Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Se il 25 aprile non deve ripetersi. Mai più

Se il 25 aprile non deve ripetersi. Mai più

di Gian Maria Bavestrello - 25/04/2014

Fonte: heimat


Immagine da Il grande dittatore di Charlie Chaplin

L’umana grandezza va conquistata lottando. Essa trionfa quando respinge nel cuore dell’uomo l’assalto dell’abiezione. Qui è racchiusa la sostanza della storia. Nell’incontro dell’uomo con se stesso, o meglio con la propria divina potenza. Chi vuole insegnare la storia deve saperlo. Socrate chiamava il suo demone questo luogo segreto da dove una voce, che era già al di là delle parole, lo consigliava e lo guidava. Potremmo chiamarlo anche il bosco.(cit. Ernst Junger)

C’è indubbiamente molto di romantico nella simbologia della lotta partigiana. C’è la montagna, luogo di riscatto e purificazione. C’è persino il ribelle di Junger, passato al bosco. C’è un mondo “selvatico”, di uomini e donne che riconoscono il nemico e gli dichiarano guerra aperta, mettendo sul piatto la propria vita in un duello mortale.

Ci chiediamo cosa sia rimasto oggi di quell’eredità. Se abbia ancora senso pensare che questa Repubblica affondi le sue radici in quel mito. Se lo spirito dei vincitori non sia stato tradito e infine vinto. Se a sconfiggerlo non sia stato un Potere che, a differenza di quello fascista, non solo non mostra la sua natura “totaliaria”, ma si guarda bene dal creare un popolo di “Balilla” capaci in ogni momento di scagliare la pietra contro il proprio capo.

Il 25 aprile è la festa della liberazione da un regime totalitario. Cos’è, allora, questa sensazione di oppressione che pervade l’animo degli italiani? Cos’è questo disagio nei confronti di un sistema che, in nome della nostra sicurezza, giorno dopo giorno moltiplica le forme di controllo individuale e sociale? Cos’è questa percezione costante che chiunque detenga qualche forma di Potere, la usi non a beneficio del “popolo sovrano” ma al solo scopo di manipolarne la coscienza e ottenerne il consenso? Perché è così necessario, in nome di una libertà senza qualità e senza destino, privare gli individui e le comunità di ogni loro identità, sia di genere che etnica o religiosa? Perché, dove non arriva la strategia del consenso, il Potere fa leva sulla paura e sull’intimidazione, arrivando addirittura a punire l’opinione?

Già, perché? Difficile rispondere, ma azzardiamo. Forse perché il 25 aprile non deve ripetersi. Mai più. Ed è per questo motivo che ogni anno deve essere celebrato sotto forma di liturgia. Perché tutti sappiano che ciò che doveva accadere è già accaduto, una volta per tutte. Che noi siamo già liberi, anzi liberati. E che la nostra libertà, adesso, è affar “loro”.