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A volo d'aquila

di Lorenzo Parolin - 31/01/2014

 


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Il motore di ogni cosa è la felicità e tutti cercano di averla massima con il minimo sforzo. Spendendo poco si possono ottenere i piaceri, le ricchezze e il potere, mentre la felicità deve essere pagata con il lavoro, la sofferenza e l’altruismo. All’uomo viene naturale provare la prima delle due “terne”, ma, prima capirà che le apparenze ingannano, meglio sarà: la pienezza di vita e la felicità si trovano solo percorrendo la via della croce. Anche se il corpo soffre il cuore può essere ugualmente nella gioia.

L’uomo è un essere che non esiste di forza propria, è una creatura, ed è simile ad un cucciolo tenero e fragile: la sua vita dipende dal latte materno. Volersi allontanare dalla madre-Dio significa votarsi alla denutrizione, all’angoscia, al fallimento. L’uomo inoltre è un essere sociale, cioè è “condannato” a trarre le sue soddisfazioni e la gioia dal buon funzionamento della famiglia, del paese, della nazione. Se pensa solo a sé stesso cresce come individuo ma cala come società, perciò si allontana dalla felicità; invece, se aiutando il vicino, la società diventa più efficiente, ne trae vantaggio anche lui. Ecco perché si dice: ama il prossimo tuo e non solo te stesso.[rif. L1/110]