Il presidente George W. Nerone alla radice della guerra asimmetrica o irregolare
di Lyndon LaRouche - 16/08/2006
6 agosto 2006 - Ovunque, dal Sudovest Asiatico ai mercati finanziari statunitensi ed europei, scorgiamo i segni inequivocabili che annunciano la fine, non della storia, ma della leggenda di Francis Fukuyama.
Negli USA il presidente George W. Nerone non può neanche vantarsi di essere responsabile della catastrofe che le sue iniziative hanno provocato all'intera società transatlantica. Lui è soltanto uno dei tanti sciocchi farabutti che recitano la parte che viene assegnati a dei pezzi d’asino come lui. Così per tutti i politici in carica oggi negli USA - come pure in Europa occidentale e centrale - vale ciò che il Cassio di Shakespeare disse a Bruto: “La colpa, caro Bruto, non è delle nostre stelle, ma nostra, che noi siamo dei servi”. Così proprio nella tradizione malvagia dell'antica Roma imperiale, il semiassente George W. Bush Junior veste i panni di Nerone, mentre molti dei nostri leader, nel senato USA ed altrove, recentemente si comportano come dei servi. ...
La cosa peggiore è che la maggior parte di noi, e dei nostri leader politici, accetta il fato che è confacente solo a dei servi. Intonano litanie pietose come “Non è più possibile rimettere il dentifricio nel tubetto”. Così cantando se ne vanno, con un lampo di isteria negli occhi, lungo la strada della “nostra tradizione”, verso un inferno come quello che gli antichi sofisti dell'Atene di Pericle attirarono sul loro capo.
Questi sviluppi rappresentano un pericolo mortale, ma non sono la fine della storia, definiscono piuttosto un momento critico di cambiamento nel corso della nostra storia. Ad esempio:
La guerra asimmetrica globale
Si prenda la situazione sempre più infernale che si sta diffondendo come una pandemia nel Sudovest Asiatico ed oltre.
Durante le audizioni tenutesi al Senato USA la settimana scorsa (vedi qui, al sottotitolo: “la guerra sveglia i senatori” ) i militari di professione hanno riferito una realtà di fatto che balza agli occhi per il suo significato strategico storico, un punto che la grande stampa, solitamente stupida, ha mancato di cogliere.
Le testimonianze degli alti ufficiali in servizio indicano come la situazione militare in Iraq stia attraversando cambiamenti qualitativi notevoli. Mentre la discussione di per sé è molto significativa, i fatti presentati però mancano il punto cruciale. Il problema nell'Iraq di oggi è che la situazione nell'intera regione è caratterizzata da una svolta qualitativa dalla guerra convenzionale, cosiddetta, ad una fase diversa, che non presenta soltanto degli elementi di combattimento asimmetrico, ma un combattimento asimmetrico generalizzato per il quale il Dipartimento della Difesa dell'Amministrazione Bush, come pure la stragrande maggioranza del Congresso, è irrimediabilmente impreparato.
Questo è il tipo di cambiamento di cui mi occupai, insieme a qualche altro specialista, quando affrontammo il tema della “guerra irregolare” nel corso degli anni Ottanta. A quell'epoca spiegai che se il segretario generale Andropov e la controparte degli USA non fossero riuscite ad accordarsi affinché fosse accettata l'offerta avanzata dal Presidente Ronald Reagan sotto il nome di “Iniziativa di Difesa Strategica”, il mondo avrebbe finito per trovarsi o di fronte all'inevitabilità di un conflitto termonucleare generale, probabilmente già nel corso degli anni Ottanta, o, alternativamente, ad uno sfascio del sistema sovietico nello stesso arco di tempo, oppure il mondo sarebbe stato interessato in maniera crescente da fenomeni di “guerra irregolare” che i sovietici chiamavano allora guerra asimmetrica. Come al solito nelle questioni di previsione a lungo termine, ebbi ragione, e chi cercò di contraddirmi, sia sul versante occidentale che su quello orientale in queste questioni degli anni Ottanta, rivelò di avere un metodo completamente sbagliato nelle questioni strategiche.
