Le grandi opzioni di sempre
di Luciano Fuschini - 05/01/2013
Oggi gli specialisti che meditano sui grandi temi delle origini dell’Universo, del suo significato e del senso della nostra esistenza, non sono più i filosofi ma gli scienziati, biologi e soprattutto astrofisici.
Molti sono convinti che il fenomeno dell’allontanamento delle galassie in un Universo in espansione sia la prova che tutto ha avuto inizio con un Big Bang, i cui effetti sono appunto ancora visibili.
Partendo da questa convinzione, alcuni ritengono che tutte le fasi successive alla colossale esplosione primigenia siano perfettamente spiegabili con le leggi della fisica, relativistica e quantistica. Quell’esplosione di energia fu casuale e casuali furono le successive aggregazioni di energia, essendo la massa niente altro che l’energia stessa. Tutto, compresi l’uomo e gli altri esseri intelligenti eventualmente sparsi fra i pianeti dei sistemi stellari, è energia-materia, in un Universo scaturito dal caso.
Sempre partendo dal Big Bang, altri sostengono che si trattò dell’atto della Creazione, perché soltanto una Mente programmatrice avrebbe potuto dare ordine al vorticare caotico delle particelle incandescenti proiettate dall’immane scoppio, attraverso leggi fissate in rapporti matematici semplici e ferrei. Secondo la teoria antropica recentemente formulata da astrofisici, teoria che ha trovato seguaci, tutta l’evoluzione dell’Universo, tappa per tappa, attraverso miliardi di anni, era finalizzata a creare le condizioni fisiche e chimiche per le quali potesse apparire una vita intelligente. L’uomo riacquisterebbe così quella centralità che lo sviluppo della teoria copernicana gli aveva sottratto.
L’ipotesi del Big Bang non è accolta da tutti. Soprattutto partendo dalle sorprendenti scoperte dei ricercatori nel campo delle particelle subatomiche, la fisica dei quanti apre prospettive diverse.
Le particelle elementari, come i fotoni che costituiscono la luce, sono appunto particelle quando le osserviamo con gli strumenti avanzatissimi dei laboratori di ricerca, ed essere particelle significa presentarsi in modo puntiforme, come tante minuscole palline, ma si comportano come onde quando non le osserviamo, e l’onda implica un continuum in cui non esistono spazi vuoti (che un oggetto sia allo stesso tempo particella e onda è un paradosso che stravolge la stessa logica aristotelica, per la quale A non può essere non-A: qui abbiamo qualcosa che è A e non-A. Ne consegue che si dissolve la logica per la quale un’affermazione può essere vera o falsa. Oggi i fisici sanno che c’è il vero, il falso e l’indecidibile. Ma questa discussione porterebbe troppo lontano). Le particelle, essendo anche onde, sono collegate in un tutto che comunica istantaneamente. Il vuoto non esiste. Tutto l’Universo è energia, noi partecipiamo della stessa energia di cui sono fatti gli astri, le pietre, gli alberi, gli animali. L’energia è eterna, increata, intelligente: l’Ente che chiamiamo Dio è niente altro che questa energia che permea il tutto. L’allontanamento delle galassie non è altro che il respiro dell’Universo, un movimento di espansione cui seguirà una contrazione, in un ritmo di eoni eterni. La nostra mente, partecipando del Tutto ed essendo collegata al Tutto, può influire sulle cose.
Ciò che impressiona in queste teorie è il fatto che, con un linguaggio mutato, il linguaggio delle scienze sperimentali, non fanno altro che ripetere in altri termini le grandi opzioni mai risolte, dibattute da secoli o addirittura da millenni.
Il materialismo di chi crede all’aggregazione casuale delle particelle di energia scaturite dal Big Bang è sostanzialmente la ripresa dell’atomismo dell’antico filosofo greco Democrito.
Il Big Bang inteso come atto creativo di una Mente che ha così programmato l’Universo e in esso la centralità dell’uomo, è la visione biblica e coranica.
Nella teoria secondo la quale la realtà ultima è un’energia intelligente che permea il tutto, di cui la nostra mente è parte attiva e interagente, possiamo intravedere sia il panteismo che portò Giordano Bruno sul rogo, sia l’idealismo assoluto dei filosofi tedeschi per i quali l’Io cosciente produce la realtà anziché limitarsi a rispecchiarla, sia, addirittura, il panpsichismo delle religioni animiste dei cosiddetti primitivi, per cui anche le pratiche magiche e sciamaniche ne ricaverebbero una nuova dignità.
Niente di nuovo sotto il sole: ci dibattiamo nelle alternative di sempre, nelle grandi domande di sempre, dando le risposte di sempre, mai definitive, sempre rivolte a una ricerca incessante. Il progresso è illusorio anche quando lo esaminiamo in questa ottica.
Certamente non è la pura e semplice ripetizione di ciò che fu detto. C’è quel di più che viene dall’indagine scientifica, ripercorriamo le stesse vie ma con un lieve scarto, secondo quella figura della spirale che Toynbee vedeva nella storia e che i telescopi vedono proiettata nelle galassie.