2 agosto 1980: e se fossero innocenti?
di loradellaverita - 01/08/2006
Fonte: loradellaverita
2 agosto 1980, a Bologna la più grave strage perpetuata nell'Italia repubblicana.
Tre condannati, capri espiatori di ben altre responsabilità?
I SOSTENITORI DELL'INNOCENZA
" Signor presidente, da quella lapide dobbiamo togliere le parole "strage fascista", perché ciò è riduttivo e fa parte del depistaggio operato sulla strage di Bologna, diversa dalle altre stragi e che ha molto più a che fare con Ustica e con i rapporti tra Italia, Francia, Stati uniti, i servizi occidentali e le strutture segrete. Dire che sono stati Fioravanti e compagni è stato un depistaggio: su quella lapide bisogna scrivere "strage di stato"! "
Contrariamente a quanto si potrebbe ritenere, le parole dinnanzi richiamate non appartengono ad un esponente politico di destra. A pronunciarle, infatti, fu l’Onorevole Luigi Cipriani, deputato di Democrazia Proletaria, nel 1990, in occasione del decimo anniversario della Strage di Bologna.
Le affermazioni dell’autorevole esponente di DP, un partito a suo tempo collocato a sinistra dello stesso partito comunista, non lasciano spazio ad equivoci: lastoriadella strage fascista e delle responsabilità di Mambro, Fioravanti e Ciavardini rientra a pieno titolo nei depistaggi che hanno impedito di trovare la Verità in ordine alla vicenda più drammatica della storia italiana del dopoguerra.
La difesa accanita dell’innocenza dei “neri”, da parte di un deputato demoproletario non può certo spiegarsi in termini ideologici.
Pertanto, tale presa di posizione rende alla perfezione il senso assolutamente trasversale di questa battaglia di Giustizia: la Verità appartiene a tutti i cittadini e non bastano i colori politici per accettare colpevoli di comodo.
Lo dimostra la lunga schiera di parlamentari di sinistra che non fa mistero delle proprie perplessità circa il teorema giudiziario relativo alla Strage di Bologna.
Ad esempio, Ersilia Salvato di Rifondazione Comunista e Luigi Manconi dei Verdi aderirono al celebre comitato “e se fossero innocenti?”, composto in maggioranza - non a caso – da persone non solo lontane dalla destra ma, addirittura, contrapposte radicalmente a questa.
Detto comitato, non a caso, riscosse forti consensi anche in ambito giornalistico.
Si pensi, tra i tanti, a Sandro Curzi, direttore di “liberazione”, quotidiano di Rifondazione Comunista o ad Andrea Colombo, penna prestigiosa del “manifesto”, il quale in occasione del 25° anniversario della Strage, dopo aver esposto correttamente e con grande determinazione le ragioni dell’innocenza di Ciavardini e degli altri, ha polemizzato con una fazione della sinistra bolognese: “c'è da chiedersi se, prima di indignarsi, il Prc emiliano si sia preso la briga di consultare gli atti processuali che hanno portato alle condanne dei Nar”.
Del resto, la sensibilità per questa battaglia di Giustizia è particolarmente evidente negli ambienti del “manifesto”.
Rossanda Rossanda, nome storico del quotidiano comunista, non ha mai perso occasione per ribadire le proprie convinzioni innocentiste mentre Alessandro Mantovani, giornalista emergente del “manifesto”, ha più volte bollato il processo per la Strage di Bologna come viziato da un assai discutibile teorema giudiziario.
Tale spontaneo “fronte” dell’innocenza trova ovviamente molti consensi anche a destra.
Tra i tanti giornalisti vicini all’area del polo della libertà, che reclamano a gran voce il riconoscimento dell’innocenza di Ciavardini e degli altri, si devono ricordare Marcello De Angelis, direttore del mensile Area vicino alla destra sociale, il quale da anni si batte con accanimento per la ricerca della Verità e Gian Marco Chiocci, redattore del “giornale”, anch’egli impegnato da tempo nell’approfondimento della pista internazionale, sino a pochi anni fa’ completamente ignorata dalle autorità.
