Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Israele in Libano: cacciando gli arabi

Israele in Libano: cacciando gli arabi

di Kurt Nimmo - 28/07/2006


 
 
   


Il Primo Ministro libanese Fuad Siniora afferma che l’attacco premeditato di Israele “farà precipitare il Libano indietro di 50 anni”. Credo che Siniora stia sottostimando la situazione: questa guerra riporterà la nazione mediorientale ad un modello di società vecchio di un secolo, senza elettricità, senza impianti idraulici, acqua potabile e sistema fognario.

Il Libano farà la stessa fine dell’Iraq – e probabilmente assisteremo al ripetersi di una nuova e sanguinosa guerra civile, proprio come previsto – la stessa che in futuro toccherà ad altre nazioni arabe, a breve alla Siria, poi all’Iran, e a chiunque si opporrà alla nascita del Grande Israele.

Il concetto di Grande Israele non è un’invenzione degli anti-semiti ma bensì un fatto realmente appurato; la concezione che ne ha il Likud comprende il West Bank e Gaza, mentre per il movimento giovanile Betar e per i fascisti sionisti include l’intera Palestina, la Giordania, il Sinai e parte della Siria (come mostrato in questa
mappa).

Comunque, nel 1918 Ben-Gurion immaginò le frontiere di Israele in questo modo:

A nord il fiume Litani [nel libano meridionale], a nord-est il Wadi Owja [30 km a sud di Damasco]; il confine meridionale sarà instabile, ma verrà collocato nel Sinai, perlomeno fino a Wadi al-Arish; e ad est il Deserto Siriano, incluso il confine più lontano della Cisgiordania…

Nel link potete trovare un'altra mappa dell'Organizzazione Sionista Mondiale risalente a dopo la Prima Guerra Mondiale; osservate come i Sionisti desiderino da molto tempo un grosso pezzo del Libano (fino a Saida) e il fiume Litani. Per finire, Laura Zittrain Esenberg scrive (nel suo libro My Enemy’s Enemy):

I sionisti suggerirono che se Dio e l’uomo fossero stati tutt’altro che precisi nel definire dove dovesse essere posto il confine, Madre Natura ha offerto il fiume Litani come barriera naturale. Aaron Aaronsohn, ebreo palestinese ed agronomo conosciuto a livello internazionale, ha esaminato i corsi d’acqua a nord della Palestina ed ha concluso che il fiume Litani è essenziale per l’irrigazione e la coltivazione in Galilea. L’Organizzazione Sionista ha commissionato a Fox and Partners (un’azienda ingegneristica indipendente) uno studio sulle potenzialità economiche della Palestina, studio che ha poi confermato le analisi effettuate dall’organizzazione stessa. Il progetto ribadisce che il confine settentrionale della Palestina deve includere il Litani, aggiungendo che esso “sarà molto importante in futuro per la Palestina, mentre non ha alcun valore per i territori del nord”. Questo studio ha permesso ai Sionisti di sostenere che l’inclusione del fiume nella Palestina è assolutamente naturale e non priverebbe il Libano di alcuna risorsa. Nelle proposte presentate alla Conferenza per la Pace l’Organizzazione Sionista è stata comunque cauta, sottolineando come il Litani potrebbe “essere sfruttato per lo sviluppo sia del Libano che della Palestina”. David Ben-Gourion ha espresso la stessa preoccupazione riguardo le risorse idriche di un futuro stato ebraico e ha concluso, similmente, che il confine settentrionale dovrebbe correre lungo il Litani.

Durante i negoziati con i coloni britannici i Sionisti non riuscirono a realizzare il loro desiderio di sottrarre al Libano una parte del suo territorio. La diplomazia del Primo Ministro britannico David Lloyd George “in definitiva non assegnò il Litani alla Palestina. Secondo i suoi atlanti biblici, la linea Sykes-Picot fu troppo generosa con la Palestina ai danni del Libano nel nord-est; gli Inglesi decisero che l’unico modo per compensare questa situazione sarebbe stato lasciare il Litani interamente in Libano”.

Come possiamo capire dai fatti recenti, questa sconfitta non dissuase per nulla i Sionisti:

Sebbene contrariati per aver perso un’importante risorsa naturale per la patria ebraica, i pensatori Sionisti non esitarono a stabilire una presenza fisica in Libano. Se non avessero potuto avere il Litani, avrebbero forse trovato un partner libanese con cui accordarsi per sfruttare il fiume per lo sviluppo della Palestina del Nord e del Libano.

Oppure anche invadere il paese affermando di voler eliminare una minaccia terrorista per poi appropriarsi del fiume con un falso pretesto.

Negli anni ’50 il Primo Ministro Israeliano Moshe Sharett registrò nei suoi diari il piano pensato da Moshe Dayan per prendere il controllo del fiume Litani, che prevedeva di “entrare in Libano, occupare i territori vicini e quindi annettere ad Israele i territori a sud del Litani, e tutto sarebbe andato a posto” (v. il libro di Ronald Bleier
Israel’s Appropriation Of Arab Water: An Obstacle To Peace – Middle East Labor bulletin, primavera 1994).

