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Il pulitzer Hersh: il piano dell'aggressione al Libano era già pronto

di Manlio Dinucci - 18/08/2006

 


Hersh: il piano era già pronto

Dice il Pulitzer Piani di guerra preparati prima del rapimento dei due soldati. Il sì dagli Usa: buon test per «avvisare» l'Iran

Israele aveva preparato un piano per attaccare gli hezbollah molto prima dei rapimenti del 12 luglio». Su The New Yorker di ieri il premio Pulitzer Seymour Hersh, (autore di una montagna di documentatissimi scoop, dal massacro di My Lai in Vietnam al nucleare israeliano, dai bombardamenti americani in Cambogia alle torture nel carcere iracheno di Abu Ghraib) ricostruisce quali sono «gli interessi di Washington nella guerra di Israele» in Libano. Dall'inchiesta - basata su informazioni fornite da funzionari dell'amministrazione e dell'intelligence e da diversi esperti - risulta che, realizzato un progetto militare per il Libano, Tel Aviv «ne aveva messo a parte funzionari dell'amministrazione Bush». Diversi funzionari israeliani si erano recati a Washington agli inizi dell'estate per «avere luce verde all'operazione di bombardamento». I primi ad essere contattati erano stati il vice-presidente Cheney e la segretaria di stato Condoleezza Rice in quanto, una volta ottenuto il loro consenso, «non sarebbe stato un pro-blema persuadere Bush». Risulta invece che il segretario alla difesa Donald Rumsfeld avesse dubbi sull'efficacia del piano israeliano.
Il piano prevedeva che, alla «prossima provocazione hezbollah, Israele avrebbe iniziato un massiccio bombardamento delle infrastrutture libanesi - strade, depositi di carburante e anche le piste civili dell'aeroporto di Beirut - per «persuadere le vaste popolazioni cristiana e sunnita del Libano a schierarsi contro gli hezbollah». Come modello era stata presa «la guerra del Kosovo», nella quale «le forze Nato avevano metodicamente bombardato e mitragliato per 78 giorni non solo obiettivi militari, ma tunnel, ponti e strade in Kosovo e Serbia». Gli israeliani avevano assicurato a Condi Rice di poter ottenere lo stesso risultato in metà del tempo: 35 giorni.
A questo punto Cheney e la Rice, e di conseguenza il presidente Bush, si erano convinti dell'efficacia del piano che avrebbe non solo permesso all'aviazione israeliana di colpire i centri sotterranei di comando e missilistici degli hezbollah, ma sarebbe servito come «preludio a un potenziale attacco preventivo americano per distruggere le installazioni nucleari iraniane, alcune delle quali si trovano in profondità sottoterra». All'intelligence statunitense risultava che ingegneri iraniani avessero consigliato gli hezbollah su come costruire i tunnel e depositi sotterranei. Il loro bombardamento aereo sarebbe servito agli Stati uniti come «dimostrazione per l'Iran», ossia come prova dell'efficacia del bombardamento di strutture sotterranee simili a quelle iraniane. Contemporaneamente l'attacco sarebbe servito a privare gli hezbollah delle armi che avrebbero potuto usare come «rappresaglia contro Israele» in caso di «opzione militare contro le installazioni nucleari iraniane». Il piano israeliano costituiva quindi «l'immagine speculare di quello che gli Stati uniti avevano pianificato per l'Iran».
A questo punto, per ordine della Casa bianca, «pianificatori ad alto livello dell'aeronautica Usa avevano iniziato consultazioni con le controparti dell'aeronautica israeliana». Scopo degli americani era quello di «concentrarsi sul bombardamento, condividendo ciò che conosciamo dell'Iran con ciò che conoscete del Libano». In altre parole, il bombardamento del Libano doveva servire da banco di prova di quello dell'Iran. Non a caso il principale pianificatore militare dell'attacco al Libano era il tenente generale Dan Halutz, capo di stato maggiore israeliano che, durante la sua carriera nell'aeronautica, aveva lavorato al «piano specifico di una guerra aerea contro l'Iran».
L'attacco al Libano non è però andato come prevedevano i pianificatori, a causa della «sorprendente forza della resistenza hezbollah». Questa è stata «una grossa battuta d'arresto per coloro che alla Casa bianca vogliono usare la forza contro l'Iran e per coloro che sostengono che il bombardamento creerà un dissenso interno e una rivolta in Iran». Fin qui l'inchiesta di Seymour Hersh. A questo punto c'è da chiedersi: dato che il test libanese dell'attacco all'Iran è stato negativo, che cosa faranno gli Stati uniti? Punteranno a una soluzione diplomatica o su una soluzione militare?