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Il cibo non è una merce

di Gianni Tamino - Enzo Rossi - 03/03/2014

Fonte: L'Altrapagina

La fame nel mondo, nonostante i proclami periodicamente sbandierati dalle agenzie internazionali, è uno dei problemi più gravi che affliggono il pianeta.
Ogni giorno, ci dicono le statistiche , sono circa 24 mila, le persone che muoiono per fame o per cause a essa strettamente correlate.
Un dato migliore nei confronti di 10 anni fa quando i morti erano 35 mila o rispetto ai 41 mila di 20 anni fa.
Dobbiamo però ritenerci soddisfatti di questa tendenza al ribasso?
 Siamo veramente sulla buona strada come dicono le varie agenzie Onu e la Banca mondiale per eliminare la povertà entro il 2030?
Ma che vita è quella di circa 3 miliardi di persone che per avere un reddito di poco inferiore ai 2,5$ al giorno sono considerati  fuori
dalla "povertà assoluta"?
Sono queste alcune delle questioni di cui abbiamo discusso con il professor Gianni Tamino, docente di biologia generale all'università di Padova.

I morti per fame diminuiscono ma le disuguaglianze tra le popolazioni aumentano.Cos'è che non funziona?

"È vero,i morti per fame sono diminuiti,e questo è un fatto positivo.
La questione e' invece ben diversa se andiamo a vedere com'è distribuito il cibo nelle varie parti del mondo. La rivoluzione verde iniziata nel dopoguerra,per esempio, ha si' triplicato la quantità di cibo prodotta ma ne ha contemporaneamente aumentata l'iniqua distribuzione".

 Succede un po' come con il reddito che si concentra sempre di più nelle mani di pochi.

"Sì, esatto. Ma a proposito di produzione e di distribuzione del cibo, c'è anche un'altra questione da sottolineare: prima della rivoluzione verde numerose popolazioni del sud del mondo vivevano di economie e di agricoltura di sussistenza, che certo non consentiva loro una vita agiata ma assicurava loro cibo a sufficienza".

Poi cosa è successo?

" Il cambiamento stimolato dagli organismi internazionali ha reso le popolazioni sempre più dipendenti da una politica agricola decisa a livello mondiale, che richiede sementi  ibride controllate da poche multinazionali, l'uso di pesticidi e fertilizzanti prodotti dalle medesime mega imprese e recentemente l'introduzione di organismi geneticamente modificati e brevettati. Insomma, ci sono popolazioni che hanno perso la loro autonomia e  producono cibo globalizzato deciso da altri".

Quali conseguenze ha prodotto la perdita di questa sovranità alimentare?

" Beh, quello cui accennavo sopra:molte popolazioni sono costrette a importare cibo per alimentarsi, mentre la loro produzione viene esportata all'estero. A tutto ciò si somma una drastica riduzione di persone impiegate in agricoltura, che solo in piccola parte trovano occupazione in settori diversi.Tutte le altre vanno a ingrossare le file di coloro che vivono  nelle periferie delle grandi città, dove la povertà, la miseria e la fame aumentano ogni giorno di più".

I cambiamenti climatici quanto influiscono sulla produzione agricola complessiva?

"Fanno aumentare non solo le zone  aride ma provocano anche sconvolgimenti improvvisi e drammatici (alluvioni ,tifoni .eccetera ) che determinano ulteriori difficoltà, soprattutto per la produzione di cereali .
Negli ultimi  cinquant'anni c'è stata una notevole crescita di cereali, per effetto soprattutto di grandi quantità di energia immessa in agricoltura sotto forma di pesticidi, fertilizzanti, macchinari. Attualmente però la crescita  ha rallentato nonostante il continuo aumento di input esterni.....".

Cioè?

"Ad  aumenti di fertilizzanti, pesticidi e quant'altro non corrisponde una conseguente crescita di produzione. E per mantenerla costante occorre quindi accrescere continuamente gli input esterni.
 Le variazioni climatiche contribuiscono poi a ridurre ancora la quantità di cibo producibile.E tutto ciò rischia di aggravare il problema della fame nei paesi più poveri".

I grandi produttori insistono nel dire che una soluzione può essere offerta dagli OGM.E' veramente così?

"No.Gli i OGM si sono iniziati a produrre a livello di microrganismi negli anni '70 ,nel decennio successivo si è tentato di applicare questa tecnologia anche alle piante e dagli anni ' 90 e' iniziata la loro diffusione commerciale.
A distanza di 20 anni solo quattro piante geneticamente modificate sono coltivate con qualche successo:soia, mais, colza e cotone.I geni inseriti sono solo due e nulla hanno a che fare con tutte le promesse che sono state fatte".

