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Economia 2013. Mentre Calderoli e la Kyenge litigano, in Italia il lavoro sparisce

di Federico Dal Cortivo - 31/07/2013

Fonte: italiasociale

 

 

 

La ridicola gazzarra tra il ministro "congolese" Kyenge e il padano Calderoli, ambedue degni compari di quell’anti italianità ben presente ai vertici istituzionali, c’insegna ancora una volta come è possibile pilotare l’opinione pubblica dove si vuole, enfatizzando le uscite sconnesse della camicia verde, nascondendo nel frattempo, i pericoli insiti nelle gravi affermazioni che la Kyenge fa ogni giorno a ruota libera sullo ius soli, i clandestini, i sedicenti diritti di questi ultimi, e ignorando nello stesso tempo i dati drammatici della nostra economia che coinvolgono gli italiani autoctoni.

 

L’Italia sta sprofondando e ogni giorno dobbiamo fare i conti con una disoccupazione galoppante che avanza a ritmo serrato. Lo dicono i dati dell’OCSE, organismo internazionale della galassia mondialista al pari del FMI e Banca Mondiale, che sentenzia la crescita senza sosta dei senza lavoro.

Con una quota del 12,2%, con i giovani sotto i 25 anni che rappresentano da soli ben il 52,9%, con una previsione totale per il 2014 del 12,6% contro il 12,2% di fine maggio 2013. Sempre l’Ocse ci illumina nel suo Employment outlook che grazie alla Riforma Fornero dovrebbero migliorare la "crescita e la produttività con la creazione di nuovi posti di lavoro".

Sconfortanti i dati anche per quel che riguarda i pensionati, sempre di più alle prese con redditi da fame, nel 2012 secondo l’Inps circa 7,2 milioni avevano un reddito da pensione inferiore a 1000 euro.

L’Istat ci rivela che nel 2012 le persone in povertà relativa sono oltre i 9 milioni, pari al 15,8% della popolazione e ben 4 milioni e 814 mila vivono in povertà assoluta, pari all’8% degli italiani, impietosamente ci viene poi detto dall’Istituto Nazionale di Statistica, che si tratta del livello più alto mai registrato dal 2005!

Abbiamo sempre sostenuto che con simili risultati qualsiasi governo avrebbe dovuto avere almeno la decenza di dimettersi in blocco, in silenzio e rosso di vergogna, a maggior ragione la cosa vale per l’ultimo esecutivo - bancario liberista di marca Goldman Sachs, benedetto a due mani da Napolitano e dai poteri forti extranazionali.

Quei poteri che ci impongono cure da cavallo per raggiungere un "pareggio di bilancio" ed estinguere il cosiddetto debito pubblico, due imprese pressoché impossibili, come saprà chi si affida a uno strozzino per avere credito.

Più ci tassano e più aumenta il debito, in una spirale senza ritorno che avrà come effetto nel medio e lungo periodo, se non vi sarà, una radicale inversione di tendenza, la scomparsa e la distruzione completa della nostra pur minima sovranità, dell’ economia, del lavoro e della svendita di quello che resta delle nostre imprese strategiche.

Il completo monopolio dei maggiori mezzi d’informazione fa sì che la gente beva a grandi sorsi tutte le sciocchezze che escono dalla bocca di Letta e dei suoi ministri, figuranti che hanno come comune denominatore un odio viscerale verso la Nazione italiana in nome degli utopici valori europeisti, e se sempre fu scarso l’amor di Patria dopo la sconfitta del 1945, ora esso ha raggiunto sicuramente il suo massimo livello, con gente pronta a prostituirsi di fronte all’Europa delle banche, insieme a quel rottame di Parlamento, culla dell’ignoranza, dell’inettitudine e del tradimento, dove non vi è presente alcuna forza politica autenticamente nazionale e socialista.

Non sarà certo il ridicolo "decreto su lavoro" n. 76/2913 in vigore dal 28 giugno a dare una sterzata alla direzione che oramai da anni hanno preso le politiche di governo in senso ultraliberista, che hanno fatto della precarizzazione e della moderazione salariale la loro bandiera.

