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Lo scrittore Elias Khouri: «Vogliono fare del Libano un nuovo Iraq»

di Michele Giorgio - 24/07/2006

 
Gli Usa ci hanno colpito basso. Dopo aver parlato di democrazia, adesso avallano la distruzione del paese
 
Si considera un indipendente perché, spiega, le sue «opinioni non accontentano mai tutti». Scrittore noto anche all'estero, editorialista di punta, Elias Khoury è il tipico intellettuale ruvido, ma solo a prima vista. Preferisce sciogliere lentamente il ghiaccio che all'inizio lo separa dai suoi interlocutori e lasciarsi poi andare a una conversazione piacevole. In questi giorni terribili per il suo paese ha voglia di parlare e di denunciare, punta l'indice contro Israele e gli Stati uniti. Lo abbiamo intervistato ieri nel suo ufficio, vicino a Piazza dei Martiri.
Israele dopo i bombardamenti aerei, ora prepara l'offensiva di terra. Siamo di fronte ad una nuova invasione del Libano, come quella di 24 anni fa?
Il pericolo è reale. In questo momento è difficile dire cosa vogliono fare gli israeliani. Potrebbero invadere solo il sud, ma temo che il loro vero obiettivo sia di nuovo Beirut dove ci sono i dirigenti di Hezbollah. Anche nel 1982 dissero che avrebbero occupato temporaneamente il sud del Libano per metter fine agli attacchi della guerriglia palestinese ed invece arrivarono sin qui perché volevano farla finita con Yasser Arafat. Adesso potrebbe accadere lo stesso con il segretario generale di Hezbollah Hassan Nasrallah. Ma non avranno vita facile. La guerriglia ha dimostrato una eccezionale capacità di reggere il confronto militare e infliggerà pesanti perdite al nemico. In ogni caso avevo intuito che gli israeliani avrebbero cercato di rioccupare il nostro paese quando hanno annunciato la loro disponibilità all'apertura di un corridoio umanitario. Questo aiuto, che è urgente per la nostra popolazione, potrebbe rivelarsi un'arma a doppio taglio perché gli israeliani lo vedono come una alternativa al cessate il fuoco richiesto da più parti. Per loro è un modo di prendere tempo e portare avanti i loro piani.
È presto per andare ad analizzare i riflessi che l'offensiva militare israeliana avrà sulla politica interna libanese. Tuttavia qualche indicazione si può forse già dare...
Direi che i libanesi, o una parte di essi, stanno imparando una lezione importante: mai fidarsi degli Stati uniti. Io ero e rimango critico della politica siriana in Libano ma allo stesso tempo esorto con forza le formazioni politiche e gli esponenti dei partiti che avevano stabilito stretti rapporti con Washington a ripensare le loro mosse. Gli Usa ci hanno colpito basso. Dopo aver manovrato dietro le quinte della politica libanese e parlato ad ogni occasione di democrazia e diritti, adesso avallano la distruzione del nostro paese. Fingono quando si dichiarano amici dei libanesi, loro sono e saranno amici soltanto di Israele. Gli Stati uniti si muovono in Medioriente solo per favorire i loro interessi e non quelli delle popolazioni locali. Temo che l'obiettivo di Usa e Israele sia quello di provocare una nuova guerra civile in Libano, che, nelle loro speranze, dovrebbe metter fine al'influenza di Hezbollah. Vogliono trasformarci in un nuovo Iraq.
Lei non ha mancato di criticare anche Hezbollah...
Adesso dobbiamo rimanere uniti nel nome del Libano, del nostro paese minacciato da Israele. È questo che conta. Quando avremo respinto questo pericolo, allora si potrà discutere di ciò che è avvenuto sul terreno. Hezbollah ha fatto una scelta (rapire i due soldati israeliani, ndr) senza consultarsi con le altre forze nazionali libanesi e questo non è stato corretto né saggio. Ma di ciò si potrà parlare solo dopo e tra noi libanesi. Quello che posso dire con certezza è che nessun libanese, ora e dopo, cercherà di disarmare con la forza Hezbollah. Non accetteremo imposizioni esterne.
È d'accordo con chi pensa che Israele stia cercando di eliminare Hezbollah, alleato dell'Iran, allo scopo anche di annullare la deterrenza che i razzi della guerriglia, che tengono sotto tiro tutto il nord dello Stato ebraico, esercitano verso possibili attacchi militari contro Tehran?
Solo gli strateghi israeliani possono dircelo. Ma di una cosa sono convinto. In caso di un attacco israeliano o americano contro le centrali nucleari iraniane, Hezbollah interverrà e questo rappresenta un freno alle intenzioni di Tel Aviv nei confronti di Tehran. Sul piano politico quello che possiamo dire è che senza dubbio l'Iran esce rafforzato da questa crisi e di ciò Israele non può che accusare se stesso. La stessa Siria, se farà in modo da non lasciarsi coinvolgere, potrà dire di aver puntellato le sue posizioni. Ma il punto andrà fatto tra qualche mese, sperando ovviamente che nel frattempo Israele non occupi il Libano.
Come valuta il ruolo nella crisi svolto dal primo ministro Siniora? In Europa molti governi hanno apprezzato il suo atteggiamento.
Siniora ha fatto quel che poteva, ha tenuto le posizioni, ha difeso il nostro paese sulla scena internazionale, ha chiesto l'intervento del mondo per fermare Israele. Non ha fatto però una cosa fondamentale: ordinare alle nostre forze armate di difendere il Libano, di combattere il nemico così come stanno facendo i guerriglieri di Hezbollah. Un governo che dice di voler dispiegare in futuro l'esercito al confine con Israele non può lasciare i soldati nelle caserme mentre il Libano viene attaccato, deve dimostrare, come fanno gli Hezbollah, di saper proteggere il nostro territorio.