La salute?
di Lorenzo Parolin - 03/12/2014
Fonte: Arianna editrice
La salute è uno stato di benessere generale e stabile.
Si è detto benessere perché chi è in salute si sente carico di energia positiva, ossia sprizza gioia e vitalità da tutti i pori, e si adopera per contagiare i vicini.
Si è detto benessere generale, perché lo stare bene non può riguardare solo il corpo fisico, ma deve estendersi anche alla struttura mentale, alla vita spirituale, alle relazioni sentimentali e alla vita di società.
Il benessere, poi, deve essere stabile, nel senso che una qualsiasi perturbazione modesta non deve compromettere l’equilibrio.
Finché non si oltrepassa la soglia della salute tutto va bene, ma esaurite le riserve di energia dell’organismo si cade nel malessere o nella malattia più o meno grave.
Si parte allora alla ricerca della guarigione, o almeno di un po’ di sollievo, passando in rassegna le varie sedicenti scienze mediche che l’umanità ha sviluppato nel corso dei secoli.
Quando si è malati, esistono numerosissime tecniche per fare diagnosi e altrettante per formulare cure. Ma con quale efficacia?
La medicina ufficiale (imperante) considera la malattia uno squilibrio chimico e lo cura con la somministrazione di rimedi chimici: pillole, antibiotici, punture, pomate, gocce ... I mezzi di indagine sono gli esami del sangue, delle urine, le ecografie, le risonanze magnetiche, le Tac … E se vengono scoperte delle anomalie gravi si procede per via chirurgica.
Vista però la natura invasiva dei farmaci e del bisturi, molti provano prima la medicina con le erbe, come si faceva nel passato, soprattutto al manifestarsi dei primi sintomi di malattia.
Non tutti però si sono rassegnati ad ingoiare pastiglioni; alcuni hanno capito che il nostro corpo è una farmacia efficientissima e si sono limitati a stimolare le ghiandole endocrine per indurle a sintetizzare e secernere ciò che serve per recuperare e mantenere la salute. Siamo alla medicina omeopatica. Essa differenzia i suoi preparati da quelli convenzionali diluendo a più riprese i principi attivi e ogni volta “dinamizzandoli” attraverso numerosi scuotimenti; inoltre, facendo porre i rimedi sotto la lingua, ne determina l’assorbimento integrale. Dal punto di vista scientifico sembra una barzelletta, ma intanto molti ne traggono benefici.
Bravi dunque gli omeopati, ma non sono da meno gli agopuntori cinesi; essi ottengono notevoli effetti terapeutici addirittura senza introdurre alcun preparato, solo piantando degli aghi in certi punti mirati del corpo che, essendo collegati per via nervosa ai vari organi e alle varie ghiandole endocrine, attiverebbero le farmacie interne che fossero cadute in blocco energetico. Ecco una novità: con l’agopuntura fa la sua comparsa il concetto di energia vitale. Se l’energia che permea l’universo cinese, il Qi, non scorre senza intoppi attraverso il corpo, insorgono le malattie. L’agopuntura, dunque, sbloccherebbe gli ingorghi di energia stagnante, ossia riavvierebbe il funzionamento delle farmacie naturali.
E che dire dell’Ayurveda, la scienza medica sacra indiana? Essa precisa che l’energia vitale si differenzia in almeno quattro energie e che la malattia è causata dal loro cattivo dosaggio. Ogni persona, a seconda della sua costituzione corporea, ha il suo mix ideale.
Una di queste energie: il prana, verrebbe introdotta con la corretta respirazione. A tal fine è nato uno yoga specifico che insegna come farne il pieno.
Per l’ayurveda, esistono poi altre tre forme di energie vitali: i dosha (kapha, pitta e vata) che si introducono con gli alimenti. Ci si cura dunque imparando a respirare, a scegliere i cibi adatti e ad eliminare quelli incompatibili. Siamo ciò che respiriamo e che mangiamo!
