Via libera definitivo alla Bolkestein
di Marzio Paolo Rotondò - 27/07/2006
Semaforo verde alla controversa direttiva sulla liberalizzazione dei servizi in tutta l’Unione europea. Il Consiglio dei ministri per la Competitività, dopo l’approvazione del Parlamento europeo, ha infatti raggiunto nei giorni scorsi un accordo per mettere in essere la direttiva ideata e promossa dalla Commissione. Ora manca solo una scontata nuova ratifica da parte del Parlamento Ue.
La famigerata Bolkestein, dunque, diventerà presto una disposizione da trasporre nelle varie legislazioni nazionali dell’Unione europea. Dalla sua nascita, avvenuta durante la presidenza Prodi della Commissione europea, sono state molte le battaglie che si sono opposte ad una totale liberalizzazione del Terziario, che rappresenta molto più della metà dell’economia europea.
Anche se molte persone da tutta l’Unione europea si sono mobilitate per ribadire il loro punto di vista ostile alla controversa direttiva, che aveva nel principio del cosiddetto idraulico polacco il suo più cinico esempio, non sono riusciti ad abolirla definitivamente ma solo a renderla poco più leggera. Una vera e propria battaglia che ha visto accese discussioni anche presso il Parlamento europeo che è quasi arrivato al punto di fare saltare l’accordo.
Il testo aveva anche riscontrato diversi scetticismi durante i due Consigli dei ministri che lo avevano passato in rassegna. Durante un consiglio informale a Vienna del 29 maggio scorso, era stato approvato grazie al compromesso dell’Austria, ex-presidenza di turno dell’Ue, con i Paesi più liberali come i nuovi partner e la Gran Bretagna, a differenza invece di quegli Stati, come la Francia, che chiedevano maggiori garanzie a protezione dei loro lavoratori.
Infine, lunedì, l’accordo definitivo è arrivato grazie all’unanimità dei venticinque, ad eccezione delle due astensioni di Belgio e Lituania, come annunciato dall’attuale presidenza finlandese appena insediata.
Ora la volontà delle autorità Ue è di procedere velocemente alla seconda lettura in Parlamento, per poter fare entrare in vigore la nuova direttiva entro l’anno. Una volta completato l’iter burocratico della direttiva, entro tre anni gli Stati membri dovranno applicare le nuove regole.
Come gli eurodeputati, i ministri hanno promosso un testo dove viene eliminato il contestato principio del Paese d’origine, ovvero ‘l’idaraulico polacco’ ne esclude l’applicazione ai servizi sanitari, e conferma l’esclusione dei servizi di sicurezza, audiovisivi e finanziari, i trasporti, le agenzie interinali e il gioco d’azzardo.
La direttiva Frankestein, così come soprannominata dai suoi oppositori, comincerà dunque presto a condizionare larghe porzioni dell’economia europea nel bene, ma soprattutto nel male. Annunciata come un provvedimento rivolto a “diminuire la burocrazia ed i vincoli alla competitività nei servizi per il mercato interno”, la Direttiva Bolkestein, infatti, è un pericoloso mostro che attacca lo Stato sociale e i diritti del lavoro nell’intera Unione Europea. Troppi i seri inconvenienti che presto comporterà: fra questi l’apertura alla libera concorrenza e alla privatizzazione di tutte le attività di servizio anche in settori importanti come l’istruzione; la riduzione drastica della discrezionalità delle autorità locali e nazionali; l’incitamento legale alla delocalizzazione verso i Paesi a più debole protezione sociale per sfruttare la mano d’opera; il “dumping” sociale verso le legislazioni dei Paesi a più alta protezione sociale e del lavoro, affinché riducano, in nome della competitività, i propri standard di garanzie; la diminuzione del valore del contratto di lavoro e le possibilità d’intervento delle organizzazioni sindacali, precarizzando definitivamente la prestazione di lavoro; ma anche l’incremento del mercato del lavoro gestito dalle organizzazioni criminali. Questi alcuni degli effetti collaterali della direttiva Servizi.
In effetti, la Bolkestein costituisce il vero colpo di grazia a quel poco che resta del “modello sociale europeo”, già agonizzante dopo le politiche di privatizzazione di questi anni e la continua messa in discussione dei diritti sociali e del lavoro.
Fermare questo mostro ormai è impossibile. Saranno orami lavoratori e cittadini a patirne le conseguenze direttamente sulla loro pelle, ciechi complici di una macchina burocratica continentale e globale che ricerca soltanto meri interessi economici, distruggendo lentamente tutto quello che trova sul proprio passaggio.