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La Russia contemporanea e l'incomprensione dell'Occidente

di Riccardo Paradisi - Alfonso Piscitelli - 30/07/2013

Fonte: Barbadillo


putin-femen-merkelLe nuove tendenze culturali (arti marziali, pensiero positivo, romanzi) che vengono dalla Russia e l’incomprensione dell’Occidente per ciò che si muove oltre la vecchia cortina di ferro. I motivi per cui gli oppositori a Putin coccolati dai media europei hanno l’1% di gradimento. Ne parliamo con Riccardo Paradisi.

 

Riccardo Paradisi, formatosi all’ “Indipendente” di Giordano Bruno Guerri ed oggi firma di Panorama,  si è spesso interessato dei fenomeni di costume e delle dinamiche politiche della nuova Russia. È il secondo autore che intervistiamo nell’ambito del progetto Eu-Rus[1], dedicato all’incontro di civiltà Italia – Russia, Europa – Russia e gli chiediamo:

 

lo sguardo rivolto ad un mondo così vasto ed enigmatico come la Russia riesce a scorgere motivi di vicinanza tra il gigante dell’Est e la nostra realtà culturale, nazionale?

 

La Russia oggi è più vicina e non solo per l’arrivo in Italia  di molti cittadini dell’ex URSS, ma anche per il diffondersi di mode e di tendenze culturali. Penso al successo che hanno avuto il romanzo di Nicolai Lilin, L’educazione siberiana e subito dopo l’omologo film di Salvatores o anche alla serie di strani libri di Vadim Zeland …

 

La trilogia del Transurfing.

 

Sì, il transurfing:  una molto pratica filosofia di vita che a prima vista ricorda le letteratura del “pensiero positivo”  americano  in stile New Age, ma che a differenza dei manuali di auto-aiuto made in USA  fa riferimento a dimensioni spirituali dell’uomo. E,  ancora, penso al progressivo diffondersi nel nostro paese del Systema, un’arte marziale codificata dagli antichi cosacchi e utilizzata  oggi dai reparti speciali dell’Armata rossa.

 

Una specie di Kung Fu?

 

Il Kung Fu arrivò da noi negli anni Settanta e divenne moda anche per effetto dei film di Bruce Lee: un Kung Fu molto americanizzato. Ora ad insegnare il Systema sono ex istruttori dell’Armata Rossa, gente che  magari si è fatta l’Afghanistan  e che oggi riscopre la fede ortodossa.

 

O magari  non ha mai dimenticato quella fede.

 

Certo, perché sotto la crosta ideologica dell’Urss forse  la vecchia Russia non è mai morta. Noi stiamo imparando a conoscerla adesso la Russia, anche se siamo da sempre uniti a lei da un oceano di terra oltre che da un feeling culturale.

 

D’altra parte come potrebbe essere completa la formazione culturale di un giovane europeo senza Dostoevskij, Tolstoj ?

 

Personalmente – e sono sicuro di non essere il solo –  ho sempre sentito più risonanza in un romanzo di Dostoevskij che in uno di Kerouac. Berdjaev ha scritto una volta che la Russia è lo specchio di noi europei. E questo, passeggiando nelle periferie delle nostre città segnate dalla crisi, appare oggi evidente anche fisicamente.

 

A volte la Russia è difficile da interpretare con categorie occidentali. I media europei spesso parlando di forti contestazioni a Putin da parte di una opposizione popolare di tipo liberale-radicale.  Ma è questa la realtà?

 

È una opposizione indubbiamente “radicale” …

 

Ma non nel senso di Marco Pannella ed Emma Bonino!

 

È radicale nel senso che talvolta tende all’estremismo ma non è né liberale, né forte nei consensi: l’intero arco del dissenso a Putin tende a dissolversi  in un arcipelago di partitini e movimenti che vanno dall’estrema destra ai nostalgici di Stalin passando per le frange lunatiche dell’anarchismo un po’ punk. Dentro questo blob di sigle i liberali sono un’esigua minoranza un po’  a disagio.

