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Natura e globalizzazione

di Guido Dalla Casa - Lorenzo Pennacchi - 25/04/2014

Fonte: ecologiaprofonda


-Globalizzazione: che cos’è e come incide sulla Natura nel suo insieme (comprese le culture);

La globalizzazione è una fonte di guai da tutti i punti di vista:

Sul piano economico, esautora i governi e gli Stati, già votati a quello che chiamano “lo sviluppo”, ma almeno potenzialmente disponibili ad ascoltare altre istanze. La globalizzazione provoca ogni forma di distruzione del mondo naturale, consentendo alle multinazionali, di fatto non più limitate da alcuna norma, di far sparire gli ecosistemi naturali, e quindi la Vita, sotto la spinta esclusiva del profitto aziendale;

Sul piano culturale, tende a diffondere un unico modello (quello occidentale del massimo consumo) accumulando rifiuti ovunque. Trasforma l’umanità in una massa informe ed uniforme di consumatori, piuttosto infelici ma disponibili a consumare: è utile soltanto alle multinazionali;

Sul piano sociale, a causa dell’aumento delle differenze “di ricchezza”, provoca massicce migrazioni umane con conseguenze catastrofiche. La cosiddetta ”integrazione” degli immigrati non esiste. Può esserci una società multietnica, ma non una società multiculturale. La globalizzazione ha come scopo un’unica cultura mondiale, un unico modello di vita, quello occidentale dell’ultimo secolo. Tutto questo è spaventosamente aggravato dall’incremento della popolazione umana (attualmente 90 milioni all’anno), che raddoppia ogni 40 anni;

Sul piano generale: la Terra è in grado di autoconservarsi a tempo indefinito  in condizioni quasi-stazionarie solo basandosi sulla biovarietà e sulla complessità; ma il discorso vale anche per le culture umane, che possono persistere in gran numero solo in territori distinti, anche se con numerosi contatti “ai confini”.

-Oggi la globalizzazione è davvero l’unica visione del mondo possibile?

Non è assolutamente l’unica visione possibile, anzi è un fenomeno in realtà impossibile, può manifestarsi soltanto per brevi transitori (pochi decenni), come sta avvenendo ora. La varietà biologica e delle culture è stato il modo di vivere della Terra per milioni di anni: solo con la varietà l’Ecosistema complessivo può autosostenersi e vivere a tempo indefinito. Il mondo dovrà tornare a vivere in un modo complesso e variato, con tutte le relazioni che collegano gli esseri senzienti (fra cui le culture umane), anche se la mostruosa sovrappopolazione umana che affligge la Terra renderà drammatico il passaggio.

- Il ruolo dell’Ecologia oggi: differenza tra un’Ecologia di superficie e l’Ecologia profonda;

Il ruolo principale dell’Ecologia è di far comprendere la situazione in cui ci troviamo e la scala dei tempi in gioco, soprattutto di tenere presente il fatto che si possono soltanto operare scelte che possano persistere a tempo indefinito. Inoltre ha il ruolo di estendere l’etica, ora considerata solo in ambito umano, a tutte le entità naturali (altri animali, vegetali, ecosistemi, esseri collettivi, la Terra stessa).

L’ecologia di superficie è quella che viene comunemente considerata e accettata nel nostro mondo. Recepisce le idee correnti in materia, cioè la necessità di evitare gli inquinamenti e salvare “ad isole” gli ecosistemi e le specie animali e vegetali, in quanto utili all’uomo. Non intacca le idee correnti della cultura occidentale. E’ oggi abbastanza accettata e presente nel sottofondo culturale dell’Occidente, ma non pone neppure in dubbio la crescita economica, anzi sostiene spesso che la cosiddetta green economy è in grado di “riportare l’economia sulla via dello sviluppo”. Ha inventato l’espressione “sviluppo sostenibile”, che è un’evidente contraddizione interna, un ossimoro.

L’ecologia profonda (o ecosofia) è un movimento filosofico e di pensiero, una visione del mondo che richiede un profondo rispetto per tutti gli esseri senzienti (e quindi anche gli ecosistemi) e per tutte le relazioni che li collegano fra loro e al mondo cosiddetto “inanimato”. Non assegna alla nostra specie un valore distaccato e particolare, ma la considera completamente parte della Natura. Vede la Terra come l’Organismo cui apparteniamo.

Sono quindi caratteristiche dell’Ecologia Profonda:

- Una visione sistemica del mondo, il riconoscimento della sacralità della Terra e della Vita e del diritto ad una vita degna per ogni essere senziente;

- La posizione dell’uomo in Natura come specie animale, parte di un Tutto, che è più della somma delle parti;

- La necessità di non spezzettare l’universale, di considerare l’aspetto sistemico globale e di evitare di cadere nei dualismi tipo mente-materia, Dio-il mondo, uomo- natura e simili. L’intero è più della somma delle sue parti;

- Il sentimento profondo che ci dice che tutto è collegato, che non possiamo danneggiare una parte senza danneggiare il tutto, che facciamo parte di un unico Organismo (l’Ecosistema, o la Terra) insieme a tutti gli altri esseri viventi-senzienti: il primo valore è il benessere dell’Ecosistema, da cui consegue anche quello dei componenti, e quindi il nostro.                                                                                 

Prospettive per una nuova visione del mondo?

La visione del mondo dominante nella cultura occidentale (e quindi ormai in tutto il mondo) ha alle spalle una spinta di tre secoli: quindi sarà molto difficile modificarla così profondamente, almeno in modo “dolce”. L’idea fissa delle “magnifiche sorti e progressive” dell’umanità e un antropocentrismo radicato da tremila anni cominciano soltanto da poco tempo a manifestare qualche incrinatura, qualche dubbio. Tuttavia visioni diverse sono state a lungo presenti in molte culture animiste e in qualche filone di culture orientali.

Sarà ben difficile che possa esserci un “ritorno” anche perché non ci sono mai ritorni al passato in senso stretto