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«L’Italia consuma troppo»

di Mathis Wackernagel - 18/10/2005

Fonte: lanuovaecologia.it

«L’Italia consuma troppo»
 

 Per sostenere il nostro ritmo di vita servirebbero quattro Paesi. È uno dei risultati dello studio di Mathis Wackernagel, lo studioso svizzero tra gli ideatori dell’impronta ecologica: «È lecito chiedersi quando finirà il mondo»
 
 
Per sostenere l'Italia servirebbero quattro Italie e se tutti gli abitanti del pianeta vivessero come gli Italiani occorrerebbero due pianeti. Se tutti vivessero come un americano medio, invece, di pianeti ne servirebbero sei. È il risultato dello studio di Mathis Wackernagel, direttore dell'Indicators program al Redefining progress a San Francisco, 
 
Mathis Wackernagel
pubblicato nel volume “Economia e ambiente” edito da Emi.

Wackernagel è tra gli ideatori dell'impronta ecologica, una sorta di unità di misura per calcolare la sostenibilità della crescita del pianeta. Stabilito che solo 12 dei 51 miliardi di ettari della terra sono produttivi e che sul pianeta vivono sei miliardi di abitanti «il budget che la natura mette a disposizione di ciascuna persona - sottolinea Wackernagel - è di 1,8 ettari». In altre parole perché la Terra possa sostenere lo sviluppo, ognuno di noi dovrebbe vivere usando le risorse fornite da 1,8 ettari di terra. In realtà - spiega lo scienziato - ognuno consuma risorse per 2,2 ettari cioè consumiamo il 20% rispetto a quello che la natura può rigenerare, cioè stiamo consumando lentamente il pianeta.

«Allora è lecito chiedersi quando finirà il mondo», afferma Wackernagel che punta il dito sulle categorie di paesi in via di sviluppo e paesi sviluppati. «Penso che questa categorizzazione sia stata la più grande arma di distruzione di massa perché essenzialmente lascia intendere che l'unica via d'uscita è essere come gli americani; ma abbiamo solo un pianeta e non sei, e quindi questa non può essere la via d'uscita». Secondo lo scienziato di origine Svizzera «il futuro non sarà diviso più così tanto tra destra e sinistra, ma molto di più tra chi accetta il limite ecologico e chi non lo accetta». E in effetti qualcosa si sta muovendo in questo senso.

«Per esempio - spiega - il Business council di Londra ci ha invitato a calcolare l'impronta ecologica della città; hanno semplicemente capito che non avranno più risorse quando il mondo sarà finito e che devono diventare efficienti nell'uso delle risorse se vogliono essere competitivi in futuro. Quindi non è un gruppo di ambientalisti che sta facendo questo a Londra, ma il Business council». «Noi - conclude - vogliamo solo diffondere il calcolo dell'impronta ecologica e spiegare che cos'è, piuttosto che interpretarla. L'impronta ci dice solamente che abbiamo un solo pianeta e ci interroga su come possiamo utilizzarlo nel modo migliore».

17 ottobre 2005