 

Il “blogger” Navalny, che sembrava potesse essere l’astro emergente del fronte antiputiniano, è stato recentemente condannato per frode.

 

Navalni è un uomo coraggioso e, a prescindere dalla veridicità delle accuse di truffa che gli sono state mosse,  il regime ha sempre usato  con lui la mano molto pesante, ciò detto bisogna riconoscere che il “blogger”  è politicamente una creatura dei media occidentali.

 

“Repubblica” in Italia ne dice un gran bene.

 

Sì, ma secondo un sondaggio del Centro Levada solo il 37%  dei russi conosce Navalny e appena  l’1 per cento di loro si dice disposto a votare per lui.

 

L’investitura da parte del giornale di Scalfari non è poi una “benedizione”…

 

In realtà non si capisce bene cosa voglia Navalni per la Russia: denuncia corruzione e autoritarismo ma in nome di cosa non è dato sapere.  La stampa liberal occidentale lo  ha adottato come punta di diamante contro Putin, ma ciò che di sicuro sappiamo su di lui è che  è uno slavofilo nazionalista. Contesta a Putin il passato bolscevico, ma considera il liberalismo un’insidiosa forma di totalitarismo. In definitiva  uno sciovinista pan russo neo-fascista, che però piace ai liberal occidentali. Un paradosso no?

 

Il paradosso nasce da una dimenticanza: la dimenticanza del fatto che Putin vince ad ampia maggioranza le elezioni.

 

D’altra parte ci sarà un motivo se Aleksandr Solgenitsin, il dissidente che si è fatto il gulag ai tempi dell’Urss, riconobbe  nella “democrazia sovrana” di Putin l’unica via per traghettare la Russia alla normalità dopo il disastro postsovietico.

 

Cosa si intende per democrazia sovrana?

 

Si tratta di una formula elaborata dagli ideologi del putinismo e la cui paternità viene attribuita a Vladislav Surkov. Democrazia sovrana è l’idea che la Russia contrappone alla “democrazia di rapina” degli anni Novanta, il decennio in cui la Russia è stata oggetto da parte dell’Occidente d’un esperimento di colonizzazione e speculazione economica che ha generato povertà estrema .

 

Con le famose privatizzazioni ad opera degli “oligarchi”

 

Quel periodo è stato vissuto dai russi come un umiliante assoggettamento alle direttive del peggior Fondo monetario internazionale, come un progetto di calcolata dissoluzione delle strutture statali attraverso un regime di privatizzazioni pilotato. La democrazia sovrana si configura dunque come una forma  di autodifesa nazionale dalle spoliazioni e dalle speculazioni internazionali.

 

Certo che un po’ di democrazia sovrana anche in Italia …

 

Gli oppositori sostengono che la “democrazia sovrana” sia una democrazia limitata, sotto la tutela del nuovo autocrate del Cremlino, ma la realtà è che  in Russia c’è il grande timore che una democrazia liberale all’occidentale possa essere il cavallo di troia per una destabilizzazione in grande stile dell’intero paese. E forse non è un timore  infondato.

 

 

In questo scenario che ruolo sociale e politico gioca la  chiesa ortodossa?

 

Un ruolo fondamentale. La fede ortodossa è l’anima della Russia:  è il collante identitario che tiene insieme un paese immenso e complesso. Peraltro ha resistito a settant’anni di ateismo di stato. Ma questa forza può anche costituire un limite trattenendo  la Russia in un paradigma regressivo di tipo  premoderno. Se l’alleanza tra la verticale del potere putiniana e la chiesa ortodossa rappresenta oggi un argine al caos e al peggiore Occidente alla lunga questa saldatura potrebbe generare un comunitarismo chiuso e fondamentalista, tradendo l’attesa dei grandi spiriti profetici del Novecento, come Soloviev o come Steiner, che pensavano invece la Russia come il luogo dove si incarnerà un cristianesimo giovanneo e una società compiutamente cristiana e dunque libera.