Con toni inequivocabili, anche importanti ex direttori di quotidiani di massima diffusione come il “corriere della sera” o “l’unità”, quali Paolo Mieli e Furio Colombo,hanno espresso osservazioni critiche in ordine alle sentenze di condanna di Fioravanti ed altri.
Il primo, ad esempio, scrisse parole molto forti che non si prestano a troppe interpretazioni: “non ho dubbi: quel processo è da rifare e se contro i due terroristi dei Nar non verranno fuori le prove convincenti che fin qui non sono emerse dovremmo avere, tutti, l'onestà intellettuale di chiedere a gran voce che il marchio dell'infamia (limitatamente a quel che riguarda Bologna) venga tolto dalla fronte di Francesca Mambro e Giusva Fioravanti. Ripeto: tutti” .
Prese di posizione concrete e particolarmente significative provengono anche dal giornalismo televisivo.
Ennio Remondino, figura storica della RAI, notoriamente schierato a sinistra, condusse la famosa inchiesta relativa al falso tumore che nel 1981 garantì la scarcerazione del teste chiave Sparti, dovendo constatare che la cartella clinica di quest’ultimo era andata distrutta in uno strano incendio divampato, proprio poco tempo prima, all’interno dell’Ospedale San Camillo di Roma.
Di tale episodio, il giornalista ha riferito addirittura alla Commissione Stragi.
Altro contributo fondamentale a questa battaglia di Verità è stato fornito da Gianluca Semprini, giornalista di sky di manifeste simpatie per “l’ulivo”, che è l’autore di “La Strage di Bologna. Luigi Ciavardini: un caso giudiziario”.
Il libro, che può essere considerato a tutta ragione il manifesto stesso dell’innocenza di Ciavardini, viene diffuso dal nostro comitato nell’intero territorio nazionale e sta riscuotendo un successo enorme anche tra i giovanissimi.
Non da ultimo, merita di essere ricordata la posizione assunta da tempo da Sandro Provvisionato, giornalista di punta di Canale 5 proveniente ancora una volta da sinistra, che non si è limitato a manifestare l’innocenza degli imputati ma ha posto anche l’accento sul reale significato dei numerosi depistaggi operati dai servizi segreti deviati a danno di Ciavardini e degli altri: “è fragile il movente come sono evanescenti le prove: in pratica solo la “testimonianza” di un falsificatore di documenti, certo Massimiliano Sparti, legato alla banda della Magliana, smentito perfino dalla stessa moglie. Nel caso dei processi per la strage di Bologna in quattro casi su cinque ha però retto il teorema costruito dalla procura di Bologna, cieca perfino di fronte ai depistagli del Sismi, il servizio segreto militare che arriva a mettere una valigia di armi ed esplosivo sul treno Taranto – Bologna e a inventare una fantomatica operazione “terrore sui treni” da attribuire proprio ai neofascisti che saranno incriminati. Insomma un depistaggio che finisce col mettere gli inquirenti sulla pista che sarà poi alla base del teorema bolognese”.
Anche un opinionista di assoluto valore come Massimo Fini, difficilmente collocabile nelle tradizionali categorie politiche, è un convinto e vivace assertore dell’innocenza di Ciavardini e degli altri.
Le sentenze per la Strage di Bologna hanno suscitato forti perplessità anche negli ambienti artistici.
Vale la pena ricordare, a mero titolo esemplificativo, che al suddetto comitato “e se fossero innocenti?” aderirono sia il noto fotografo Oliviero Toscani che la celebre regista cinematografica Liliana Cavani, due persone notoriamente non schierate a destra.
Tornando al mondo della politica, merita un’attenzione particolare l’ambiente radicale, storicamente uno dei più sensibili per le questioni di Giustizia.
