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Amnesty International accusa Israele: «Una strategia militare la distruzione del Libano»

di R. E. - 24/08/2006

 

Amnesty International accusa Israele: «Una strategia militare la distruzione del
Distruggere ponti, autostrade, cisterne, depositi di carburante, tralicci e abitazioni civili, significa ridurre in ginocchio un Paese. Colpirlo al cuore e destinarlo a decenni di faticosa ricostruzione e subalternità economica. Fare tutto questo con cognizione di causa, significa invece commettere un crimine di guerra. E’ quanto denuncia Amnesty International nel suo ultimo rapporto sul conflitto in Libano titolato (non senza ambiguità) “Deliberata distruzione o danni collaterali? ”. La domanda sembra retorica.
L’organizzazione umanitaria sostiene che l’annientamento delle infrastrutture libanesi «è parte integrante della strategia dell’esercito israeliano» e non un effetto secondario di attacchi rivolti contro obbiettivi militari. «Attacchi indiscriminati e sproporzionati», afferma il rapporto che però non dà molto credito alle giustificazioni del governo Olmert, alla versione delle stragi di civili provocate dagli “scudi umani” utilizzati dalle milizie Hezbollah. Troppo estese e sistematiche la distruzioni compiute dall’offensiva israeliana per essere il frutto di un un uso cinico della popolazione civile da parte dei miliziani. Particolarmente falgellata la rete idrica, con centinaia di migliaia di persone prive di acqua potabile. Sconsolatro il commento di Branislav Jekic, specialista in sistemi idrici e sanitari dell’Unicef appena giunto nel sud del Paese: «Non ho mai visto nulla di simile».

Le informazioni citate nel rapporto sono basate su interviste a decine di persone tra funzionari dell’Onu, militari libanesi e gente comune, compiute dai responsabili di Amnesty durante l’ultima missione condotta in Libano e Israele. Ma le testimonianze più indicative sono quelle di alcuni membri dell’esercito israeliano (che per ovvi motivi hanno voluto rimanere anonimi), i quali hanno spiegato che la distruzione delle infrastrutture civili risponde a un preciso obbiettivo. Quello di fomentare la popolazione a rivoltarsi contro Hezbollah allo scopo di creare non si sa quale processo politico nel Paese del cedri. Se il mese e mezzo di bombardamenti e colpi di artiglieria di Tshaal, nonché le mille vittime innocenti non fossero una tragica realtà, verrebbe da pensare alla fantapolitica. In realtà le missioe di Israele è chiara fin dall’inizio della guerra: eliminare Hezbollah dalla faccia della terra, o almeno della terra libanese.

«E’ necessario che i responsabili dei crimini di guerra siano chiamati a rispondere del proprio operato e che vi sia una riparazione per le vittime», ha affermato Kate Gilmore, vicesegretaria generale di Amnesty. Ma da Tel Aviv non è giunto nessun commento.