Ciò che è kapha contiene l’essenza dell’acqua e della terra; ciò che è pitta contiene l’essenza del fuoco e dell’aria; ciò che è vata contiene l’essenza dell’etere e dell’aria, essenze care agli antichi greci e rimaste a caratterizzare i segni zodiacali.
Dimenticavo di dire che per le antiche saggezze orientali, oltre al corpo fisico ed energetico, l’uomo è una unità complessa comprendente anche le sue emozioni, i suoi pensieri (la mente) e la sua anima.
Per descrivere questo tutto integrato si usa il termine “olismo”, dal greco olos: tutto, intero, totale, e si parla di approccio olistico alla malattia.
Detto questo, sarà facile capire che quando le cause delle malattie non siano riconducibili a fattori anatomici o a carenze nutrizionali potrebbero essere di natura emotiva, psicologica o spirituale.
Con la malattia, il corpo ci dice semplicemente che qualcosa da qualche parte non va. In tal caso occorre individuare la radice profonda del male ed agire colà. Allora, ammesso che la guarigione sia possibile, in quanto morire bisogna, essa sarà rapida e duratura, perché il malato attiverà selettivamente il potere di autoguarigione. Attenzione dunque a non curare la malattia, bensì il malato, altrimenti il male potrebbe recidivare o migrare in un’altra parte del corpo.
Di solito, quando uno è malato, incomincia con un po’ di igiene fisica, alimentare e mentale, ma se il miglioramento non lo soddisfa va dal medico, dall’omeopata, dal pranoterapeuta, dall’agopuntore e poi dallo psicologo per verificare che non si tratti di un blocco affettivo. E se ancora non guarisce va dallo psicanalista e dallo psichiatra, perché potrebbe trattarsi di un disturbo della mente. Come ultima spiaggia va dall’esorcista, dal santone, dal guaritore e dallo stregone, che in qualche modo sono medici dell’anima.
Sì, l’anima, la grande sconosciuta, può essere malata e manifestare sintomi in tutti i distretti: mentale, emozionale, energetico e fisico, con notevoli ripercussioni in campo sociale. Bisognerebbe dunque invertire il criterio: curare prima l’anima e poi, a scendere, il resto.
Ma come può l’anima ammalarsi?
Può, e ciò che la fa stare male è la carenza di Dio, il trovarsi lontana da Dio. Dio, perciò, è il vero medico e la vera medicina dell’anima, e va avvicinato con gli strumenti della preghiera e della meditazione, pena il malessere e il disordine che affliggono il nostro Sistema.
Non si sottovaluti la potenza della preghiera fervente: essa ha il potere di impetrare i miracoli. “Va’ in pace, la tua fede (preghiera intensa) ti ha salvato” diceva il Cristo alle persone che guariva.
Chi prega e medita si mette nella posizione ottimale per capire che c’è bisogno di dare e ricevere amore con assiduità per stare bene.
Quella dell’anima è la malattia più diffusa e la più difficile da curare, perché, una volta contratta, dà ebbrezza, e l’ubriaco continua a farsi male convinto del contrario.
Apparirà ora chiaro come il nostro sia un mondo gremito di anime malate che combinano guai a ripetizione, ma che hanno la presunzione di essere grandi statisti, benefattori dell’umanità, genialoidi ecc.
La cura principe sarebbe riconoscere e accettare il proprio stato di creature, anzi, di creature fortemente decadute a causa della pecca originale; decidere di tenere sotto controllo i sette vizi capitali ereditati per via genetica dai nostri progenitori e fare proposito di agire con forza in conformità all’amore e alle virtù. Il resto non è da disprezzare, ma sono semplici palliativi.
Per farla breve, tutti continuano a voler curare il corpo, gli altri e il Sistema. Basterebbe invece che ciascuno curasse la propria anima!
Un modo comune di disperdere energia vitale è sprecarla dandosi ad attività sessuali disordinate.
[rif. www.lorenzoparolin.it L8/638]