Bleier cita anche Dr. Hussein A. Amery, professore al Dipartimento di Geografia della Bishop’s University in Quebec: “L’analisi di Amery suggerisce che l’interesse Israeliano per il Libano – oltre agli evidenti scopi politici – nasce dal desiderio di mantenere o prendere il controllo di quanti più possibili corsi d’acqua libanesi. Amery spiegha che dal 1985 l’ex Ministro della Difesa Ariel Sharon ha costantemente richiesto una “security zone” in Libano più ampia, che si estenda fino al fiume Awali (a nord del Litani).

Secondo un quotidiano libanese, all’epoca dell’analisi fatta da Amery, Israele stava per istituire “una zona di sicurezza più ampia” e per fare ciò intendeva “radere al suolo 30 villaggi al confine dell’area”; fu il proseguimento del lungo processo che portò alla formazione di Hezbollah da parte degli Sciiti, che vennero terrorizzati e privati dei propri diritti nel Libano meridionale.

Avraham Kazt-Oz, negoziatore Israeliano per la questione idrica, dichiarò nel 1990 mentre Israele occupava il Libano meridionale: “Le montagne non posseggono l’acqua che scorre su di esse. E lo stesso anche sul confine tra Canada e Stati Uniti. E’ lo stesso in tutto il mondo”. Certo, gli Stati Uniti devono ancora invadere il Canada (o vice versa) per il possesso dell’acqua.

Occorrerebbe tenere presente che Israele non riconosce il confine con il Libano, quindi attraversarlo, impossessarsi dei territori (o bombardare per questo scopo) non rappresenta alcun problema per gli Israeliani.

La Dichiarazione dello Stato di Israele del 14 maggio 1948 non identifica i confini della nazione” scrive
Nizar Sakhnini. “La leadership sionista sperava in una futura espansione territoriale non appena si fosse presentata un’opportunità. E questa opportunità arrivò durante la crisi del Canale di Suez nel 1956. Il disegno di Israele per il Libano e l’area mediorientale venne specificata nell’incontro con la Francia alla conferenza di Sevres nel 1956. In quel meeting Ben-Gurion propose un piano per risolvere tutti i problemi nel Medio Oriente: la sua idea era di annettere il Libano meridionale fino al fiume Litani… Solo l’inflessibile presa di posizione di Eisenhower ne bloccò la realizzazione. Evidentemente tutto ciò non impedì alla leadership sionista di congelare questi progetti in attesa di una nuova opportunità”.

Ma Bush non è Eisenhower ed il Congresso è comodamente sotto il controllo dell’AIPAC (American Israel Public Affaire Committee). Le nostre creature al Congresso, che sono in effetti comprate e pagate per fare le prostitute, stanno facendo i salti mortali per difendere l’aggressione israeliana. Il
Jerusalem Post, quotidiano infestato dai neo-con, scrive: “Entrambi gli organi del parlamento statunitense stavano lavorando alle bozze di alcune risoluzioni a favore di Israele nella sua guerra contro Hezbollah; la Camera dei Deputati avrebbe dovuto votare questa risoluzione mercoledì, con l’accordo sia del leader della maggioranza John Boehner che di quello della minoranza Nancy Pelosi. Diversi legislatori hanno espresso delle riserve sull’eccessiva tendenza filo-israeliana della risoluzione, ma la maggior parte dei membri del congresso (sia repubblicani che democratici) è favorevole… La risoluzione è stata promossa dal leader repubblicano al Senato Bill Freast e dal democratico Harry Reid, ed è stata approvata all’unanimità.”

In un articolo molto critico verso il comportamento da cheerleader assunto dai media statunitensi verso l’invasione israeliana in Libano,
Kazinform (sito kazako che si occupa di attualità) scrive: “Tempo fa un reporter statunitense mi ricordò che non dobbiamo incolpare il popolo per la sua limitata visione di parte di ciò che sta accadendo in Medio Oriente; sono i media degli Stati Uniti a dover essere puniti per la loro incredibile parzialità.”

Tutto ciò è abbastanza vero: milioni di nord-americani, indifferenti ed intellettualmente pigri, non si sono preoccupati di ricercare le vere ragioni che stanno dietro alla brutale aggressione israeliana.

Hezbollah va eliminato poiché si oppone alla conquista del fiume Litani, ma anche perché rappresenta un fastidioso ostacolo alla realizzazione del Piano Sionista per il Medio Oriente. Hezbollah e Hamas devono essere eliminati. Non sarà comunque un processo semplice, questo l’hanno capito anche gli Israeliani: più arabi verranno uccisi e più persone si uniranno alla resistenza o la supporteranno a distanza.

Nel 1948 Irgun Zwei Leumi e altri gruppi terroristici sionisti si resero colpevoli dei massacri di Deir Yassin e di altre atrocità nel tentativo di far fuggire i Palestinesi da quella terra; Più di 300.000 abitanti vennero sfollati dalle loro abitazioni e quello che sarebbe poi divenuto il nuovo Stato di Israele si impossessò dei territori, negando ai Palestinesi il diritto di ritornarci.

Oggi in Libano, Israele sta cercando di ripetere questi atti brutali bombardando la parte meridionale del paese per fare fuggire i residenti in modo da poter istaurare una “security zone” o meglio una “zona di libero furto di risorse idriche e naturali”.

Solo Hezbollah si oppone a tutto ciò.

Kurt Nimmo
Fonte: http://kurtnimmo.com/
Link: http://kurtnimmo.com/?p=468
19.07.2006

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ANDREA GUSMEROLI