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Meno giustizia e più tasse per (quasi) tutti. Vero Mr. Juncker?

di Marcello Foa - 12/11/2014

Fonte: blog.ilgiornale


Sono a Montesilvano, in provincia di Pescara, per partecipare alla terza edizione del convegno “Euro, mercati, democrazia”, organizzato da Alberto Bagnai e dall’associazione Asimmetrie anche per celebrare il terzo anno di vita del blog di Alberto “Goofynomics“. 24 ore di dibattiti intensi, con grandi ospiti, pensatori liberi e bei temi. Ne riferirò ovviamente sul blog.

Il convegno si apre sulla scia delle notizie che imbarazzano il nuovo capo della Commisione europea Juncker, che, fino a quando è rimasto alla guida del governo del Lussemburgo, ha concesso condizioni fiscali privilegiate ad alcune grandi aziende. Chiarisco subito la mia posizione: non c’è nulla di scandaloso, anzi, è normale che gli imprenditori cerchino di pagare meno imposte. Tuttavia non è normale che ad alcune aziende vengano concesse condizioni particolari, molto vantaggiose, segrete, stabilendo così una forte asimmetria con le altre aziende. Un’asimmetria che diventa colossale pensando che il signor Juncker è a capo di una Commissione europea la quale, anziché promuovere un’autentica liberalizzazione dei mercati e una sana competizione fiscale, promuove l’omologazione burocratica, misure fiscali oppressive e sempre più centraliste. Da liberale dico, piccolo inciso: non sarebbe il caso piuttosto di diminuire per tutti le tasse?

Ormai tutta la costruzione europea è basata su pesanti asimmetrie, quasi sempre opache e basate su verità e naturalmente privilegi non detti. Prendete i recenti stress test sulle banche. Hanno provocato un terremoto finanziario, ma quasi nessuno ha rilevato che questi stress sono svolti su basi asimmetriche. Ad esempio, per la Germania e la Francia sono state valutate ipotesi di svalutazione del mercato immobiliare o di rallentamento dell’economia molto più leggere rispetto a quelle applicate all’Italia; dunque le banche italiane sono state valutate con un pesantissimo quanto ingiustificato handicap.

Nei giorni scorsi ho ricevuto una lettera di un lettore di questo blog, Vittorio Frezza,che lavora nel campo della finanza. Ve la propongo quasi integralmente

La BCE dell’ineffabile Draghi ha appena completato gli stress test sulle banche, test effettuati per valutare la solidita’ patrimoniale delle banche in Europa; sicuramente una iniziativa importante, almeno sulla carta, considerando che la crisi in cui ci stiamo disperatamente dibattendo ha avuto origine, anche se tendiamo a dimenticarlo, dalle banche stesse ed in particolare da quelle ‘too big to fail’

Ebbene i voti di questi stress test, ad una prima superficiale lettura, dicono che le banche italiane sono i ‘pierini’ d’Europa, con 2 banche bocciate (MPS e Carige) e 7 banche in sofferenza. Viceversa le banche tedesche e francesi sono state praticamente tutte promosse a pieni voti.
Fino a qui sembra tutto nella norma… i tedeschi virtuosi, i francesi a ruota e poi i soliti Italiani; ma questo e’ lo scenario ad una prima superficiale lettura.

Come chiunque ne capisca qualcosa sull’argomento le potra’ confermare, le sottolineo 2 aspetti:

- In primo luogo, nella definizione dei parametri per dare i voti la BCE e’ stata molto severa nel valutare i patrimoni delle banche nei cui attivi si trova una quota importante di crediti in sofferenza nei confronti delle imprese e dell’economia reale; vale a dire crediti di difficile e dubbia o difficile esigibilita’, e fin qui nulla da ridire; un credito faticoso o impossibile da riscuotere puo’ voler dire una perdita secca, patrimoniale e di conto economico.
Ma la stessa BCE ha considerato in modo incredibilmente piu’ benevologli strumenti cosiddetti derivati; per cui le banche con gli attivi zeppi di derivati sono state promosse a pieni voti e sono consideratepatrimonialmente solide.
Cito testualmente dal Sole 24 ore (Morya Longo, articolo del 28 Ottobre): ‘’peccato che le banche francesi e tedesche siano piene zeppe di derivati: le big in Germania ne hanno per il 26,7% del totale attivo, e quelle francesi per il 15,5%, mentre le italiane si fermano al 6,6%’’ …. e ancora‘’Peccato inoltre che le banche tedesche e francesi siano ancora piene di titoli ‘tossici’, quelli impossibili da valutare perche’ non hanno alcun valore di mercato: ammontano al 48% del patrimonio netto tangibile in Germania e al 27% in Francia …’’
A me tutto questo fa venire in mente una certa banca di nome Lehman Brothers, che ancora 1 mese prima di ‘esplodere’ aveva un rating eccellente…

- in secondo luogo la Germania ha ottenuto – e non se ne capisce la ratio – che molte tra le sue banche regionali (le cosiddette landesbanken) e locali fossero escluse da questi stress test – il motivo e’ che queste banche sono dei ‘’colabrodo’’ zeppe di titoli tossici e tenute in piedi grazie agli aiuti di stato; ed un’analisi accurata del loro patrimonio avrebbe fatto letteralmente crollare il castello di carte con effetti sistemici

A questo punto una serie di domande retoriche:

- che Europa e’ un’Europa in cui si discrimina sempre tra paesi figli e figliastri, dove l’Italia finisce sempre inclusa nella seconda categoria

- che Europa e’ un’Europa in cui anche verifiche teoricamente oggettive vengono di fatto pilotate da chi e’ piu’ forte in modo da buggerare i figliastri e privilegiare i figli, facendoli apparire piu’ virtuosi di quello che sono – al punto da mistificare e ribaltare la realta’

- che Europa e’ un’Europa in cui l’Italia finisce regolarmente penalizzata (ad esempio si potrebbe scrivere un libro sul fondo salva stati – ma in realta’ salva banche tedesche e francesi – e l’effetto ‘persuasivo’ che Germania e Francia hanno avuto nel ‘convincere’ l’Italia ad aderirvi)

- E soprattutto: al di la’ degli slogan renziani, quand’e’ che cominceremo a battere seriamente i pugni sul tavolo delle trattative a Bruxelles.

Di cosa abbiamo paura, che ci caccino dal club?
Forse ci farebbero un favore.
Ma non lo faranno mai.

Così funziona asimmetricamente l’Europa.