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I regimi cadono quando la Polizia fraternizza con i manifestanti

di Massimo Fini - Marta Moriconi - 13/12/2013

Fonte: intelligonews



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A Massimo Fini, giornalista e scrittore “dissidente”, IntelligoNews ha chiesto di commentare la piazza dei Forconi. E’ o non è populista? La sua è un’analisi lucida, spietata quanto sincera: «Mi sembra una di quelle espressioni usate quando si vuole squalificare qualcosa»… Ma Fini fa un salto di qualità e avverte: «L’atteggiamento dei poliziotti che hanno fraternizzato con i manifestanti è interessante. Tutti i regimi cadono quando esercito e polizia smettono di difendere il potere considerato legittimo solo fino allora…».

La piazza dei Forconi è populista. Ne sono convinti premier e vicepremier, Letta e Alfano. Cosa ne pensa?

«Nella mia vita non ho mai capito che cosa voglia dire populismo. Mi sembra una di quelle espressioni usate quando si vuole squalificare qualcosa, ma senza ben specificare cosa voglia dire questo termine. Quando non si hanno altri argomenti».

Se non è populista, che piazza è?

«L’interessante del movimento dei Forconi è che non ha cappello, né di partiti né di sindacati e che raccoglie, diciamo, la disprezzatissima gente comune. Cioè camionisti, agricoltori, lavoratori autonomi, anche commercianti, baristi.., tutta gente che non ha diritto di parola e che la può esprimere solo nel truffaldino rito elettorale».

Da quali disagi sono spinti i Forconi?

«La spontaneità del movimento è ciò che colpisce, e che evidentemente deriva da un disagio profondo che non è solo economico, ma come ha riportato un’analisi del Censis di qualche mese  è il disagio di un’Italia triste, sciapa, dove si sono persi tutti i valori morali».

La piazza dei Forconi spiazza, insomma. Cioè non è rappresentata dai professionisti della politica né di sinistra, nè di destra. E’ così?

«Alcuni temi di questo momento sono temi grillini, ma i diretti interessati vogliono essere autonomi. C’è una ragione di fondo, poi. Le categorie di destra e sinistra nate con l’’illuminismo sono vecchie di due secoli e mezzo, non son grado di rappresentare e comprendere le esigenze dell’uomo contemporaneo. Destra e sinistra fanno riferimento all’economia, ma oggi la questione in campo è soprattutto esistenziale».

Quindi non crede al fatto che sia una piazza di destra?

«Questa è una vecchia storia. Quando si vuole squalificare qualcosa si dice che è di destra, oppure come ha fatto Letta l’altro giorno, si dà del fascista a qualcuno, tipo ai grillini. L’insulto non è un argomento».

Parliamo del golpe di Pinochet che cominciò con i camioneros. Trova delle somiglianze con quello che sta accadendo in Italia?P

«Con la vicenda Pinochet i Forconi non hanno nulla a che vedere. Quello fu un golpe organizzato dall’alto dagli americani, con Kissinger alle spalle, e siamo lontanissimi da una vicenda come questa che è spontanea. I camionisti lì furono strumentalizzati da Pinochet che era strumentalizzato dagli americani».

Con la rivolta di Reggio Calabria, invece?

«Fu una rivolta con elementi di destra. Siamo a quarant’anni e passa da allora… trovare dei paralleli non mi riesce. Come con il poujadismo. E anche vero, però, che tutte le rivolte veramente popolari, pensiamo alla Russia zarista, sono state soppresse con forza. Anche nella modernità cercheranno di soffocarle in vari modi. Useranno infiltrati, compariranno black bloc da non so dove, oppure con le solite astuzie di promesse mai mantenute. Questo dobbiamo aspettarci».

Il Palazzo ha espresso uno disprezzo nei confronti della piazza. Non si sono neanche posti delle questioni che gli vengono sottoposte… Che segnale è?

«Questi sono chiusi nel loro Palazzo, che hanno occupato in tutti i modi. E non solo il Palazzo, perché questa non è una democrazia è una partitocrazia. I partiti hanno occupato tutto il pubblico e anche parte del privato. Ovviamente una rivolta del genere gli fa molta paura. Ecco perché tendono a squalificarla, se sarà il caso, come per il G8 di Genova, a brutalizzarla. Questa come ultima ratio. Certo, oggi la situazione è diversa, questo potere non è forte e proprio le dichiarazioni di Alfano, così roboanti, dicono che hanno fifa».

E’ indicativa, in questo senso, una riunione indetta in fretta e furia al Ministero dell’Interno, volta a sbloccare di corsa il pagamento degli straordinari arretrati alle forze di Polizia? Così riferisce Grillo. E cosa pensa dei caschi che si sono sfilati dalla testa le forze dell’ordine?

«E questo è un punto fondamentale. L’atteggiamento dei poliziotti che hanno fraternizzato con i manifestanti è interessante. Tutti i regimi cadono quando esercito, Polizia smettono di difendere il potere considerato legittimo fino ad allora. Per esempio: nella rivoluzione d’ottobre in Russia lo Zar continuava a mandare battaglioni e battaglioni, ma questi non arrivavano mai, perché non credevano più a quel regime. Si guardi anche alle rivolte arabe. Oppure si pensi al colpo di Stato in Russia del golpista rosso Janaev che depose Gorbaciov. Poi mandò i carri armati in piazza contro la folla. Questi si rifiutarono di sparare alla gente e sui carri armati vi salì Boris Yeltsin, così fu la fine della Unione Sovietica. E’ chiaro che per Alfano questo è un segnale d’allarme grosso per il potere. Anche qui non è una questione di soldi e di costrizione al superlavoro: è che non si identificano più in uno Stato corrotto».