e talvolta in conflitto con Esso – noi saremmo in uno stato di coscienza simile al sonno profondo. Nel sonno profondo come si sta? Non può essere descritto, perché in quei momenti non siamo consapevoli, per cui non possiamo capire se siamo felici o infelici. Quando ci trovavamo ancora fra le braccia del Padre il nostro stato era proprio questo, sonno profondo.

 

L’Ego non è un mostro, ma semplicemente la coscienza di sé. Separarci dal Padre è servito a svegliarci dal sonno profondo. L’Ego ci permette di essere coscienti della nostra esistenza in quanto individui. Questo famigerato Ego appare come un mostro fuori controllo solo perché non lo abbiamo ancora correttamente plasmato.

 

Il grande paradosso cui accennavo all’inizio consiste nel fatto che noi in realtà non esistiamo, ma siamo semplicemente un’emanazione del Padre, una goccia di Lui che si cala nella materia e che da Lui non può mai staccarsi. C’impieghiamo milioni di anni e decine d’incarnazioni per arrivare a credere di non essere il Padre, fino al punto più basso, quello in cui addirittura ne neghiamo l’esistenza. Questo è il segno che abbiamo finalmente raggiunto la separazione completa dall’Uno, dal Creatore. La separazione in definitiva è falsa, perché noi in realtà restiamo sempre Lui, ma questo gioco di ruolo ci rende consapevoli.

 

Quando finalmente, dopo milioni di anni, ci siamo convinti di esistere in quanto enti separati... e addirittura non crediamo nemmeno più nell’esistenza di un Padre... arriva il momento di buttare tutto nella spazzatura e “tornare a casa del Padre”. La bizzarria di questo momento evolutivo è che miliardi di persone sono chiamate – quasi costrette – a destrutturate l’Io... anche se non lo hanno ancora strutturato... e la maggior parte ne sono ancora ben lontane.

 

Per fare un esempio pratico, succede che tu venga chiamato ad abbandonare il senso del possesso, quando invece, evolutivamente, ne avresti ancora bisogno. Il senso del possesso verso cose e persone – e le sofferenze che ne derivano – ha il compito evolutivo di rafforzare il nostro senso dell’Io, fornendogli delle sicurezze materiali. È esattamente ciò che accade all’Io di un bambino che “possiede” la sua mamma e possiede i suoi giocattoli. Se ci mettessimo a spiegare il non attaccamento a un bambino di 4-5 anni saremmo dei folli e bloccheremmo il sano sviluppo del suo Ego.

 

La follia che in questo periodo storico si sta propagando nel mondo, a tutti i livelli, dalle decisioni politiche agli omicidi familiari (127 donne uccise dai partner in Italia nel 2010; quest’anno siamo a 101, dati di Ottobre 2012) è dovuta proprio a questa causa: l’umanità è costretta dai cambiamenti planetari a destrutturate un Io che non è ancora strutturato. Come un bambino che deve crescere troppo in fretta e non regge allo sforzo.

http://www.salvatorebrizzi.com/2012/12/creare-per-poi-distruggere.html


 

Il viaggio di strutturazione dell’Io va dall’Unità alla Separazione, quello di destrutturazione va dalla Separazione all’Unità. Creiamo qualcosa per poi distruggerlo. Ciò che all’inizio ci è indispensabile per l’evoluzione, può con il tempo diventare un ostacolo alla stessa. Anime diverse si trovano su differenti gradini della Scala di Giacobbe e, di conseguenza, perseguono obiettivi diversi. Un’anima deve ancora scendere verso la separazione, mentre un’altra è pronta per salire verso l’Unità.

 

Un bambino appena nato non ha coscienza di sé, in lui non c’è ancora un Io perché non c’è ancora il senso di separazione. Lo stesso discorso ha valore per un’anima bambina – e sulla Terra al momento sono la grande maggioranza – che possiede ancora tutte le insicurezze e i bisogni di un bambino, anche se il corpo che occupa ha 40 o 50 anni.

