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L'azione spontanea: indicazioni di comportamento taoista

di Franco Sozzi - 13/10/2005

Fonte: estovest.net

   
1. Scopo di questo breve scritto è l’individuazione di possibili tecniche volte all'ottenimento di un'azione spontanea, nella convinzione che tale aspetto - piuttosto che esercizi spirituali, ginnici o respiratorii - sia la più profonda e concreta realizzazione di uno stile di vita che agli ideali taoisti voglia deliberatamente ispirarsi.
Si impone una premessa definitoria poiché nel complesso universo terminologico taoista i concetti comunemente ricorrenti se non adeguatamente definiti risultano poi utilizzati a sproposito, necessarie invece essendo da un lato la semplificazione massima dei termini, dall'altro la correttezza nell'uso dei medesimi.
Tao é la via da seguire.
Te é la virtù, intesa come capacità di seguire il Tao nella vita reale (1).
Wu-Wei significa non agire e va inteso come non forzare (2) agendo dunque in unione con il Tao e fare quello che il Tao sta facendo ad esso uniformandosi nel preciso momento.
Tzu Jan significa spontaneo, ovvero ciò che accade di per sé e la spontaneità é il modo con cui si realizza il wu-wei. L'azione senza sforzo é dunque l'azione naturale, non premeditata e senza scopo.

2. I classici (3) contengono rari accenni alla spontaneità, meno che mai una spiegazione o appena un’indicazione delle tecniche per ottenerla.
Il Tao Te Ching é il testo più vago. In esso si parla di azione spontanea nel solo breve cap. XVII, il senso del quale é comunque chiaro: testimonia la decadenza di una civiltà che si é progressivamente allontanata dall'insegnamento dei grandi uomini dell'antichità, i quali per mezzo della spontaneità insegnavano alle genti senza interferire rimanendo addirittura sconosciuti; l'ultimo verso, wo tzu jan, tradotto nella miglior versione con "it happened of its own accord" (WALEY) sta ad indicare appunto la spontaneità di ciò che accade di per sé.
Piuttosto, é lo stupefacente commento di Wang Pi ad attirare la nostra attenzione, poiché dal terz'ultimo verso ci catapulta inaspettatamente verso nuove strade. Il testo porta "misurate invero erano le loro preziose parole" (CASTELLANI), ma WP commenta: "essendo spontanei non erano visibili i loro presagi né erano scrutabili i loro intenti. Nulla poteva far cambiare le loro parole e le loro parole ottenevano sicuramente una risposta".
Ecco un autentico esempio di virtù! L’azione spontanea permette di ottenere risultati non altrimenti raggiungibili.
Il Lieh Tzu é senz'altro l'opera che contiene più riferimenti alla spontaneità. In particolare, nel libro secondo sono contenuti numerosi aneddoti descrittivi delle diverse abilità, di chi laddove gli altri falliscono è capace di tuffarsi, nuotare, acchiappare le cavallette, tirare d'arco; il Chuang Tzu vi aggiunge l'abilità del falegname nel costruire ruote e del macellaio nel tagliare. Sono tutti esempi di virtù ottenuta mediante un'azione spontanea; ma quando viene richiesto di spiegare l’arte e la tecnica utilizzata la risposta é sempre evasiva: non so come ho fatto, tutti ripetono. Ciò nonostante, dalle risposte tipiche, “le creature non mi fecero opposizione” o “il mio cuore era concentrato” e altre simili, si riesce infine ad individuare il comune denominatore: erano essi interamente assorbiti e concentrati nell'azione che stavano compiendo, non essendo interessati, distratti o disturbati da ciò che avveniva intorno a loro così come non lo erano da pensieri o ragionamenti su esperienze passate, neppure essendo fuorviati dall'aspettativa dei risultati dell'azione.