E quali sono questi due geni?

"Per oltre l'80% si tratta di piante rese geneticamente resistenti a un diserbante prodotto dalla stessa azienda che ha brevettato la pianta. E' questo il vero business. Poi sono state brevettate piante resistenti agli insetti grazie a un gene batterico ( per il 20 -30% dei casi, tenuto conto che ad alcune piante geneticamente modificate sono stati inseriti entrambi i geni ).
Ma queste piante producono la tossina anche quando il parassita non c'è, con il rischio di danneggiare l'entomofauna, cioè tutti gli insetti compresi quelli utili.
E come se non bastasse, gran parte degli insetti cui la tossina e'rivolta acquisiscono nel tempo una resistenza che ne vanifica l'effetto.
Negli Stati Uniti, dove abbiamo la possibilità di verificare gli effetti degli OGM, gli insetticidi si usano di più e non di meno,n onostante la presenza di queste piante transgeniche".

Quindi non saranno gli OGM risolvere la fame nel mondo?

"No.E il caso classico è quello dell'Argentina:quando vi fu il default economico il paese esportava soia transgenica e carne. Insomma, il cibo c'era ma i bambini morivano di fame, perché i ricchi agrari producevano per l'esportazione e non per sfamare la popolazione.
 La logica degli OGM e dell'agricoltura industrializzata, infatti, è proprio questa. Un altro esempio è quello dell'India, in cui si tenevano derrate alimentari ad ammuffire nei magazzini piuttosto che darle alla gente che moriva di fame".

Perché?

"Perché il prezzo delle derrate alimentari e  dei cereali e' determinato da una borsa internazionale che permette di speculare su questi prodotti attraverso i futures, contratti che ti permettono di acquistare oggi una merce non ancora presente nel mercato e rivenderla domani quando il prezzo salirà".

Questo discorso apre un altro problema, quello del modello di sviluppo.....

"Il nodo e' proprio li. Questo tipo di agricoltura è finalizzato a un modello centralizzato nelle mani di poche multinazionali appoggiate dai governi degli Stati più forti e dai grandi organismi internazionali che orientano l'economia: Fondo monetario internazionale, Banca mondiale e Organizzazione mondiale del commercio.
L'idea della terra come bene comune , del diritto al cibo per tutti, è stata spazzata via da un'economia globale che pur di far soldi specula su tutto.
A  ciò si deve aggiungere l'accaparramento delle terre ( land grabbing ) da parte di multinazionali e di paesi come,ad esempio, la Cina che acquistano, soprattutto in Africa, terre considerate dagli abitanti dei villaggi dei "beni comuni"a disposizione di tutti".

Si parla molto, soprattutto in certi ambienti, di lotta allo spreco.
Una battaglia giustissima, ma che rischia di non intaccare i meccanismi di fondo del sistema. È così ?

"No. E' vero che le buone abitudini da sole non determinano  il cambiamento, ma senza di esse viene meno la consapevolezza del gesto quotidiano del mangiare.
 I cittadini devono sapere da dove viene il cibo, quale lavoro c'e' dietro,come viene trasformato.
E ridurre gli sprechi allora diventa fondamentale per acquisire consapevolezza,che e' condizione essenziale per il cambiamento.
 Prima parlavamo di paesi che hanno perduto la loro sovranità alimentare,ma anche da noi non c'è più. E allora la lotta lo spreco, l'acquisto di prodotti a km zero, i gruppi di acquisto solidale sono pratiche che non hanno solo un valore simbolico ma sono parte del cambiamento. Se cominciassimo a produrre cibo per noi, in altre parti del mondo potrebbero avere maggiori possibilità di produrre cibo per loro e riprendersi quella sovranità alimentare che viene loro sottratta da un meccanismo economico che privilegia solo i potenti".

All'Expo di Milano del 2015 il cibo sarà il filo conduttore della manifestazione.
Si discuterà, a suo parere,anche delle tematiche (equa distribuzione delle risorse meccanismo di sviluppo e così via) che abbiamo affrontato in questa intervista?

"Probabilmente sì. Ma il tipo di impostazione che viene data alla manifestazione va nella direzione opposta. Si punta cioè sul tecnicismo.
In passato,scommettendo sulla chimica e gli OGM, abbiamo commesso un errore che ci ha consentito di aumentare la quantità ma non l'accesso al cibo.
E poi non dobbiamo dimenticare l'enorme spreco di danaro e di territorio agricolo che una simile manifestazione comporta.
Se  questi soldi fossero stati usati per modificare l'attuale modello di produzione agricola, sarebbe stato decisamente meglio".