Questo cambiamento qualitativo, com'è apparso di riflesso nelle audizioni del Senato, è una conseguenza insita nell'adozione della dottrina degli “attacchi nucleari preventivi” contro l'Unione Sovietica proposta da Bertrand Russell negli anni Quaranta, e nella successiva svolta dei russelliani, negli anni Sessanta, verso la dottrina della “distruzione termonucleare mutua assicurata”. In breve, dopo il crollo dell'Unione Sovietica, la guerra regolare poteva essere combattuta dagli ex alleati degli USA solo nella misura in cui le potenze militari di Russia e Cina consentirono dei conflitti limitati, non nucleari, entro i confini posti dai trattati sulla proliferazione delle armi nucleari degli anni Ottanta.
Distruggendo gli indispensabili prerequisiti politici che tenevano in piedi quei trattati, e mirando a schiacciare la Russia, il suo vicino, la Cina, e altri, gli interessi anglo-americani filo-imperiali (cioè i fautori della globalizzazione), della cabala liberal-sinarchista-anglo-olandese, hanno creato i prerequisiti assiomatici per la guerra asimmetrica globale.
I cambiamenti di politica economica e monetaria-finanziaria introdotti congiuntamente dai governi di USA ed Inghilterra tra gli anni Settanta e Ottanta, hanno distrutto il potenziale per una pace duratura, a motivo degli effetti che hanno fatto seguito alla svolta, tra il 1971 e il 1981, verso il liberismo radicale del sistema monetario mondiale a “tassi d'interesse fluttuanti”. Questo cambiamento ha introdotto un nuovo impulso filo imperialista mirante ad eliminare il progetto di Franklin D. Roosevelt affinché si instaurasse un sistema di cooperazione mondiale ispirato al Trattato di Westfalia e fondato sui principi del progresso fisico delle nazioni, pro-capite e per chilometro quadrato, nell'economia degli stati nazionali sovrani.
Dobbiamo vedere questo sviluppo che trae origine nel cambiamento filo imperiale avvenuto dopo il 1945, dei principi della legge internazionale di Westfalia, un cambiamento ispirato ai concetti utopistici globali di H.G. Wells e del suo complice e architetto della guerra nucleare Bertrand Russell. L'assassinio di John F. Kennedy, gli attentati al presidente francese Charles de Gaulle e i tentativi di rovesciare il suo alleato Konrad Adenauer in Germania, furono i passi significativi verso la distruzione radicale, avviata nel periodo 1970-1981, sia del sistema di Bretton Woods sia del revival impresso da F.D. Roosevelt all'economia USA.
La spinta verso le utopie post-industriali e altre manovre di affossamento culturale ed economico avvenute negli ultimi trentacinque anni hanno gravemente leso la qualità dell'interesse comune da cui dipende la cooperazione pacifica tra le nazioni. L'amministrazione del presidente George W. Bush junior ha portato soltanto i germi della guerra asimmetrica globale ad uno stato di maturazione in cui o tale tendenza è ripudiata e smantellata subito, altrimenti la guerra asimmetrica comincerà a diffondersi in una forma globale di ricorso ad armi nucleari ed altre armi speciali, confluendo nello sfascio dell'economia mondiale, uno sfascio in forma di reazione a catena che coinvolge la sfera transatlantica e quella dell'Asia Sudoccidentale.
Intanto l'economia mondiale nella sua forma attuale è giunta al punto di crollare in una reazione a catena. Il sistema bancario e monetario mondiale è disperatamente fallito, e solo degli squilibrati possono negarlo.
In breve, non c'è modo che l'attuale tendenza della politica mondiale, negli USA o in Europa, possa continuare senza condurre a breve termine al tracollo generale della civiltà.
La posizione militare degli USA e di Israele nel Sudovest Asiatico è decisamente disperata. Occorre tirarsene fuori, e subito. E occorre definire una politica del tutto nuova in cui Israele ed altri si sottomettano alla realtà che le alternative possibili sono solo quelle ispirate al diritto internazionale stabilito dalla Pace di Westfalia.
La storia, come concepita da Francis Fukuyama e dai suoi pari è morta. E' ora di sostituirla con chi rappresenta una nuova capacità di dare una storia futura all'intera umanità.
Chiunque tenti di interpretare le attuali tendenze attuali da un diverso punto di vista sbaglierà nel definire i parametri strategici più cruciali.