 

In una situazione normale all’anima è consentito compiere questo percorso nei tempi che le sono più congeniali. Ma in questo periodo storico la Terra è arrivata alla fine di un ciclo, per cui ci troviamo sottoposti a condizioni molto particolari, di grande tensione. Se il pianeta che temporaneamente mi ospita giunge al termine di un ciclo e decide di compiere un salto evolutivo, io devo essere capace di fare altrettanto, altrimenti si crea un divario sempre più ampio fra me e lui. Infatti quello che sta accadendo a quasi tutte le persone sulla Terra è che vengono quotidianamente spinte a destrutturare il loro Io, anche se non hanno ancora un Io maturo e ben strutturato.

 

Un ritardo evolutivo è un gap che si crea tra il punto dove siete e quello dove dovreste essere. Se non c’è punto di riferimento non c’è nemmeno ritardo, ma se questo punto c’è, perché la Terra stessa lo sta manifestando con i suoi rapidi mutamenti, allora il ritardo può diventare così grande da non permettervi più di recuperare. Se tutto andasse come dovrebbe andare – se la nostra società fosse una Società dell’Essere dove a scuola ti insegnano come scoprire chi sei e cosa sei venuto a fare – noi marceremmo allo stesso ritmo della Terra; allora saremmo felici di cambiare insieme al nostro pianeta. Ma dal momento che la nostra civiltà è allo sbando e stiamo accumulando sempre più ritardo evolutivo, il cambiamento che sta investendo in questi anni il pianeta diventa fonte di difficoltà, se non di disperazione, per la maggior parte degli esseri umani.

 

Quando parlo di cambiamenti planetari sia ben chiaro che non mi sto riferendo alla fine del mondo o alla famigerata data del 21.12.2012. Io per primo sarei contento se avvenisse una mutazione repentina del pianeta fra due giorni – così... dal tramonto all’alba – ma so anche che accade unicamente ciò che serve e non ciò che speriamo. Come ho scritto tempo fa (2007) nel mio libro La porta del Mago (uno dei più belli fra quelli da me pubblicati):

 

Questo ‘Passaggio delle Ere’ è stato predetto da antiche popolazioni.

Nel passato ci sono stati molti passaggi fondamentali come quello

che stiamo per vivere, incluso quello che avviene ogni 13 000 anni,

cioè a metà del movimento di Precessione degli Equinozi (26 000 anni

circa). Lemuria e Atlantide a quanto pare, scomparirono alla fine di

due diversi cicli cosmici, come quello che si chiuderà nei prossimi

anni. Per quanto concerne la data in cui accadrà tale passaggio, non

ci è dato di saperlo. Negli ultimi decenni sono state avanzate diverse

ipotesi riguardo la possibilità che avvenga nel 2012, ma sono tutte

ipotesi da verificare.

 

Nei giorni del 21 e 22 il centro del Sole sarà perfettamente allineato con il centro della Galassia, mentre la Terra concluderà il proprio ciclo di precessione degli equinozi. L’allineamento fra Sole e centro della Galassia dura in realtà 36 anni, dal 1980 al 2016, ma il 21 dicembre 2012 pare che tale allineamento raggiungerà il massimo della precisione.

(informazioni tratte da 2012... finalmente di Massimo Rodolfi)

 

Insomma, per quanto possiamo ironizzare sull’argomento, a mio parere è una data che vale almeno qualche ora di meditazione... o preghiera... o tutt’e due. Questa sarebbe un buona maniera per trascorrerla.

 

Adesso vediamo brevemente da quali segnali potete capire se avete un Io già strutturato oppure no. Il che equivale a prevedere quanto soffrirete nei prossimi anni per via della destrutturazione forzata cui saremo tutti sottoposti.

 

...continua nel prossimo post.

 


NON DUCOR DUCO

(non vengo condotto, conduco)