Uno dei rappresentanti storici dei radicali italiani, Marco Taradash, fu addirittura tra i primi in assoluto a riconoscere l’innocenza di Ciavardini, Fioravanti e Mambro.
Notevole è poi la battaglia intrapresa dal nuovo leader radicale, Daniele Capezzone, il quale non ha esitato, in occasione del venticinquesimo anniversario della Strage, di invocare persino la riapertura del processo contro i maggiorenni, Fioravanti e Mambro, reso definitivo come noto con una sentenza di condanna passata in giudicato.
Anche gli ex leader storici della sinistra e della destra radicale, pur nella loro siderale lontananza politica ed antropologica, sono accomunati da una chiara e netta posizione innocentista.
L’ex leader di “lotta continua”, Adriano Sofri, detenuto nel carcere di Pisa ha addirittura denunciato pubblicamente la questione sbalorditiva del falso tumore del teste chiave Sparti mentre Gabriele Adinolfi, ex laeder di “Terza Posizione”, è uno dei più determinati assertori dell’innocenzadi Fioravanti, Mambro e Ciavardini.
E’ ovvio, dunque, che l’elevato numero di parlamentari di AN che si batte per il riconoscimento dell’innocenza di Ciavardini e degli altri costituisce solo una parte di questo “fronte” spontaneo dell’innocenza.
Significativa, in tal senso, è l’adesione al nostro comitato dell’onorevole Giulio Maceratini, già membro del precedente comitato “e se fossero innocenti?”, uno dei primi parlamentari italiani a manifestare pubblicamente in favore dell’innocenza di Ciavardini e degli altri.
E’ poi nota la battaglia per l’individuazione dei reali responsabili della Strage, condotta dall’onorevole Enzo Raisi e dall’onorevole Enzo Fragalà nell’ambito della commissione parlamentare Mitrokhin.
Una menzione del tutto particolare la merita l’onorevole Alberto Arrighi il quale non sì è limitato ad aderire al nostro comitato ma partecipa attivamente alle nostre iniziative nelle varie città italiane.
Notevole è poi la presa di posizione di autorevoli esponenti del Governo.
Il Ministro degli Esteri Gianfranco Fini proprio di recenteha dichiarato pubblicamente la propria convinzione dell’innocenza di Fioravanti, Mambro e Ciavardini mentre il Ministro delle Politiche Agricole Gianni Alemanno è impegnato attivamente in questa battaglia di Verità sin dai tempi in cui apparteneva alle organizzazioni giovanili del vecchio MSI.
In definitiva, l’innocenza di Ciavardini e degli altri trova consensi praticamente in tutti i partiti politici italiani.
A titolo di esempio, così da rendere un’idea compiuta della vastità di tale “fronte”, si può ricordare l’adesione ufficiale al nostro comitato dell’onorevole Massimo Polledri della Lega Nord, dell’onorevole Salvatore Marano di Forza Italia, dell’onorevole Francesco Crinò dei Nuovi Socialisti, dell’onorevole Emerenzio Barbieri dell’UDC.
Di straordinaria importanza risultano essere le prese di posizioni dei due ultimi presidenti della Commissione Stragi e della Commissione Mitrokhin, appartenenti uno all’area dell’ulivo e l’altro a quello del polo delle libertà,
L’onorevole Giovanni Pellegrino, esponente di primo piano dei DS nonché ex Presidente della Commissione Stragi, per principio non ha mai voluto esprimere giudizi in ordine al libero convincimento dei Giudici di Bologna.
Ha fatto molto di più.
Pellegrino ha espresso giudizi politici molto severi in ordine alla ricostruzione dei fatti offerta: “è una sentenza appesa nel vuoto”.
Le ragioni della critica serrata formulata da Pellegrino sono note. Il teorema giudiziario dei Giudici di Bologna ha perso di credibilità smarrendo per strada movente, mandanti e un discreto numero di imputati.