3. Non é compito di questo breve studio ricercare analogie tra scuole di pensiero differenti per epoche e luoghi. Peraltro, l’individuazione di possibili tecniche utilizzabili al fine del perseguimento di un'obiettivo evidentemente comune non dev’essere disdegnata.
Giappone, 1865 ca. Taki-kiri shiai ("confronti continui senza riposo") é la tecnica suggerita dal maestro di arti marziali Yamaoka Tesshu. Dopo anni di allenamento durissimo, dall’alba al tramonto e senza la defezione di un solo giorno, si sostengono poi centinaia di confronti incessanti. Poi ancora, per anni, allenamenti e confronti.
Commenta Itsuo Tsuda:
"Cosa ci si aspettava da una pratica così barbara, oggi inconcepibile? Non certo il perfezionamento tecnico. Lo sfinimento fisico presto o tardi porterà all'abbandono completo del controllo volontario. Si dice addio a tutte quelle qualità che, solitamente, vengono considerate meritorie: il coraggio, l'amor proprio, la forza fisica, l'abilità. Non rimane più niente, ci si svuota completamente. Il pensiero, il corpo, l'io, tutto sparisce. E' in quel momento che sorge una forza misteriosa, non si sa da dove, e ogni cosa si fa nell'ordine naturale, senza essere perturbati da cattivi pensieri" (4)
Ora, non si dubita affatto che tale metodo possa effettivamente far pervenire ai risultati auspicati ma al taoista, che agisce senza sforzo, non può certo apparire il modo più corretto posto che lo stato di sfinimento fisico che preluderebbe all'esplicarsi di un'azione spontanea é ottenuto solo a fronte di sovrumani sforzi e del tutto artificioso, frutto di una forzatura del naturale divenire degli eventi che nulla ha a che vedere con la visione del mondo del taoista.
Messico, 1960. Ecco diverso approccio al medesimo problema secondo quando tramandato a Carlos Castaneda dallo sciamano Don Juan Matus il quale rivolto all’allievo ne sottolinea i primi concreti risultati:
“La notte passata hai fatto tutto in uno stato d'animo appropriato. Eri controllato e allo stesso tempo ti sei lasciato andare ... Hai avuto un certo grado di abbandono e allo stesso tempo un certo grado di autocontrollo ... E' quello che chiamo lo stato d'animo del guerriero (…) Lo stato d'animo del guerriero occorre per qualsiasi azione, altrimenti si diventa falsi e abietti. Un guerriero, d’altro canto, è un cacciatore. Calcola qualsiasi cosa. Questo è il controllo. E quando i calcoli sono finiti, agisce. Si lascia andare“(5).
Scaturita la necessità del movimento da uno stato di tensione non altrimenti evitabile, l’azione si dispiega uniforme al decorso spontaneo dei fenomeni; legato all’effettiva necessità del momento, il “lasciarsi andare” è la testimonianza dell’abbandono incondizionato, tanto maggiormente efficace essendo preceduto dall’attenta disamina critica della situazione.
Ancora una volta, l’accento è posto sulla concentrazione nell’esecuzione, il “quì ed ora”, la forza intrinseca dell’azione non attingendo a pregressi schemi ma giovandosi esclusivamente dell’impeto del momento.


Note

1) A.W.Watts, Tao, the Watercourse Way, 1975, tr. it. Roma, 1977, p. 93.

2) Tale interpretazione é pacifica. Per tutti da ultimo v. R. Bozza, Il Wu Wei Taoista, in Simplegadi, 1999, fasc. 1, pp. 14-33, anche in www.estovest.net

3) Parlando di "classici" si vuole ovviamente fare riferimento al Tao Te Ching, al Chuang tzu ed al Lieh Tzu. Ogni citazione dei medesimi, così come quella degli antichi commenti di Wang Pi e Ho-shang Kung é fatta, salva diversa indicazione, avuto riguardo alla versione datane da F. Tomassini,  Testi Taoisti, Torino, 1977. Per il TTC le altre lezioni utilizzate sono quelle di A. Castellani, La regola celeste di Lao-Tze, Firenze, 1927; A. Waley, The Way and its Virtue, London, 1934.

4) I.Tsuda, La Voie des Dieux, Paris, 1982, tr. it., Milano, 1994, pp. 83-84.

5) C. Castaneda, Journey to Ixtlan - The Lessons of Don Juan, New York, 1972, tr. it. Milano, 2000, pp. 170-171.