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Effetto Trantor, ovvero: come ti cementifico il paese

di Ugo Bardi - 23/08/2013


 


Con questo articolo inizia la sua collaborazione con Tuttogreen della Stampa il professor Ugo Bardi, docente del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Firenze

Lo scrittore di fantascienza Isaac Asimov racconta di un pianeta chiamato “Trantor;” capitale dell’Impero Galattico, completamente ricoperto di edifici che ospitano i suoi 40 miliardi di abitanti. Ovviamente è un pianeta che esiste soltanto nella fantasia di chi lo ha inventato. Tuttavia, sembra che anche qui sulla Terra ci stiamo dando da fare per trasformare il nostro pianeta in una specie di Trantor, cementificando quanto più territorio possibile.  

 

Quanto suolo abbiamo consumato esattamente ricoprendolo di edifici e strutture permanenti? Non è facile dirlo perché è difficile trovare una definizione precisa di “consumo di suolo”. In tutto il mondo, l’area occupata dagli insediamenti umani è variamente stimata da circa il 3% a meno dell’1%, il che è comunque tanto. Tuttavia, gli stessi dati indicano che nelle zone fortemente urbanizzate in Europa si arriva tranquillamente a oltre il 10%. Per quanto riguarda l’Italia, non abbiamo dati precisi ma, secondo il progetto europeo LUCAS, si parla di una media intorno all’8%, un valore molto alto se consideriamo che è relativo al territorio totale, incluso zone montagnose e poco accessibili. Questo vuol dire che l’inurbamento delle zone pianeggianti e produttive in Italia e sicuramente oltre il 10%. Secondo i dati LUCAS; tre regioni italiane, Campania, Lombardia e Veneto, vedono fra il 10% e il 25% del loro territorio coperto da strutture artificiali. Il rimanente della penisola è quasi tutto coperto per una frazione fra il 5% e il 10%. 

 

In sostanza, è probabile che in Italia abbiamo perso almeno il 10% del nostro terreno agricolo, e questo in cambio di cosa? Un numero decisamente eccessivo di case. Si parla di oltre 800.000 case in più costruite a partire dal 2000 rispetto a quelle che si sarebbero dovute costruire se il mercato non avesse seguito una logica puramente speculativa. In più, molte case sono state costruite dove non ce n’era bisogno, pavimentando le coste e le zone di maggior pregio paesaggistico. Inoltre, molto del nostro patrimonio edilizio è stato costruito in fretta e male. Infine, molte di queste costruzioni sono in cemento armato di cattiva qualità e che oggi richiederebbe manutenzione a costi spropositati. Moltissime sono del tutto prive di isolamento termico e di accorgimenti di risparmio energetico e sarebbero invivibili oggi se non ad alti costi di riscaldamento e condizionamento.  

 

Tutto questo si riflette pesantemente sul mercato immobiliare. L’ultimo rapporto dell’Agenzia delle Entrate parla di una situazione disastrosa per quanto riguarda il numero di transazioni, con una perdita di un buon 25% all’anno negli ultimi due anni. Per quanto riguarda i prezzi, i dati parlano di un calo di almeno il 5% all’anno, ma forse anche di più e certamente la situazione va vista come peggiore se consideriamo anche l’inflazione. La bolla immobiliare si sgonfia, come tutte le bolle speculative.  

 

Eppure si continua a costruire, mentre si parla (ma si parla soltanto) di provvedimenti che dovrebbero mettere un freno al consumo di suolo (perlomeno di quello che è rimasto). Se cominciava a ragionarci sopra già al tempo del governo Monti e se ne continua a parlare nella presente legislatura. Il problema è menzionato anche nel documento dei “10 saggi” presentato nell’Aprile 2013. Ma non siamo arrivati ancora a nessuna misura concreta. Mettere dei limiti all’edificazione selvaggia è cosa, apparentemente, considerata come poco meno che blasfema qui da noi.  

 

Sembra quindi che non ci sia che aspettare che la bolla dell’edilizia si sgonfi da sola, mettendo fine alla cementificazione per motivi economici e non legislativi. A quel punto ci ritroveremo con un patrimonio immobiliare largamente sovradimensionato rispetto alle esigenze reali del paese; molto del quale rimarrà inutilizzato e inutilizzabile. In Spagna, dove ormai non si costruisce più da qualche tempo, si parla di un incentivo statale per demolire gli immobili in eccesso. Potrebbe essere una strada percorribile anche da noi evitare di trasformare il nostro paese in qualcosa che somiglia alla capitale dell’Impero Galattico, Trantor.