 

In quanto a “chiusure” e limiti alla libertà anche l’Occidente negli ultimi tempi sembra stia dando duri esempio: col caso Assange, col caso Snowden …

 

Già. Vivendo in Occidente, immersi in questa sfera di influenza, non ci rendiamo conto che anche noi ci muoviamo nei confini di una  narrazione ideologica tesa a tutelare interessi consolidati e una precisa verticale di potere che se necessario agisce senza troppi scrupoli. Solo degli ingenui del resto possono pensare che la democrazia occidentale non sia a sua volta una democrazia elitaria.

 

Una “oligarchia venale” come scrive Geminello Alvi

 

La democrazia americana è esattamente un sistema elitario, dove pesano moltissimo gli interessi, le corporation, i club, le elite. Non è una critica: avviene così ovunque esista una classe dirigente e lo sa chiunque abbia della politica e del mondo un’idea appena realistica. Solo in Italia – un paese di fan  all’Alberto Sordi di un “Americano a Roma”  o di antiamericani isterici –  fingiamo di non rendercene conto, trovandoci per conseguenza la classe politica forse più indecente,  inetta e ridicola d’Europa, capace di farsi prendere a schiaffi da un personaggio come Beppe Grillo, uno che voleva candidare Dario Fo alla presidenza della Repubblica.

 

Che però contro gli Americani ha combattuto!

 

Sì, come paracadutista nella Repubblica Sociale. Comunque se l’Occidente pensa di destabilizzare la Russia con le femen, le pussy riot, i blogger neofascisti sbaglia di grosso. Il futuro della Russia, per precisi motivi spirituali, non può essere il relativismo occidentale che viviamo noi, e bastava leggere quello che sull’occidente scriveva trent’anni fa Solgenitsin per capirlo subito. Nondimeno, come si diceva, il rischio simmetrico è per la Russia la prospettiva di un regresso premoderno verso i miti del suo passato.

 

Ma in America c’è qualcuno che si oppone a questa deriva da guerra fredda che è cominciata con l’estensione della NATO quasi ai confini di  Mosca ed è proseguita con le rivoluzioni colorate passando attraverso gli strep tease di veline internazionali come le Femen e le Pussy Riot?

 

C’è qualcuno. Stephen Cohen, analista della New York University, ha sempre criticato l’agenda americana in Russia dai tempi di  Clinton, sostenendo che dopo la fine dell’Urss gli Stati Uniti hanno cercato, con arroganza e miopia, di dettare le linee di sviluppo della Russia postcomunista, di trasformarla in uno stato tributario. Un errore di miopia e arroganza appunto che ha trascurato come la Russia non sia l’Iraq o un esperimento nordafricano ma una nazione con un’identità unitaria millenaria e profonda. E infatti questa strategia ha avuto come conseguenza la  reazione putiniana: l’instaurarsi di una verticale del potere ispirata da uomini del vecchio KGB e basata sul modello della democrazia sovrana.

 

Rispetto ad altri possibili comandanti in capo come Mc Cain e Romney Obama ha cercato di introdurre qualche elemento di moderazione.

 

Ma sembra che gli Stati Uniti non abbiano ancora capito la lezione, tanto che Cohen è tornato a criticare la delegittimazione aprioristica e radicale dell’attuale sistema russo che non tiene conto di  cosa potrebbe significare una sovversione di equilibri statuali che conduca a  un controllo incerto di enormi dispositivi di distruzione di massa.

 

Evangelicamente, “non sanno quello che fanno”.

 

Come mi ha detto una volta Vittorio Strada fa impressione la carenza di conoscenza e di comprensione occidentale della Russia.

 

 

Alfonso Piscitelli