Pellegrino ha più volte sostenuto che è inconcepibile ed improponibile l’aver riproposto anche in tale processo lo schema interpretativo usato nel 1969 per piazza Fontana, dovendosi collocare la Strage di Bologna in oscuri e ben più complessi scenari internazionali.
Pellegrino ha espresso il suo rammarico in quanto la Commissione Strage non ha avuto il tempo per affrontare la vicenda relativa alla Strage di Bologna, consapevole del fatto che un’inchiesta parlamentare avrebbe potuto condurre all’individuazione di colpevoli differenti da quelli supposti dai magistrati.
A sua volta, l’onorevole Paolo Guzzanti, parlamentare di Forza Italia e Presidente della Commissione Mitrokhin, pur muovendo da punti di vista diametralmente opposti a quelli del collega Pellegrino, è un convinto sostenitore dell’innocenza di Ciavardini, Fioravanti e Mambro.
Il “fronte” dell’innocenza di Ciavardini vede poi spiccare, per autorevolezza e determinazione, addirittura l’onorevole Francesco Cossiga.
Lo storico esponente della DC era ministro dell’interno all’epoca della Strage di Bologna.
Fu proprio lui, riferendo alle Camere, ad indirizzare le indagini solamente nella direzione della destra.
Cossiga si è pentito amaramente dell’errore macroscopico che segnò l’inizio di questa vicenda giudiziaria.
Già da Capo dello, Stato chiese scusa alla destra per le ingiuste ed infamanti accuse ricevute, dichiarando pubblicamente che, per ripristinare la Verità, andava rimossa dalla lapide commemorativa la frase della strage fascista.
Ancora oggi, l’ex Presidente della Repubblica prosegue la sua tenace battaglia di Giustizia battendosi per l’innocenza di Ciavardini, Fioravanti e Mambro.
Cossiga, rimproverando la natura palesemente politica dell’accanimento giudiziario subito dai tre imputati, è arrivato a definire la sentenza di condanna “giacobina e leninista”.
Il cerchio dell’innocenza viene chiuso, infine, dalle posizioni diffuse persino nell’ambiente della magistratura.
A titolo esemplificativo, si vogliono menzionare le dichiarazioni formulate da Otello Lupacchini che nel corso della sua lunga carriera di magistrato è stato Giudice proprio a Bologna.
Detto magistrato, nel suo libro sulla famigerata banda della magliana – che sta ottenendo proprio questi giorni un evidente successo -, ha manifestato in modo ampio e diffuso le ragioni dela propria convinzione circa l’innocenza di Ciavardini, Mambro e Fioravanti.
Non è passato inosservato, del resto, il giudizio espresso con inusuale sincerità, nella medesima opera, proprio sulla Procura di Bologna a cui viene rimproverato un assai discutibile rapporto con gli strumenti indispensabili della logica.
E’ giunto, dunque, il momento di tirare le somme.
Politici di tutti i partiti, da destra a sinistra, si sono schierati in favore dell’innocenza di Ciavardini, Mambro e Fioravanti.
Giornalisti di tutte le aree politiche, da sinistra a destra, hanno scritto fiumi di inchiostro per spiegare le ragioni di questa innocenza.
Uomini di Governo sono arrivati ad esporsi pubblicamente per tentare di impedire un’ingiustizia colossale.
Un ex Capo di Stato si sta battendo disperatamente per difendere tre persone innocenti.
Anche nell’ambiente della magistratura qualcuno si è sentito in dovere di porre all’attenzione pubblica una seria questione di coscienza.
Tra la gente comune, questi sentimenti sono espressi con vigore e con sincerità ancora maggiore.
E’ unanime il timore che si possa ripetere il dramma umano e giudiziario di Sacco e Vanzetti.
La società italiana ha riconosciuto da tempo l’innocenza di Luigi Ciavardini, Francesca Mambro e Giuseppe Valerio Fioravanti.
E’ arrivata finalmente l’ora della Verità.