I correttivi per arginare la disoccupazione con incentivi per le imprese a favore dei giovani fino a 29 anni, saranno di circa 200 milioni di euro l’anno, e secondo il ministero dovrebbero garantire la creazione di 100 nuovi posti di lavoro e invece da parte imprenditoriale, insoddisfatti per le poche liberalizzazioni, si pone l’accento che al massimo saranno 17 mila le nuove assunzioni di cui molte già previste e quindi minimi saranno i vantaggi apportati.

Altre modifiche sull’apprendistato con norme più semplici e sui contratti a termine che subiranno un ulteriore modifica dopo di quella inserita dalla Fornero.

Ora la riassunzione sarà possibile dopo 10 giorni in caso di contratto fino a sei mesi e 20 giorni per quelli oltre i sei mesi, così i nostri giovani continueranno a essere ancor più precari.

Si fissa dei blandi paletti per il "lavoro a chiamata" un’altra aberrazione della Legge Biagi, fissando in 400 giornate il limite massimo di lavoro nell’arco di tre anni, in caso di superamento scatta la conversione a tempo indeterminato".

Poche cose come si può vedere e del resto che aspettarsi da un governo come l’attuale che naviga a vista, farfuglia, fa compiti sotto dettatura bancaria extranazionale, capace, però, di fare la voce grossa solo se qualcuno osa attaccare la Kyenge, sia pure in modo grezzo come ha fatto Calderoli.

Certo il povero leghista dei tempi d’oro del grido "Roma ladrona", ha la preparazione e l’intelligenza politica di un avventore da sala giochi di bassa periferia, che non sa andare oltre agli slogan vuoti, basterebbe osservare come la Lega al governo fece ben poco per contrastare l’invasione per escluderlo come titolare di questa battaglia.

In compenso presta perfettamente il fianco alle accuse dei paladini del melting pot italico, loro si acculturati e benpensanti, che così hanno vita facile nel condannare con un furore degno dell’Inquisizione il leghista ex duro e puro… e tutti quelli che non accettano la dissoluzione della nostra storia, cultura e tradizioni in nome di risibili principi universalistici.

Basterebbe dire a questi signori, in modo chiaro e senza tanti timori, quello che tanti italiani pensano e che non hanno il coraggio dire, pena la bolla di razzismo l’odierna scomunica laica che colpisce chi non accetta il dogma multirazziale, che l’immigrazione è solo una sciagura per quella nazione che la subisce come l’Italia di oggi, non porta alcuna ricchezza se non per chi sfrutta questi tizi che sbarcano a frotte sulle nostre coste incustodite (la Gdf e la Marina Militare sono latitanti da sempre… per ordini superiori), che molti di questi soggetti che accampano diritti che non hanno sulla nostra terra, andranno a ingrossare le fila della malavita locale, che le nostre periferie stanno in molti casi già assomigliando a quelle squallide e degradate di molte città statunitensi, francesi e britanniche, che il nostro sistema sanitario nazionale sta collassando anche grazie a questi derelitti che pretendono cure gratis senza versare contributi, che le nostre scuole statali oltre a cadere spesso a pezzi, hanno i programmi rallentati per la presenza dei figli degli immigrati (che però non entrano nelle scuole religiose private e non…) che non capiscono l’italiano e non si vogliono integrare distanti anni luce dalla nostra cultura, che i nostri lavoratori si trovano in concorrenza con gli stranieri che accettano qualsiasi lavoro con paghe da fame (ma qui la colpa è anche di chi li impiega per proprio tornaconto incurante dei danni sociale che arreca alla nostra comunità), e si potrebbe continuare ancora con i perché questi milioni d'invasori non serviranno a nulla se non farci diventare ancora più poveri, meno italiani, più terzo mondiali, e perciò più disponibili ad accettare passivamente una nuova società multirazziale dominata dal libero mercato e dalla globalizzazione.

Nessuno che s’indigna invece per un Napolitano che ha avvallato le peggiori porcherie contro i nostri lavoratori, la guerra d’aggressione contro la Libia (dove i forti interessi italiani sono ora passati in mano agli anglo francesi), la distruzione dello Stato sociale, l’ingresso di migliaia di clandestini, nessuno che abbia il coraggio di metterlo sul banco degli imputati, assieme ai vari Letta, Monti, Berlusconi e Bersani, tanto per citare i più noti, questi ultimi burattini dell’alta finanza e nemici del popolo italiano.