La storia si ripete
di Roberto Nardella - 30/07/2014
Fonte: Appelloalpopolo
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Nel 1230, Luigi IX di Francia (che poi fu anche fatto Santo) diede il via alla VII crociata con l’intento di riconquistare Gerusalemme. Partì alla volta dell’Egitto con un buon numero di uomini, ma una volta arrivato a destinazione fu accerchiato e fatto prigioniero insieme a tutto il suo esercito. Per la sua liberazione accettò di pagare un riscatto pari al corrispondente di UN milione di Fiorini d’oro di Firenze. Per racimolare tale somma si indebitò pesantemente con i Templari e incaricò un ricco commerciante genovese che risiedeva a San Giovanni d’Atri di andare a Parigi per avere la disponibilità fisica dell’immane somma. Il commerciante non si mosse dalla sua residenza ma incaricò suo padre, residente in Genova, di portare a termine l’incarico. A sua volta, egli incaricò un fiduciario residente in Francia che dietro lauto compenso, finalmente, portò a termine la missione, recandosi personalmente in Egitto per consegnare il riscatto pattuito.
Quello che vi ho appena narrato fu il primo bonifico ante-litteram di cui si abbia notizia, certificato da diversi atti notarili.
Nella seconda metà dello stesso secolo il figlio di un calzolaio francese salì al soglio pontificio con il nome di Urbano IV: egli scalò tutta la gerarchia ecclesiastica sino ad arrivare ad essere primo fiduciario e consigliere particolare del suo predecessore, venendo poi eletto una volta morto quest’ultimo.
Quando divenne Papa Urbano IV, il centro-nord d’Italia era nel fulgore dell’epoca ghibellina, mentre al sud il regno del principe Manfredi era al suo massimo apice. Da grande tessitore qual era, per portare la situazione a suo favore, sia politicamente che economicamente, si avvalse dell’arma più potente di cui Santa Romana Chiesa disponeva: la SCOMUNICA.
La scomunica era così pericolosa poiché “toglieva” il tempo alle città: erano le campane delle chiese a scandire le ore e, ricevere tale anatema, significava la condanna a morte per la vita economica e sociale della città stessa. Con questa manovra portò alla sua corte i banchieri più famosi e potenti del mondo conosciuto: Firenze divenne così potente poichè fu la prima che reintrodusse le monete d’oro: in tutta Europa da diversi secoli si coniavano solo pezzi in argento e così il Fiorino d’oro di Firenze fu adottato come valuta di riserva mondiale.
A volte pensiamo che la miseria che ha contraddistinto il meridione d’Italia sia partita dalla riunificazione, dalla cassa del mezzogiorno o dalla …. Corruzione, ma, come vediamo, la dinamica parte da molto, ma molto più lontano: 700 anni di ricchezze sottratte presentano il conto per SEMPRE.
I potenti banchieri, come fu per il grano di Napoli così PRETESERO ed ebbero da Enrico I la concessione del MONOPOLIO della più importante materia grezza dell’epoca: misero le mani sul mercato della lana di Londra. Il Re d’Inghilterra concesse il tutto senza battere ciglio e i fiorentini si assicurarono tutta la lana necessaria alla loro filiera produttiva in Italia, vendendo a caro prezzo l’eccesso di prodotto grezzo.
Pochi anni dopo, il regnante d’Inghilterra decise che era arrivato il tempo di invadere la Francia e convinse i soliti banchieri a concedere gli enormi prestiti necessari per armare una flotta così potente da permettergli di vincere la guerra: la guerra dei 100 anni. Ma questa volta, come la Storia ci dice, le cose andarono diversamente: l’Inghilterra perse la guerra e i banchieri non videro MAI più il denaro prestato: fallimenti a catena decimarono la potente lobby dei banchieri toscani, mandando in malora centinaia di migliaia tra grossi e piccoli correntisti che avevano affidato i propri risparmi a detti istituti.
Vi è traccia di diverse cause intentate dai risparmiatori alle banche toscane, dove le stesse, per difendere l’indifendibile, cercarono (riuscendovi spesso) di corrompere giudici e potere costituito ma questo non bastò: alla metà del 1300 il potere bancario toscano finì miseramente, lasciando immense praterie ai nuovi arrembanti teutonici dallo scudo rosso e loro amici. Fallimento dei Peruzzi (1343)
Come vedete la Storia replica sempre se stessa, sino alla fine dei giorni.
Questa notte, il caldo opprimente del “mio” Sud mi ha svegliato, dandomi l’opportunità di seguire una lezione universitaria di Storia economica dall’aula magna della “Federico II” di Napoli, tenuta dell’esimio e napoletanissimo professor Amedeo Feniello, a cui vanno i mie personali ringraziamenti per aver dato spunto a questo mio articolo.